Da omicidio a scopo mafioso a delitto passionale. Così i giudici di Milano hanno derubricato il caso Garofalo. Il delitto della pentita uccisa e sciolta nell’acido nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2009 da un commando di cinque persone coordinato dal compagno Carlo Cosco. Per la pentita calabrese colpevole secondo i suoi assassini di aver parlato troppo, non c’era movente mafioso nel delitto. Ma si tratterebbe soltanto di un regolamento di conti passionale. Di un uomo ferito e tradito che si sarebbe vendicato con l’omicidio. Lo ha svelato il legale della famiglia Garofalo Roberto D’Ippolito. Che si è detto molto deluso da quanto avvenuto e allo stesso tempo ha dichiarato battaglia alla procura di Milano. Chiedendo, durante il rito immediato previsto nella giornata di domani, il riconoscimento della modallità mafiosa nel delitto della pentita calabrese.
Alcuni di questi particolari sono stati discussi ieri sera durante la trasmissione televisiva di Rai 3 Hotel Patria. Ospite in studio per raccontare tutta la storia ai microfoni del giornalista Mario Calabrese, per la prima volta in pubblico la figlia Denise, 19 anni, originaria di Petilia Policastro (Crotone).
\”Io non ho pietà per nessuno… Non mi interessa che sia mio padre, che sia il mio fidanzato. Verso queste persone non so neanche più se provo dell\’odio, se provo del rancore, se provo della rabbia: gli possono dare l’ergastolo, li possono uccidere per strada. Mia madre non me la ridà più indietro nessuno”.
La ragazza, che è sotto protezione, parla a pochi giorni dal processo per quel delitto, che si terrà il 9 luglio, in cui ha scelto di essere testimone contro gli imputati che non sono malavitosi qualunque: sono il padre, i parenti, l’ex fidanzato. La ragazza di 19 anni ha rinnegato il padre Carlo e tutta la sua famiglia che aveva collegamenti con la ‘ndrangheta calabrese, e ha seguito la madre fino al giorno della sua morte. Denise, come ha raccontato, è stata anche a Campobasso con sua madre Lea. Ha assistito personalmente al tentativo di sequestro messo in atto da Massimo Sabatino nella giornata del 5 maggio 2009. Quando erano ancora a Campobasso. Tentativo sventato soprattutto dalla forza d’animo di madre e figlia. Che si accorsero dell’inganno.
La ragazza è in televisione perché non ha paura di guardare in faccia suo padre. L’uomo che le ha tolto l’unico vero affetto rimasto a una bambina, Denise, costretta a fuggire dal mondo della ‘ndrangheta per abbracciare la legalità. Un mondo di giustizia e libertà ma per lei senza affetto materno.
“Fino a quando – dice Denise – non sentirò con le mie orecchie che queste persone pagheranno per ciò che hanno fatto io non riuscirò a costruirmi una vita”.
tratto da Nuovo Molise e Hotel Patria