La nuova indagine sul Porto di Gioia Tauro svela ancora una volta come negli apparati amministrativi dello Stato spesso si nascondano servitori infedeli, che in nome dei propri interessi si mettono a servizio della ‘ndrangheta. I doganieri indagati fornivano indicazione alle cosche sulle strategie migliori per importare gli stupefacenti e nello stesso tempo rendere difficili i controlli alle forze dell’ordine.
Praticamente autosabotavano il loro lavoro, quello per cui sarebbero onestamente retribuiti dallo Stato. Scoprire ogni giorno i livelli di corruzione presente in tutti i settori è davvero desolante e disarmante. La ‘ndrangheta, la criminalità organizzata, ha avvelenato tutto con il silenzio complice di chi è rimasto a guardare.