Gioia Tauro porto franco. Dalle banchine del porto reggino partono, con il solo biglietto di andata, i sogni dei giovani calabresi. Il porto di Gioia è in mano alla \’ndrangheta: più di metà della cocaina nazionale viene sequestrata proprio nel porto calabrese. La \’ndrangheta comanda ogni centimetro di quel porto: decide la rotta dello smistamento della droga in Italia e in molte parti d\’Europa. Altro che sviluppo, altro che emancipazione. La Calabria è feudo della \’ndrangheta.
Amici miei, è arrivato il momento di giungere a queste conclusioni: la mia terra non ha bisogno né di pianti né di parole ma di fatti. Il problema è uno solo: si chiama \’ndrangheta. In Calabria è impossibile fare impresa senza pagare il pizzo alle cosche, o riciclare il loro denaro o peggio mettersi organicamente in affari con loro.
Goia Tauro è il simbolo del degrado calabrese: l\’industrializzazione fallita degli anni Settanta, che servì alla D.C. per finanziare il suo scellerato patto di potere con le mafie. Poi la riconversione del fantomatico polo siderurgico in porto commerciale: Gioia divenne tra i porti principali del narcotraffico mondiale. Tutto con la complicità delle istituzioni che hanno scelto di fare del Sud la base dell\’accordo strategico tra Stato e mafie.
Non se ne esce, Amiche e Amici, se non con una rivoluzione culturale che dia alla parola rottura il senso più autentico di nuovi comportamenti. Dobbiamo spezzare il tronco della pianta che regge il rapporto Stato/mafie: servono misure dure e grande consenso sociale. I calabresi devono svegliarsi e scegliere: o con le mafie o con la libertà. E\’ scaduto il tempo. Siamo in ritardo (colpevole)……
Fonte: Corriere della Calabria http://www.corrieredellacalabria.it/stories/cronaca/20729_gioia_tauro_ciani_il_porto__controllato_dalle_ndrine/