Su «Io Donna» SABATO 22 novembre 2008 in edicola con il Corriere della Sera
Ha lasciato la Calabria nel ’97, di notte, i figli avvolti nelle coperte. Per la prima volta esce dal buio la moglie di un imprenditore che ha sfidato la ’ndrangheta
Di quella strana giornata in caserma a Lamezia Terme, Marisa non conserva ricordi emotivi, solo immagini. Un questionario da compilare. La prospettiva, disegnata con apparente fermezza, di un limbo di sei mesi, un anno al massimo. Un funzionario del ministero dell’Interno che le rivolgeva una domanda retorica («Ci tiene alla vita dei suoi figli?») mentre lei sedeva attonita e svuotata con la bambina attaccata al seno. Tre giorni dopo, il segnale: stanotte si parte. Le valigie riempite in fretta, un fornello da campeggio e un pentolino per scaldare pappe in emergenza. Caricati su un furgone per destinazione ignota, i bambini avvolti nelle coperte. Dieci ore di viaggio per trovarsi in una casa piccola «con la cucina sporca e le impronte di sudore sui cuscini». Quattro traslochi in pochi mesi, infine la casa che Marisa abita da dieci anni, in località segreta, e sembra impossibile ma ancora non riesce a svuotare scatoloni, a riporre biancheria, a esporre le foto di famiglia nelle cornici buone, come abbandonata nel suo tempo sospeso. Da quella notte del 17 ottobre 1997 suo marito è un fantasma, lei e i due figli con lui: congelata in un eterno presente, così si dipinge, sommessa e rabbiosa, al tavolo di un bar in una città dov’è di passaggio per sbrigare una delle mille faccende burocratiche che le avvelenano la vita. È la prima volta che accetta di parlare, di aggiungere la sua storia a quella, più nota, del marito: Pino Masciari, oggi testimone di giustizia, ieri tra i maggiori imprenditori calabresi, che si ribella al pizzo e denuncia, facendo processare (in molti casi condannare) 41 affiliati a quattro potenti famiglie di ’ndrangheta, e anche un magistrato.
Marisa, moglie di Pino Masciari, 43 anni e due figli di 12 e 13: per loro, la vita clandestina è la normalità (foto Simona Ghizzoni) |
Quando il ministero dell’Interno lo esclude dal programma di protezione, nel marzo 2005, nonostante i processi non siano finiti e il pericolo di vita, per chi scoperchi un intero sistema criminale, non possa considerarsi a termine, Masciari comincia a gridare. Fa ricorso al Tar del Lazio che si pronuncerà, con incredibile ritardo, il 18 dicembre. Apre un blog www.pinomasciari.org, gira l’Italia a parlare di legalità, invitato da associazioni, scuole e Comuni, e diventa uno scomodo ossimoro: un testimone di giustizia famoso, che cerca protezione nella visibilità e nella solidarietà che tanti gli stanno dando. Marisa ha condiviso ogni sua scelta. È la sua ombra e le sue fondamenta. Senza di lei, dice Pino, senza la sua fermezza, non avrebbe mai deciso di denunciare. Quarantatré anni, elegante, occhi azzurri speciali e una magrezza che, confida, deriva dai disturbi alimentari esplosi dopo lo strappo. La sua vita precedente era la laurea in odontoiatria con 110 e lode, lo studio dentistico avviato con il fratello, la grande casa a Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, ville al mare e in montagna, due tate per i figli, amiche, una famiglia numerosa e unita.
Quando il marito è strangolato dalle cosche, che gli incendiano i capannoni e gli gambizzano il fratello, e una giudice di Vibo Valentia (poi arrestata nel 2006 nell’operazione anti ’ndrangheta «Dinasty-Do ut des») gli sentenzia il fallimento per un ammanco ridicolo rispetto all’entità dei suoi appalti, Marisa lo incoraggia a non subire più. «Non immaginavo una gestione così improvvisata delle nostre vite, che avevamo riposto con fiducia nelle mani dello Stato». Oggi lei passa le giornate accompagnando i figli a scuola, facendo la spesa, guardandosi attorno in continuazione. Pino ha avuto la scorta solo per alcuni spostamenti, lei mai.
