Comincia ad entrare \”nel vivo\” il maxiprocesso Santa Tecla. Il cui rito dibattimentale, però, per numero di imputati ma non per \”sostanza\” lo riduce ad un mini-processo. Alla sbarra infatti, al cospetto del collegio giudicante del Tribunale di Rossano – Presidente De Vuono, a latere D\’Alfonso e Zizzari – vi sono soltanto i due fratelli coriglianesi Maurizio e Fabio Barilari (foto), entrambi difesi dall\’avvocato Salvatore Sisca.
Il primo è ritenuto dal Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro Vincenzo Luberto – il quale rappresenta la pubblica accusa nel processo ai due germani – il capo della \’ndrina attiva ed operante nella città jonica sotto l\’egida del locale di \’ndrangheta guidato dagli Zingari di Cassano. Almeno a partire dall\’anno 2000 e fino al suo arresto, avvenuto il 16 luglio del 2009 con la maxioperazione \”Timpone Rosso\” nell\’ambito del cui maxiprocesso, tuttora in corso presso la Corte d\’Assise di Cosenza, lo stesso Maurizio Barilari da oltre due anni detenuto al carcere duro in regime di 41-bis è accusato di concorso in tre plateali omicidi di chiaro stampo \’ndranghetista.
Maurizio Barilari era collegato in videoconferenza dal carcere di Parma quando ieri, nell\’aula \”Ponente\” del Tribunale rossanese, il Pm Luberto ha chiamato a deporre il primo della sua consistente lista di collaboratori di giustizia che con le loro dichiarazioni hanno corroborato il quadro accusatorio nei suoi confronti, nei confronti del fratello Fabio e di quasi una ottantina di altri imputati che hanno invece optato per la celebrazione del loro processo avvalendosi del rito abbreviato al cospetto del Giudice per l\’udienza preliminare di Catanzaro. La sentenza di quel processo è attesa entro e non oltre il 13 dicembre stando alle intenzioni già espresse dal Gup ai tanti avvocati che compongono il collegio difensivo i quali proprio in questi giorni e fino al prossimo 30 novembre sono impegnati nelle loro articolate arringhe.
Ma veniamo al nome del pentito comparso fisicamente, ieri, in aula a Rossano, per rispondere alle domande del magistrato requirente. Si tratta del 48enne coriglianese Giampiero Converso, ex \”picciotto\” arruolato alla fine degli anni \’80 dal clan un tempo guidato da Santo Carelli. \”Sono stato battezzato nel 1989 – rivela – e portavo in copiata Santo Carelli\”. Giampiero Converso ha cominciato a collaborare con la giustizia il 22 settembre del 2004 – questa la data del primo verbale contenente le sue dichiarazioni contro i suoi ex sodali di malavita – mentre si trovava detenuto in carcere. Spiega d\’essersi pentito perché temeva d\’essere assassinato. \”Lo capii da una serie di sguardi e poi fu Arcangelo Conocchia (altro imputato di \”Santa Tecla\”, Ndr) a dirmi, mentre eravamo detenuti insieme, di stare attento, di non accettare passaggi in auto e di non andare ad appuntamenti… Successivamente, quando venni rimesso in libertà, appresi che era partita da due boss detenuti nel carcere di Siano a Catanzaro l\’imbasciata di farmi fuori\”.
Giampiero Converso, secondo quanto lui stesso ha dichiarato, avrebbe addirittura ricoperto – anche se soltanto per quindici giorni – il ruolo di responsabile della \’ndrina di Corigliano. Un\’investitura che gli venne direttamente da Franco Abbruzzese alias \”Dentuzzo\”, presunto capo indiscusso della potente cosca degli Zingari di Cassano. \”Con Franco Abbruzzese siamo stati detenuti nella stessa cella del carcere di Cosenza dove lui stava scontando una condanna definitiva per rapina. Mi disse che una volta uscito per sua disposizione avrei preso il comando io su Corigliano, Schiavonea e la Stazione… Capii però che i picciotti non mi volevano perché se dovevano fare un discorso si allontanavano da me, si appartavano. E poi se facevano qualche movimento a me non mi facevano capire niente. L\’ho fatto io il \”reggente\” perché Natale Perri (recentemente scarcerato dopo una condanna a vari anni, Ndr) era stato arrestato\”.
Ma in effetti il vero \”reggente\” di Corigliano designato da \”Dentuzzo\”, secondo il Pm Luberto, sarebbe stato Maurizio Barilari. E le dichiarazioni rese ieri da Converso confermerebbero il presunto ruolo avuto dall\’odierno imputato. Converso ha infatti rievocato un\’estorsione ai danni del comandante d\’una nave che una volta al mese scaricava nel Porto di Corigliano tonnellate di materia prima combustibile destinata alla centrale elettrica di Crotone. \”La chiusi io stesso insieme a Giorgio Semeraro (altro personaggio della \’ndrina coriglianese scomparso qualche anno fa a causa d\’un male incurabile, Ndr) l\’estorsione al comandante di quella nave. Quando portammo a conoscenza Barilari che avevamo chiuso l\’affare all\’otto per cento del valore del carico per ogni approdo alla banchina del nostro porto – ha spiegato il pentito – lui s\’arrabbiò con noi e disse che non avevamo saputo chiudere bene l\’affare\”.
Tra i vari episodi narrati dall\’ex picciotto nel corso dell\’esame del Pm Luberto e poi del controesame da parte dell\’avvocato Sisca, ne spicca uno. Quello relativo a una montagna di soldi. Proprio così. Il pentito ha infatti dichiarato d\’avere direttamente partecipato, all\’interno d\’un alloggio popolare occupato nel centro storico cittadino da Giorgio Semeraro, alla \”conta\” d\’una consistente cifra di denaro provento di varie attività illecite, in particolare traffico e spaccio di droga ed estorsioni. \”Era tanto denaro, non ricordo esattamente se 120 o 130 mila euro in banconote di vario taglio, ci abbiamo messo sette ore per contare tutti quei soldi\”, ha dichiarato Converso. Il quale ha poi aggiunto: \”La metà di quella cifra era destinata a Maurizio Barilari, la consegnammo in una busta a Damiano Trebisonda (altro presunto appartenente alla \’ndrina coriglianese, Ndr) che venne appositamente mandato proprio da Maurizio Barilari. Penso che quest\’ultimo poi doveva consegnare il denaro a qualcuno di Cassano\”.
A Converso il Pm ha rivolto domande pure sul conto del fratello di Maurizio Barilari, Fabio, nella cella di sicurezza dell\’aula proprio di fronte alla postazione del collaboratore: \”Conosco Fabio Barilari anche se non ho mai avuto rapporti con lui, posso dire che mi risulta fosse uno che ha sempre lavorato onestamente nel settore della muratura e delle decorazioni in cartongesso, un bravo ragazzo\”. Giampiero Converso ha dunque \”scagionato\” Fabio Barilari. Al termine dell\’esame da parte del Pm Luberto, al pentito ha rivolto poche domande il difensore dei Barilari. E al termine dell\’udienza l\’avvocato Sisca s\’è dichiarato soddisfatto poiché durante il proprio controesame avrebbe posto l\’accento su alcune \”evidentissime contraddizioni nel racconto d\’un visionario\”. La prossima udienza è fissata per il prossimo 12 dicembre, quando i Giudici chiameranno a deporre altri due collaboratori di giustizia: Giovanni Cimino e Vincenzo Curato.
Fonte: Sibarinet.it