\”Dunque, se ho bene inteso le parole del nostro Ministro dell\’Economia, il nostro Paese non ha bisogno di alcun aiuto dall\’Unione Europea.
Siamo sulla strada giusta, quindi: niente aiuti, niente patrimoniale; sarà sufficiente proseguire sulla strada del rigore e dello sviluppo. Sì, proprio lo sviluppo a cui stiamo assistendo in questi mesi, quella irresistibile euforia data dalla crescita inarrestabile dell\’economia, dell\’occupazione…
E non è mica tutto qui: le tasse caleranno, così nessuno si potrà più lamentare.
Certo, sarà interessante capire come tutto questo potrà avvenire, ma siamo certi che alla ripresa dei lavori, il Ministro documenterà questo miracolo in quel dossier che gli ha chiesto il Presidente Monti.
Dopo le ferie, chiaramente…\”
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Fonte: L\’Unità – Per ora l\’Italia non ha bisogno di aiuti da chiedere alla Bce, ce la può fare da sola, andando avanti sulla strada del rigore dei conti e della crescita.
E, appena sarà possibile, il peso delle tasse su famiglie e imprese diminuirà. Ma nessuna patrimoniale è in vista, così come in autunno una nuova manovra «sarebbe un errore».
Vittorio Grilli, ministro dell\’Economia, in un\’intervista si mostra fiducioso sulla capacità dell\’Europa di uscire dalla crisi, perchè l\’euro è un «processo irreversibile» e «non si tornerà indietro».
E l\’Italia è tra i paesi più virtuosi del mondo e sicuramente dell\’Europa. Dunque, «non ci serve alcun aiuto per ripianare il deficit: abbiamo un surplus primario rilevante, l\’anno prossimno avremo il pareggio di bilancio in termini strutturali. L\’unica cosa che ci serve – afferma il ministro – è un po\’ di tranquillità da parte dei mercati, che continuino ad avere fiducia e mantengano i propri investimenti nel nostro Paese. In altre parole, ci servono condizioni di mercato normalizzate che consentano un ordinato \’roll-over\’ dei titoli in scadenza del nostro debito pubblico, e questo è tutto».
Grilli esclude che in autunno possa arrivare una nuova manovra: «Sarebbe un errore. Se varassimo una manovra per ridurre ulteriormente il deficit nominale, non faremmo altro che deprimere ulteriormente un\’economia già in recessione». Sul fronte dell\’annoso problema dell\’alta pressione fiscale l\’impegno del governo è quello di «eliminare l\’aumento dell\’Iva in modo permanente e – assicura – contiamo di farcela. È vero, la pressione fiscale è troppo alta e va ridotta. Come è noto gli strumenti sono due: aumentare la base imponibile attaccando le aree di evasione, ridurre in modo strutturale la spesa pubblica. Su entrambi i fronti siamo determinati e l\’abbiamo dimostrato. La riduzione del carico fiscale è una nostra priorità. Per ora ci siamo concentrati sull\’evitare l\’aumento dell\’Iva. Non vogliamo illudere nessuno con promesse sulla tempistica che ora non siamo in grado di fare, ma appena si creerà uno spazio ridurremo anche le altre imposte».
Grilli dice anche no alla patrimoniale sollecitata da Bersani: «La patrimoniale – spiega – non appartiene al mio vocabolario. Il governo, con l\’Imu e i bolli sulle rendite finanziarie, ha già fatto passi importanti per riequilibrare il prelievo, spostandolo dal reddito allo stock della ricchezza. Toccherà ai prossimi governi decidere se fare passi ulteriori».
Il governo farà tutto ciò che serve per mettere in sicurezza il Paese. «In autunno avremo due appuntamenti importanti: il piano pluriennale di rientro dal debito pubblico che abbiamo già avviato, e la seconda fase della spending review per efficientare la spesa pubblica».
Il ministro dell\’Economia ribadisce quindi l\’urgenza di tracciare un percorso per ridurre il debito pubblico, agendo contemporaneamente sia sul deficit sia sulle dismissioni. «Stiamo studiando tutte le proposte in campo e ci stiamo confrontando – afferma – in maniera costruttiva con tutti coloro che ci hanno criticato per la nostra eccessiva prudenza sollecitandoci a fare di più. Questo ci stimola senz\’altro ad essere più ambiziosi anche se l\’ambizione deve sempre fare i conti con la realtà. Se è possibile fare di più lo faremo».
E quanto a Snam, Terna e Fintecna, «queste aziende sono già dentro la Cassa Depositi e Prestiti e a mio parere è bene che ci restino perchè vogliamo costruire un polo delle Grandi Reti, monopoli naturali essenziali per lo sviluppo del Paese, che in quanto tali devono restare »terze« rispetto agli operatori privati dei servizi».
E per lo Stato scendere sotto il 30% di Eni, Enel e Finmeccanica, in questo momento di grandi distorsioni nei mercati finanziari, di valori azionari così bassi, «è anche pericoloso. Sarò un pò dirigista – afferma Grilli – ma alla difesa dell\’italianità in certi settori startegici io ci credo ancora».