Fonte: Il Sole 24 ore – La recessione \’morde\’ e la disoccupazione sale a livelli record anche in Italia come nella maggior parte dei paesi di Eurolandia, dove in media a febbraio è arrivata al 10,8 per cento. Nel nostro Paese, secondo i dati diffusi ieri dall\’Istat, un giovane su tre è senza un lavoro e il tasso di disoccupazione a febbraio è salito al 9,3%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 1,2 punti su base annua. Si tratta, spiega l\’istituto di statistica, del livello più alto dal gennaio 2004, inizio delle serie storiche mensili. Se si guarda alle serie storiche trimestrali, per ritrovare un dato così alto bisogna tornare a dodici anni fa, ossia al quarto trimestre del 2000, quando la disoccupazione toccò il 9,5%. Il tasso di disoccupazione tra i giovani (15-24enni) si attesta al 31,9% a febbraio, con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di ben 4,1 punti su base annua.
Anche in questo caso, si tratta del dato più elevato da gennaio 2004. E sempre a febbraio il numero di disoccupati aumenta su base annua del 16,6%, ovvero di 335mila unità; nel giro di un mese la disoccupazione femminile è aumentata del 4% e sono 44mila le donne che hanno perso il lavoro. In totale, secondo i dati di febbraio i disoccupati italiani sono 2 milioni 354mila, 45mila in più rispetto a gennaio.
Nel quarto trimestre dello scorso anno, precisa l\’Istat nel suo comunicato che fornisce anche un quadro della dinamica del mercato del lavoro nel 2011, il tasso di disoccupazione si è attestato al 9,6%, nove decimi di punto in più rispetto ad un anno prima e ai massimi dal quarto trimestre del 1999: la percentuale dei senza lavoro è ora pari all8,7% per gli uomini e al 10,8% per le donne.
Tra i giovani, la disoccupazione sale al 32,6% dal 29,8% del quarto trimestre 2010), con un picco del 49,2% per le giovani donne del Mezzogiorno, dove in pratica una ragazza su due non ha un impiego. Quanto all\’occupazione, il 2011 ha visto una flessione della componente maschile (tradizionalmente il segmento forte del mercato del lavoro) pari a 0,6 punti percentuali e nel quarto trimestre del 2011 il tasso di occupazione degli uomini si è portato al 67% (del resto, il tasso di disoccupazione maschile secondo i dati provvisori di febbraio è salito di 1,2 punti nei dodici mesi). Per contro, si è verificato un lieve incremento del tasso medio di occupazione femminile (+0,3 punti percentuali) che si è portata a un, sempre modesto, 46,8 per cento. Si registra inoltre una flessione delle figure lavorative a tempo pieno (-148mila unità rispetto allo stesso periodo di un anno prima) e un aumento del part time \’involontario\’ (su base annua +4,7%, +166 mila unità) e dei dipendenti a termine(+3,7% pari a 83mila unità). Anche nell\’Eurozona la disoccupazione sale al 10,8% a febbraio, raggiungendo il massimo da quasi 15 anni. A gennaio era al 10,7%. Nella Ue a 27 paesi la disoccupazione avanza dal 10,1% al 10,2%: al 23,6% in Spagna e al 21% in Grecia. Secondo Eurostat,il numero dei disoccupati a febbraio sale di 1,48 milioni di unità rispetto a un anno fa e in totale si tratta di 17,1 milioni di persone. Il numero degli occupati cresce di 1,87 milioni a quota 24,55 milioni. I paesi con i tassi di disoccupazione più bassa sono Austria (4,2%), Olanda (4,9%), Lussemburgo (5,2%) e Germania (5,7%). In questa situazione «è sempre più importante portare avanti riforme strutturali,» ha sottolineato Amadeu Altafaj, portavoce del commissario Ue per gli affari economici Olli Rehn. Quanto all\’Italia, nei commenti dei protagonisti dell\’economia e della politica è unanime la sollecitazione ad agire rapidamente per riattivare lo sviluppo. «Siamo ancora in recessione, quest\’anno saremo al -1,6%, abbiamo problemi sull\’occupazione giovanile dovuti al passaggio difficile tra scuola, università e lavoro», ha osservato il presidente uscente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Dal canto suo, la Cgil mette in guardia sulla «valanga di disoccupazione» e chiede di «fermare i licenziamenti», mentre per la Cisl, assieme alla riforma del lavoro «va rilanciato con forza un patto per la crescita». Taglia corto, infine, il leader del Pd, Pierluigi Bersani: «Sono dati drammatici e credo debba essere questo il nostro punto massimo di preoccupazione. Dobbiamo fare qualcosa».