\”Da qualche tempo mi soffermo a fare alcune considerazioni sul nostro sistema democratico. Lo faccio analizzando la mia situazione, quella di mia moglie e quella dei miei figli.
Da imprenditore ho denunciato le richieste avanzate nei miei confronti da parte della \’ndrangheta e delle istituzioni colluse, e da 20 anni mi trovo a lottare contro un sistema mafioso e ho dato il mio contributo denunciando e facendo condannare decine di criminali e di rappresentanti delle Istituzioni che si erano annidati all\’interno dello Stato, smantellando una parte di un sistema che si era radicato nella società e nell\’impresa, diventando di fatto uno stato nello Stato.
20 anni sono tanti. Ho raccontato allora quello di cui oggi tanti si riempiono la bocca. Io non sono un professionista dell\’antimafia, ma un uomo che ha pagato tutto sulla propria pelle.
Non ho scelto io di fare questa vita: io volevo essere un imprenditore e un cittadino libero, così come garantisce la nostra Costituzione. Difendendo i miei diritti credo di aver difeso i diritti di tutti gli imprenditori e degli operatori economici che si trovano in questa spirale.
Ho fatto ciò che ho fatto per senso civico, morale e della giustizia con normalità e naturalezza, così come sono stato educato a fare dalla mia famiglia, e ancora oggi penso che non avrei potuto fare altrimenti.
Ma che democrazia è se chi denuncia per ossequio alle leggi dello Stato poi diventa un peso, deve fuggire di notte per salvarsi la vita unitamente ai propri cari, viene allontanato dalla sua terra, perde le sue aziende, deve vivere una vita di privazioni?
E ancora: possiamo ancora dire che viviamo in una democrazia quando i diritti sono di fatto sospesi? Parlo di diritti sospesi a ragion veduta, perchè io non posso tornare nella mia terra, la Calabria. Sono un esiliato, e le motivazioni dell\’alto rischio di vita non mi bastano come risposta. Come non mi bastano più le belle parole, quando ogni giorno che accompagno i miei figli a scuola vedo la gente che va a lavorare, mentre io e mia moglie non lavoriamo.
E\’ questo lo Stato? E di nuovo: è democrazia questa? Oppure di fatto viviamo in una specie di finzione che ha solo le apparenze della vita democratica ma che nei fatti è una struttura fatta di clientele e di parole?\”
Metto in evidenza la mia vita e la mia esperienza, ma tutto questo vale anche per tutti coloro che si trovano nelle medesime condizioni.