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Premettiamo di non voler entrare nel merito dei reati attribuibili a Contrada o se sia o meno veramente colpevole, ma vogliamo evidenziare il fatto che per quanto i 3 gradi di giudizio nel nostro paese garantiscano un itere processuale \”garantista\”, evidenzia lacune che, come in questo caso, portano all\’assoluzione o comunque la revoca di una condanna che ha portato una persona a rimanere in galera per circa 25 anni. Ora chi sarà a pagare per questa \”ingiusta\” detenzione, i giudici che lo hanno condannato? Non crediamo, non è mai stato così purtroppo, lo Stato risarcirà questa persona assumendosi la responsabilità di questo errore??? Nel nostro paese si va in galera a volte ingiustamente, succede ovunque nel mondo, il problema è che ovunque i responsabili pagano, in Italia NO!

Mafia, Cassazione revoca la condanna inflitta allʼex 007 Bruno Contrada

Accolto il ricorso del legale che aveva impugnato il provvedimento con cui la Corte dʼappello di Palermo aveva dichiarato inammissibile la sua richiesta di incidente di esecuzione. \”Finiti 25 anni di sofferenza\”, commenta lʼex n. 3 del Sisde

La Cassazione ha revocato la condanna a 10 anni inflitta a Bruno Contrada. L\’ex n. 3 del Sisde era accusato di concorso in associazione mafiosa. I giudici hanno accolto il ricorso del legale, che aveva impugnato il provvedimento con cui la Corte d\’appello di Palermo aveva dichiarato inammissibile la sua richiesta di incidente di esecuzione. La Cassazione ha così dichiarato \”ineseguibile e improduttiva di effetti penali la sentenza di condanna\”.

Contrada, per anni poliziotto in prima linea contro la mafia a Palermo, venne arrestato con l\’accusa di concorso in associazione mafiosa il 24 dicembre del 1992. In primo grado fu condannato a 10 anni, ma la sentenza fu ribaltata in appello e il funzionario venne assolto. L\’ennesimo colpo di scena ci fu in Cassazione, quando l\’assoluzione fu annullata con rinvio e il processo tornò alla Corte d\’appello di Palermo che, il 25 febbraio del 2006, confermò la condanna a 10 anni. La sentenza divenne definitiva nel 2007.

Contrada, che aveva subito una lunga custodia cautelare in carcere, tornò in cella. Il funzionario, tra il carcere e i domiciliari per motivi di salute, ha scontato tutta la pena. Due anni fa, però, la Corte europea dei diritti dell\’Uomo condannò l\’Italia a risarcire il poliziotto, nel frattempo sospeso anche dalla pensione, ritenendo che Contrada non dovesse essere né processato né condannato perché all\’epoca dei fatti a lui contestati il reato di concorso in associazione mafiosa non era \”chiaro, né prevedibile\”.

A quel punto l\’ex legale del funzionario tentò, invano, la strada della revisione che venne \”bocciata\” dalla Corte d\’appello di Catania. L\’ultimo tentativo, quello dell\’incidente di esecuzione, è stato fatto dall\’avvocato Stefano Giordano che ha chiesto alla Corte d\’appello di Palermo, l\’anno scorso, proprio alla luce della sentenza europea, di revocare la condanna sostenendo che prima del \’94, spartiacque temporale fissato dalla Cedu, non fosse possibile condannare per il reato di concorso in associazione mafiosa. La corte dichiarò inammissibile il ricorso. Ora la Cassazione, a cui Giordano si è rivolto, gli ha dato ragione e la condanna è stata revocata. Dal momento che Contrada ha scontato la pena gli effetti della pronuncia si ripercuoteranno, ad esempio, sull\’aspetto pensionistico.

Contrada: \”Finiti 25 anni di sofferenza\” – \”Dopo 25 anni di sofferenza, mezzo secolo di dolore sapendo di essere innocente e di avere servito con onore lo Stato, le Istituzioni e la Patria, arriva finalmente l\’assoluzione, dall\’Italia e dall\’Europa\”. Così Bruno Contrada commenta la sentenza di revoca della sua condanna. \”Ho sofferto molto e molto più di me – aggiunge – ha sofferto la mia famiglia. Il mio pensiero va a tutti loro, che mi sono sempre stati sempre vicini. Il mio onore? Non l\’ho perduto mai, ho sempre camminato a testa alta perchè ho sempre e solo fatto il mio dovere\”.

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