Si stringono i tempi per l\’approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni. Il provvedimento da oggi pomeriggio alle 16 sara\’ all\’esame dell\’Aula del Senato e, ponte del 2 giugno permettendo, si punta ad arrivare all\’approvazione entro la settimana. Sul tavolo le proposte di modifica al testo uscito dalla commissione Giustizia, duramente contestato dall\’opposizione e, fuori dal Parlamento, da giornalisti e magistrati, ma criticato anche da settori della maggioranza, in primis i finiani.
L\’obiettivo e\’ arrivare ad un testo che poi possa ottenere rapidamente il via libera della Camera senza ulteriori cambiamenti e la necessita\’ quindi di una quarta lettura a palazzo Madama. Proprio per venire incontro alle proteste arrivate dal mondo della stampa, uno degli emendamenti presentati dal Pdl prevede che durante le indagini possano essere pubblicati per riassunto gli atti il cui contenuto integrale resta comunque segreto finche\’ l\’imputato non ne sia informato e non oltre la chiusura delle indagini preliminari.
Divieto assoluto invece di pubblicazione delle intercettazioni, mentre il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare potra\’ essere reso noto dopo che il diretto interessato ne abbia avuto conoscenza. Violazioni colpite con l\’arresto fino a trenta giorni o l\’ammenda da 1.000 a 5.000 euro per i giornalisti, mentre per quanto riguarda gli editori diminuiscono le pene rispetto al testo licenziato dalla commissione e varieranno da un minimo di 25.800 ad un massimo di 309.800 euro.
Restando nell\’ambito dell\’informazione, il pm non potra\’ piu\’ rilasciare dichiarazioni; se una parte rifiuta il consenso non si potra\’ piu\’ riprendere un dibattimento. I giornalisti professionisti e pubblicisti potranno riprendere o registrare una conversazione all\’insaputa dell\’interlocutore. Norma che e\’ stata ribattezzata \’salva Iene\’ e che implica comunque la necessita\’ che il materiale raccolto serva veramente per finalita\’ di cronaca. Sempre in base ad un emendamento della maggioranza viene meno la differenza tra riprese visive a contenuto captativo e non captativo e si parla solo di intercettazioni mediante riprese visive.
Naturalmente non sono soltanto le questioni legate all\’informazione a poralizzare l\’attenzione sul provvedimento, ma anche tutte le questioni che riguardano la conduzione delle indagini giudiziarie. D\’ora in avanti sara\’ possibile ricorrere alle intercettazioni solo in presenza di gravi indizi di reato, formula che corregge quella contenuta nel testo licenziato dalla Camera dove si parlava di gravi indizi di colpevolezza e che riprende quella gia\’ prevista dalla normativa in vigore. Tuttavia non sara\’ sufficiente soltanto questo elemento: il pm dovra\’ produrre l\’esistenza di specifici atti di indagine che provino la responsabilita\’ di chi deve finire sotto controllo. Un elemento che secondo i magistrati rappresenterebbe un ostacolo pressoche\’ insormontabile per le indagini piu\’ delicate.
I magistrati inquirenti dovranno poi chiedere l\’autorizzazione all\’intercettazione non piu\’ al gip, ma ad un collegio composto da tre giudici. Il controllo potra\’ durare trenta giorni, con la possibilita\’ di tre proroghe da 15 giorni ciascuna, potendo quindi arrivare ad un massimo di 75 giorni. Uno degli emendamenti del Pdl prevede che i limiti di tempo non varranno quando occorrera\’ ricorrere alle intercettazioni per la ricerca dei latitanti.
Per quanto riguarda i parlamentari, nel caso compaiano in conversazioni su altre utenze intercettate, l\’atto dovra\’ essere secretato e prima di proseguire l\’ascolto occorrera\’ l\’ok della Camera di appartenenza. Infine quando in un\’intercettazione compare un prelato, dovra\’ essere avvertito immediatamente il Vaticano.
Infine, sempre in base alle proposte di modifica, le nuove norme si applicheranno anche ai procedimenti in corso.
fonte Localport