L’allarme lanciato dalla Procura di Reggio Calabria in seguito alle ultime operazioni, è sconfortante per diversi motivi. Dal quadro che emerge è chiaro che nessun imprenditore, neanche il più piccolo, è libero dalle vessazioni del racket. “La consistente attività estorsiva” è la stessa, se non addirittura peggiorata, che esisteva già ai tempi delle mie denunce. Ma se a distanza di trent’anni non solo il meccanismo e i protagonisti sono rimasti immutati, ma in pochi denunciano, è chiaro che qualcosa non funziona. Non funziona perchè c’è la coscienza dormiente di chi piuttosto che ribellarsi subisce in silenzio, è connivente ad un sistema o addirittura lo nega. Non funziona perchè la modalità di riappropriazione del territorio ad opera dello Stato, se basata sulla sola azione dei magistrati e forze dell’ordine, diventa una goccia in mezzo al mare. Per guadagnare davvero terreno serve un moto di ribellione corale: denunciare non può essere l’evento straordinario, deve essere la normalità! Allora sì non sarebbe più necessario che il singolo imprenditore che si oppone alla ‘ndrangheta debba essere “deportato”, perchè se tutti denunciassero la Calabria diventerebbe inospitale non per gli onesti, ma per i criminali!