(Claudio Cordova per \’strilli.it\’)
L’arresto di Paolo Martino, considerato diretta espressione del clan De Stefano, testimonierebbe quando si sospetta da diverso tempo, anche alla luce degli acclarati
contatti con la famiglia Coco Trovato: la cosca più potente di Reggio Calabria avrebbe allungato i propri tentacoli su Milano, capitale economica d’Italia.
In realtà, però, è tutta l’indagine “Redux-Caposaldo”, coordinata dal Procuratore Aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, a consegnare all’opinione pubblica, a dispetto delle stravaganti dichiarazioni di politici e prefetti, uno spaccato assai inquietante, con le cosche di ‘ndrangheta padroni di quello che è il principale polo d’affari della Penisola. Sono in tutto trentacinque gli arresti disposti dalla magistratura milanese ed eseguiti dal Ros dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza: tra gli altri anche il capobastone Pepè Flachi, 59 anni.
Boss che avrebbero abbandonato i propri centri d’appartenenza, Reggio Calabria, ma anche la Locride, per colonizzare, come predoni, infettare, come un virus, il tessuto sociale ed economico milanese: “L’impresa mafiosa ha raggiunto un preoccupante livello di accettazione sociale” scrive il Gip di Milano, Giuseppe Gennari, lo stesso che, nel luglio 2010, autorizzò gli arresti nell’ambito delle operazioni “Crimine” e “Patriarca”, condotte sull’asse Milano-Reggio Calabria per stroncare gli interessi delle ‘ndrine al nord.
Cosche padrone di Milano, boss tanto potenti da poter organizzare dei veri e propri summit all’interno dell’ospedale Galeazzi “ridotto – come scrive il Gip – a luogo di incontro riservato al servizio della ‘ndrangheta”. I boss, infatti, sarebbero riusciti a mettere le mani all’interno del remunerativo settore della Sanità. Scrive ancora il Gip Gennari: “La cosa gravissima è che questa ormai conclamata penetrazione – a vari livelli – della sanità lombarda accade nella sostanziale indifferenza (si spera dettata anche da ignoranza) dei vertici amministrativi e politici, che anche dopo le recenti indagini non risulta abbiano assunto alcuna iniziativa”.
Quanto a Paolo Martino, presunto elemento di spicco del clan De Stefano, sarebbe lui a gestire, in compartecipazione, la celebre discoteca “Hollywood”, ubicata in corso Como. Personaggio disinvolto, consapevole della possibilità di essere nel mirino delle forze dell’ordine. Significative, in questo senso, sono le telefonate con la sorella, Rosa Alba Maria Martino, suora: “Ho sentito quella persona lì (…) mi ha detto di stare attenta”. La preoccupazione è che Paolo Martino possa essere sotto controllo e quindi incastrato dagli investigatori. Secondo la sorella religiosa, c’è “quel personaggio… che sta a cantà, sta a cantà”. Ma a chi si riferiscono? Secondo il Gip, il colloquio tra Martino e la sorella riguarda Alberto Sarra “politico di spicco dell\’area reggina”, che attualmente “riveste la carica di capogruppo consiliare regionale del Pdl, nonchè vice coordinatore provinciale” del partito a Reggio Calabria.
Arriviamo, dunque, al filone politico-elettorale.
Sebbene non vi siano politici indagati, l’indagine testimonierebbe i contatti delle cosche con alcuni esponenti della politica regionale: telefonate, sms e aperitivi con i boss avrebbero caratterizzato le fasi più concitate della campagna elettorale. Nelle intercettazioni captate dagli investigatori finiscono diversi politici, tra cui Massimiliano Bonocore e Antonella Maiolo la quale, però, ha negato con veemenza qualsiasi accordo con i boss.
Da ultimo, in maniera forse non troppo in aspettata, entra nell’inchiesta anche Lele Mora, carismatico personaggio del mondo dello spettacolo. Sarebbe uno dei tanti esponenti del jet set in contatto con il presunto boss Paolo Martino. Non una novità per lui che, in passato, ha intrattenuto rapporti anche con l’imprenditore Pasquale Rappoccio, massone, attivo, secondo gli inquirenti, nel reimpiego di capitali di illecita provenienza per conto del clan Libri di Reggio Calabria.
di Claudio Cordova
E non solo a Milano… purtroppo.