Vivono con il contributo statale previsto per i testimoni di giustizia («1.600 euro al mese»), ed entrambi impazziscono senza lavorare: «Il ministero mi ha autorizzato a esercitare la mia professione, stanziando una somma affinché apra uno studio dentistico, ma dovrei farlo a mio nome. E sarebbe come dire ai mafiosi: venite ad ammazzarmi». Carte alla mano, Marisa elenca episodi che ha vissuto come illogiche vessazioni: «Dicono di avermi trovato un posto in una Asl, ma a 70 chilometri da dove sto, come se per me fosse semplice allontanarmi dai miei figli. Mi hanno persino autorizzato a iscriverli a scuola con i veri nomi. Abbiamo alcuni documenti di copertura, sugli altri compare la nostra identità: non li hanno mai uniformati. Intanto dobbiamo nasconderci: Pino è stato operato d’urgenza di peritonite, si era trascurato per non presentarsi in ospedale con il suo nome. La vigilia di Natale del 2004, la Commissione centrale per la protezione dei testimoni non ci ha mandato gli auguri bensì una diffida a non creare conflittualità con il personale preposto alla nostra sicurezza; gli stessi che, quando Pino andava a testimoniare ai processi, parcheggiavano davanti ai tribunali calabresi l’auto con la targa della nostra località protetta… Giocano con le nostre vite. E io la paura me la sento addosso. Tanto varrebbe rientrare nella nostra terra, almeno avremmo i nostri affetti, la nostra casa. Ma ce lo hanno negato, dicono di non poterci garantire sicurezza laggiù. Perché qui, invece?». Sua madre, i due fratelli e la sorella, Marisa li ha rivisti solo due anni fa: lei e il marito sono passati per la Calabria rischiando, pur di incontrare le famiglie che nel ’97 li avevano immaginati in viaggio e dopo mesi di silenzio li piangevano come si piangono i morti. «I miei figli hanno conosciuto la nonna due anni fa. Per loro la clandestinità è la normalità: hanno 12 e 13 anni, non conoscono altra vita che questa. Quando erano piccoli ignoravano il loro cognome, poteva essere pericoloso, potevano riferirlo. Poi un giorno il maggiore ha detto: “Papà, io lo so che non fai davvero il poliziotto”. Ora sanno». È per loro che i Masciari non chiedono il cambio di generalità, che significherebbe trasferirsi ancora, cancellarsi. «La mia libertà, tanto, non la riavrò mai più».
Marisa si sente in esilio, «murata viva». La amareggia che il ministero dell’Interno, alle loro proteste per la «gestione burocratica delle nostre vite», risponda con le cifre stanziate, e previste per legge. Anzi, ai testimoni di giustizia andrebbe garantito un tenore di vita pari a quello goduto in precedenza: nel caso dei Masciari, che erano molto agiati, nulla è come prima. «Siamo trattati come pesi, non come risorse. Farci tornare in Calabria sarebbe la vittoria dello Stato: dimostrare che è in grado di proteggerci anche nella terra delle cosche. Darebbe un segnale importantissimo a tutti i cittadini per bene che vogliono denunciare ma hanno paura». Un giornale, intervistando Pino Masciari, ha titolato Dead man walking, uomo morto che cammina. «Fa male, ma è la verità. Tutti e quattro siamo bersagli. E lo saremmo di più se fossimo rimasi isolati, in silenzio: parlare, ricevere solidarietà da ogni parte d’Italia, ci restituisce almeno la dignità ». Agli incontri pubblici di Pino Masciari, ci sono tanti giovani a proteggerlo simbolicamente: a settembre il ministero dell’Interno lo ha infatti autorizzato a spostarsi «in piena autonomia » negandogli la scorta. Settimana prossima, diversi comuni piemontesi gli conferiranno la cittadinanza onoraria, come già hanno fatto Torino e Bologna. Marisa lo seguirà: a Ivrea, a Nichelino, a Cuneo, a Chieri. E forse, per la prima volta, anche lei parlerà davanti a una platea. Per buttar fuori, con voce carezzevole e sofferente, il suo senso dello Stato «tradito dallo Stato».
Emanuela Zuccalà
20 novembre 2008
fonte Corriere della Sera
Egregio Signor Pino Masciari non conoscevo la sua storia e quella della sua famiglia (a conferma di quanto l’informazione in italia sia efficace per le cose che contano) e leggendo l’articolo mi sono sentito profondamente partecipe delle sue disavventure che originano da un comportamento onesto e corretto che in uno stato disonesto e scorretto come l’Italia diventa, gioco forza, un comportamento EROICO.
Le voglio manifestare il mio apprezzamento profondo per quello che ha fatto e che fa per questo paese e per tutti gli italiani onesti che le sono vicini. Con il suo comportamento lei SVERGOGNA le istituzioni e la BUROCRAZIA MALATA che rappresenta la rovina dell’Italia.
Le porgo i miei saluti con sincera stima ed ammirazione.
Andrea Pometti da Catania.
Ho appena letto l’articolo su Corriere.it e mi sono collegato al Suo blog. Vorrei manifestarLe il mio pieno appoggio e sostegno e la mia totale solidarietà.
Vorrei inoltre ringraziarLa per l’attività che svolge nel Paese ogni volta che denucia a voce alta la sua storia.
Auguro a Lei, a Sua moglie e soprattutto ai Suoi figli un sereno futuro!!!
