Oggi voglio proporvi l\’opinione di un giornalista che dopo aver visitato una scuola svizzera, ne mette a confronto pregi e difetti con quella italiana. Ovviamente è un confronto che non ha eguali e basterebbe anche solo immaginarlo il perchè. Però quello che a me da da pensare è che si è vero che l\’istruzione in Italia è stata sempre uno zoccolo duro, vuoi perchè i finanziamenti per le infrastrutture sono sempre minori e vuoi perchè il concetto di scuola è ancora indietro nel nostro paese ma, è solo colpa delle istituzioni? È solo colpa dei Governi che si sono sempre meno interessati a questo \”secolare\” problema o è anche e soprattutto per una \”lacuna\” culturale degli italiani ad aver cura del bene comune??? Non lo so con esattezza ma una cosa è certa, nella scuola e nei giovani c\’è bisogno di investire molto di più di quel poco che si fa, sia in termini economici che culturali. Buona domenica cari amici!!!
Pino Masciari
Ho visitato una scuola svizzera. E sono rimasto sconvolto
di Alex Corlazzoli
Nelle scorse settimane mi è capitato di visitare una scuola secondaria di secondo grado svizzera. Un’esperienza sconvolgente.
Intanto ad accompagnarmi nel tardo pomeriggio di un giorno festivo è stata una professoressa perché lì tutti i docenti possono entrare a qualsiasi ora del giorno e della notte: con una chiave elettronica l’amica docente ha aperto ogni porta, da quella d’ingresso a quella del laboratorio d’arte a quella della mensa.
La prima tappa è stata l’aula insegnanti: un’accogliente stanza con divani, poltrone, quotidiani, riviste, una bacheca con gli appuntamenti culturali della città e della scuola, un angolo cottura e una scrivania con tanto di personal computer per ogni professore. “Prepariamo qui le nostre lezioni. Questo è un luogo dove possiamo studiare, formarci, scambiarci materiale e informazioni”, mi ha spiegato la collega elvetica.
Per loro c’è anche una mensa gestita insieme a quella dei ragazzi: tavoli e sedie comode, un self service all’avanguardia, un’illuminazione moderna e per chi non vuole spendere c’è una sala con dei forni a disposizione per riscaldare il cibo portato da casa.
Senza parlare del teatro, moderno, attrezzato e dell’elegante emeroteca con inclusa una ludoteca aperta ai ragazzi e gestita da un’addetta che si prodiga per trovare sempre nuove proposte per i giovani studenti. Il tutto in un contesto pensato e progettato non certo dal tecnico comunale o dall’amico del sindaco ma dall’architetto Santiago Calatrava che ha pensato questo spazio in funzione dei ragazzi. Insomma una scuola che nasce per essere uno spazio educativo e non un antico palazzo trasformato in edificio scolastico.
Ad un certo punto ho chiesto alla mia amica di portarmi nei bagni. Almeno lì ero certo che avrei trovato una scritta: ho pensato che finalmente liberi dall’oppressione dei docenti svizzeri, nel segreto del cesso, i giovani svizzeri sarebbero stati uguali agli adolescenti italiani. Delusione: non una sola incisione. Nulla.
A quel punto ho iniziato a farmi qualche domanda: perché in Italia dalla scuola “media” alle superiori non c’è un solo banco o cesso senza scritte? Perché i nostri ragazzi non sentono “loro” la scuola dove trascorrono la maggior parte del tempo? Che accadrebbe se anche in Italia ogni insegnante avesse le chiavi per entrare a scuola quando vuole? Perché nel nostro Paese le scuole sono vecchie, insicure, pericolose e a poche centinaia di chilometri da Milano sono progettate da architetti all’avanguardia? Quanto conta la scuola per gli svizzeri e quanto per gli italiani? Eppure noi abbiamo la “Buona Scuola”.