\”Chi fronteggia la crisi, a parte naturalmente i cittadini, sono gli amministratori. Non ho idea se sia migliore un modello Milano, uno Torino o uno Firenze; so però che chi amministra la cosa pubblica con le sempre più scarse risorse messe a disposizione ha certamente le idee più chiare su come si può fronteggiare e sconfiggere questa crisi.
Non si tratta di fare endorsement a favore di questo o quel personaggio, o di applaudire questo o quel sindaco: è però un dato di fatto che gli amministratori pubblici virtuosi hanno una visione diversa da chi invece siede semplicemente in parlamento, e al massimo esercita il suo mandato in qualche commissione.\”
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Fonte: La Repubblica – LA PAROLA chiave è territorio. Il colore, l\’arancione. E la simbologia oscilla tra piazze, campanili e simili. Tra le tante nebulose all\’orizzonte delle prossime elezioni politiche, la \”lista dei sindaci \” a sostegno del centrosinistra è quella più analizzata. Vuoi per la fama dei singoli, vuoi per la loro possibilità, dato lo stretto rapporto con i cittadini, di recuperare voti e partecipazione, di arginare grillismi e antipolitica. E, soprattutto, perchè vincono. I protagonisti, tanti: da Matteo Renzi a Piero Fassino, da Luigi De Magistris a Giuliano Pisapaia. Poi Michele Emiliano, Massimo Zedda, Leoluca Orlando. Amministratori, certo. Ma anche attenti osservatori della scena politica nazionale. Con l\’obiettivo, neanche tanto nascosto, di incidere sugli equilibri del centrosinistra italiano.
Il precedente è noto. Ovvero: la primavera dei sindaci che segnò parte della dialettica politica che portò al primo governo Prodi. 1993-1998: da Antonio Bassolino a Francesco Rutelli, i primi cittadini delle grandi città italiane in campo per promuovere da un lato le esigenze dei territori, dall\’altro per innestare una sorta di \”attenzione alla politica dal basso\” in grado di neutralizzare il discredito dei partiti scossi da Tengentopoli. E oggi il tema ritorna al centro dell\’agenda politica. \”La possibilità di liste civiche che siavvalgono dell\’appoggio dei sindaci è un\’ipotesi che non scarterei\”, dice, in un\’intervista a Repubblica, il primo cittadino di Torino Piero Fassino. E dal modello Milano di Pisapia al movimento arancione di De Magistris è tutto un fiorire di ipotesi e previsioni.
E\’ allo stesso tempo il sindaco più discusso e quello che più fa discutere. Matteo Renzi non perde occasione per strigliare il Partito Democratico. E lo fa in nome del rinnovamento e dell\’innovazione. E se la sua personale partecipazione alla primarie è ancora tutta da verificare, le idee sono chiare. Scrive su Facebook \”Le primarie si faranno. Saranno libere, aperte, democratiche. Non un concorso di bellezza, ma la scelta tra idee credibili per governare l\’Italia. Presenteremo le nostre proposte a settembre, alla luce del cammino fatto insieme alla Leopolda, con gli amministratori e nelle tante occasioni di incontro che abbiamo avuto in questi mesi\”. Poi l\’attenzione alla rete, alle nuove forme della partecipazione politica. E proprio dalla rete arrivano a Renzi i maggiori inviti ad \”andare avanti per conquistare il Pd e il centrosinistra\”.
Idee chiare non mancano neanche a Luigi De Magistris. L\’ex pm in quota Idv è forte della sorprendente vittoria riportata alle amministrative napoletane dello scorso anno. Certo, problemi in giunta e con \”la burocrazia\” ce ne sono stati. Ma \”Giggino\” va avanti come un treno. Attenzione alla società civile, benecomunismo, politiche simboliche che stanno ridisegnando il tratto della sua città. E poi l\’incessante tentativo di mettere in piedi un \”movimento arancione\” forte dei successi amministrativi degli ultimi due anni. L\’idea di De Magistris non è la fondazione di un nuovo partito, ma \”un movimento politico, un\’alleanza che va oltre i partiti e che vuole portare avanti le istanze e le rivendicazioni locali\”. Una ribellione pacifica per spostare sui territori l\’attenzione della politica nazionale.
Esportare il modello Milano sia alla regione Lombardia che sul piano nazionale. Gli inviti che in questo senso arrivano a Giuliano Pisapia sono oramai quotidiani. E provengono sia dall\’interno della sua giunta, Tabacci in primis, sia dai cittadini, non solo quelli del capoluogo lombardo. I motivi: la sua coalizione riesce a tenere insieme sensibilità diverse – si va dalla sinistra radicale ai centristi – e Pisapia sta mettendo in pratica gran parte del suo programma elettorale. Un miscuglio di pragmatismo, buon governo e attenzione alla legalità amministrativa che spinge il sindaco di Milano sempre più alla ribalta del palcoscenico politico nazionale.
E a Roma? La lista dei sindaci è al centro delle discussioni dei partiti. Da Bersani a Vendola, l\’insistenza sul civismo e sulla necessità di esportare modelli vincenti di amministrazione è all\’ordine del giorno. Anche perché proprio i territori potrebbero essere un esempio virtuoso anche per le future alleanze politiche. Lo ricorda, ancora, il sindaco di Torino: \”Segnalo che oggi in centinaia di comuni già vivono amministrazioni fondate sull\’alleanza tra Pd, Sel e Udc\”. Esperienze significative. Certo, questo non significa che \”Vendola, Bersani e Casini devono pensare la stessa cosa su tutto, perché se no sarebbero nello stesso partito\”