Grazie ancora per quello che ha fatto e per quello che sta facendo.
Con sincera stima
Fabio
GRANDE MARISA !!!
GRANDI Tutti Voi
Un abbraccio
Fabrizio
Grazie Marisa di RESISTERE sei un esempio per tutti noi!
http://current.com/items/89550369/i_miei_anni_di_vita_fantasma.htm
Cara Marisa,
grazie per il tuo coraggio, per la tua voglia di lottare e per la grande forza che hai…è proprio vero che accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna!
non siete soli Marisa, NOI SIAMO CON VOI SEMPRE!!!
Ti aspettiamo a Chieri con tutta la tua bella famiglia!!
Ti mando un abbraccio forte ed un bacio per Pino Ottavia e Francesco.
A presto!!
Chiara
Ciao Marisa,
per me e per tanti amici che conosciamo la tua e la vostra odissea, queste parole potrebbero sembrare un film che si ripete. Ma non è così! Io finora ero abituato a sentire dire queste cose dalla bocca di Pino, e tu, sempre all’ombra.
Oggi, non so perchè, leggendo e immaginando il tuo sguardo angelico, la tua figura, sempre con Ottavia e Francesco, come la chioccia con i suoi pulcini, che non perde mai di visto Pino, vedo in te tutta la rabbia del mondo, e credimi, ho avuto un tonfo al cuore.
Sai e sapete bene come la penso in merito alla vostra storia, ma mi domando, dove trovate questa forza?
Grazie Marisa, Pino, Ottavia, e Francesco, per l’esempio e la forza che mi date, ma mi rendo conto che non è contraccambiata e ve ne chiedo scusa.
Rino
non dimentichiamoci della storia di Libero Grassi, e di tanti e tanti altri che ormai sono stati “dmenticati”…
la legge italiana non sempre funziona, anzi, spesso non funziona…
è giusto che si vada a denunciare, ma è anche giusto ricevere una protezione dallo stato.
Spesso le persone si dicono “che denuncio a fare l’illegalita, se poi vengo ucciso?” perché tanto la protezione la danno ai raccomandati”… nessun raccomandato riceve la protezione, credo, però sono i giudici che ingenuamente non la danno a tutti; una cosa sbagliatissima.
Seguo questo blog da un po’, e mi piace molto.
Mattia Buonaiuto
Carissima Marisa,
purtroppo non ho avuto ancora la fortuna di conoscere te,Francesco e Ottavia, ma sono molto contenta ed emozionata che questo giorno si stia avvicinando!! Tra una settimana precisa sarete a Chieri con noi…vi aspetto con gioia!
Un abbraccio forte
1948
In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini
nazim hikmet
grazie mari, grazie
leggo su corriere.it del 12/11/2008
dei 7.251.000 euro scuciti per pagare gli «assegni di solidarietà» ai senatori rimasti senza seggio, come Clemente Mastella, il cui «assegno di reinserimento nella vita sociale» (manco fosse un carcerato dimesso dalle patrie galere) scandalizzò anche Famiglia Cristiana che gli chiese di rinunciare a quei 307.328. Sì, ciao: «La somma spetta per legge a tutti gli ex parlamentari». Fine.
e poi leggo storie (per me nuove) come la sua e della sua famiglia
e penso:
siamo un popolo sporco eticamente e moralmente, a partire dalle istituzioni, che dovrebbero dirigere ed istruire il popolo su percorsi trasparenti e morali.
forse ci portiamo avanti nel DNA tale approccio marcio alla vita almeno sin dai tempi dell’impero romano.
e penso poi:
coloro i quali oggiogiorno osano sfidare tale sporcizia sociale assurgono al rango di angeli in terra.
veri e propri martiri in terra.
che la misericordia divina si accompagni ai nostri singoli pensieri solidali di fortissimo sostegno morale lungo il vostro sentiero di vita in salita.
un abbraccio molto forte ed un caldo ringraziamento.
Ciao Marisa
la vostra storia raccontata dal tuo punto di vista, da quello di moglie e madre, fa capire una volta di più l’enormità e l’importanza del gesto che avete compiuto e il grandissimo significato che questo ha per chi ne viene a conoscenza.
Ciò che avete fatto e ciò che siete oggi ci fa credere nel futuro, ci aiuta a non allinearci.
un abbraccio a te, a Pino e ai ragazzi.
grazie
brava Marisa, tu sei la vera eroina di questa situazione, tu fai parte delle grandi donne che sono l’ombra di grandi uomini….
Pino ha avuto il corraggio di denunciare, ma senza di te non savrebbe arrivato fino a questo punto.
spesso ci dimentichiamo le fatiche e le umiliazioni che una donna deve subire per sostenere cause giuste e non ci riccordiamo che le grandi battaglie portate avanti dalle donne sono (state) faticose, silenziose e senza risvolti di protagonismo.
