\”La terra, la nostra casa, è ormai una preda: è divenuto l\’oggetto su cui speculare, in nome del dio denaro.
Le mafie questo l\’hanno capito da tantissimo tempo, e tramite le sue imprese ha costruito imperi finanziari senza alcun riguardo per l\’ambiente. Ma è il nostro ambiente, è di tutti! Come possiamo permettere loro di massacrare, di violentare, di demolire la natura per denaro? Le ecomafie spaziano dalle discariche abusive fino al ciclo del cemento, al sud come al nord come nel mondo intero. Opponiamoci ed organizziamo il coraggio anche per il nostro ambiente!\”
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Fonte: Oggiscienza – Qualcuno ancora pensa che la mafia sia una prerogativa del Sud. In questo viaggio a caccia di illegalità emerge invece il quadro di una criminalità organizzata a dir poco radicata nelle regioni del Nord.
7.139 le infrazioni totali, 9.476 le persone denunciate, 9 quelle arrestate e 1.198 i sequestri: questi i numeri del ciclo illegale del cemento in Nord Italia negli ultimi 5 anni. Liguria al primo posto per numero di illeciti, seguono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Ecco il resoconto riportato da Legambiente nel dossier Cemento S.p.a. su mafie, corruzione e abusivismo edilizio dal 2006 al 2010 nelle regioni settentrionali del nostro paese.
Se consideriamo l’incidenza delle infrazioni per unità di superficie la classifica mantiene pressoché lo stesso ordine, sebbene la Liguria, con un’incidenza di 33 infrazioni ogni 100 chilometri quadrati, sia ben al di sopra della seconda classificata, la Lombardia, che riporta un valore di 6.7.
Tra le venti province più colpite da questo tipo di illegalità ambientale i primi posti sono occupati da Imperia, Genova e Savona, a confermare una polarizzazione dell’azione mafiosa nell’Italia Nord Occidentale. Seguono Sondrio, Trento e Rimini. Precisiamo che nel caso specifico delle province i dati sono relativi all’intervallo 2007-2010.
In cosa si traduce l’ecomafia del ciclo del cemento? In consigli comunali corrotti, come nel caso di Bordighera e Ventimiglia, sciolti per l’alta infiltrazione della ‘ndrangheta, e in un alto tasso di abusivismo edilizio. Costruire abusivamente in aree molto fragili dal punto di vista idrogeologico e sfruttare il territorio in maniera distruttiva sta creando all’Italia un buco economico sempre più difficile da quantificare (e colmare) e costringe oltre 5 milioni di persone ad abitare in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni. E tutti ci ricordiamo le conseguenze dell’alluvione dello Spezzino e della Lunigiana dello scorso 25 ottobre e di quella di Genova del 5 novembre.