Marisa sei il vero esempio di solidarietà, giustizia e amore universale
ciao Marzia
ho avuto il piacere di conoscere marisa. ciò che ha colpito era la sua pacatezza e la sua comprensibile espressione malinconica, che assieme non stridevano. la sua compostezza rendeva questi due stati all’apparenza armoniosi. ho capito che mi sono trovato dinanzi a una persona non comune. e come avrebbe potuto esserlo? quale forza si celi dietro questa malinconia composta, dopo ben quasi dodici anni di vita amara, non la conosco. ma ho capito che tale forza deve essere grande, perchè solo una persona veramente forte può sopportare tutto questo per anni.
spero di riuscire a conservare anche in me un po’ di quella tua forza, marisa.
un abbraccio a marisa e ai suoi cuccioli. un abbraccio a pino.
Immagino che la decisione di prendere la parola sia stata molto difficile e sofferta per Marisa.
In tutti questi anni, il peso della situazione di quasi deportazione, dei disagi, delle preoccupazioni per i figli, è stato sicuramente reso più gravoso dalla fatica di dover prendere in continuazione decisioni difficili su come muoversi rispetto agli eventi, come reagire al silenzio o alle male risposte delle istituzioni…
In questo momento al comportamento riprovevole dell’amministrazione centrale comincia a opporsi una presa di posizione di alcuni Comuni, con il conferimento della cittadinanza onoraria. Ci sono due Italie, l’una è come l’ombra dell’altra. Continuiamo a sperare che l’Italia luminosa rappresentata da Pino e Marisa riesca ad affermarsi sull’altra.
Un abbraccio forte e speciale a Marisa, un caro saluto a Pino e ai bambini.
Cara Marisa :-))) il mio abbraccio di sorella maggiore è, ancora più forte se è possibile, dopo aver letto l’articolo.
conoscendoti so quanto è stato difficile vincere il tuo naturale riserbo e raccontarti. Vorrei che questo articolo raggiungesse il cuore e la mente ottenebrata di tutte quelle persone che della legalità vera, quella che si manifesta con i fatti, e non con tante belle parole di nessun costrutto e li illuminasse per arrivare finalmente a una conclusione positiva riguardo la vita tua, di Pino e dei tuoi meravigliosi ragazzi e si …sono diventati dei ragazzi ed è giusto che anche per loro il futuro non debba essere quello dei deportati, ma un futuro sereno.
A domani dolcissima sorellina un grosso bacio
Tina Masciari Polimeni
Nulla che non conoscessi già, carissima Marisa.
Ma il leggere queste parole immaginando la tua voce a raccontarle e i tuoi occhi ad esprimere le emozionie i dolori che si percepiscono, mi ha commosso grandemente.
Se ancora ne avessi avuto bisogno, oggi ho avuto un’altra conferma di quanto sia grande la figura di moglie, madre, DONNA che tu incarni.
Mi sento ancor più onorato di avere avuto la possibilità di conoscerti e di poter condividere con te un’AMICIZIA (le maiuscole sono d’obbligo!), che tanto mi insegna.
Grazie Marisa, un abbraccio ai vostri ragazzi
Carissima Marisa,
come donna e come mamma non posso restare indifferente alle tue parole.
Come cittadina, non posso non indignarmi davanti a queste vicende.
Il mio sostegno e la volontà di portare avanti la vostra causa è immutata, anzi è più sentita ogni giorno che passa.
Vi abbraccio forte
Come già detto a voce, questo articolo mi fa venire i brividi.
Il punto di vista di una moglie, di una mamma, di una donna.. mi fa chiedere con ancora più rabbia come sia potuto accadere tutto cio’, e come ancora oggi dobbiate soffrire per aver fatto la cosa giusta.
L’unica cosa giusta. Quella che dovrebbe essere la normalità.
Le tue parole, Marisa, completano ed arricchiscono quelle che sentiamo pronunciare da Pino, ancora una volta ci ricordano quanto davvero conti la Famiglia, volersi bene, sostenersi e dare tutto. a qualsiasi costo.
Non riesco neanche ad immaginare quello che puoi avere vissuto in tutti questi anni: lo sai solo tu, lo sanno i tuoi figli, lo sa Pino.
Quanto dolore. Se solo si potesse dividere un po’ per ciascuno di noi.. forse ..vi peserebbe di meno. Ma non si può fare. Ed è per questo che siamo qui, per starvi vicino, tutti quanti, ogni giorno con l’aiuto di una persona in più..
La risposta alla domanda che ha posto Pino ieri è NO, non smetteremo MAI di sognare, di lottare, di credere nel giusto. Nè permetteremo che qualcuno ci porti via i nostri sogni.
Ieri ho pregato per voi.
Vi voglio bene e vi stringo forte
Anna Masciari Alciati