È un dato di fatto che i più grandi latitanti, i boss più importanti della \’ndrangheta vengono catturati all\’estero, ma la domanda che dobbiamo porci non è questa ma bensì il come e con l\’aiuto di chi riescono ad uscire dal paese. Sicuramente non con qualche corrotto qualunque di turno, ai confini vi sono forze dell\’ordine, forze doganali alle quali se passiamo con una bottiglietta di profumo, negli aeroporti, ci bloccano e ci viene confiscato il materiale, e se passa un latitante pericolosissimo nessuno lo riconosce??? Un discorso è catturarlo in un paese europeo o un paese vicino al nostro per il quale ci si può arrivare in mille modi, ma per i paesi intercontinentali la questione è diversa, che tu scelga la via aerea o quella marittima i controlli sono rigidi e a menochè tu non abbia corrotto un funzionario di confine, da li non si passa!!! Corrompere funzionari in paesi come la Colombia o il Brasile sembra non sia così difficile, ma quelli italiani, nessuno controlla il flusso in uscita??? Questa è la domanda che bisogna porsi….

 

I più importanti latitanti della \’ndrangheta catturati all\’estero

La grande fuga verso Paesi lontani. Per scampare alle manette e alle condanne. L’Europa centrale, l’America latina e il Canada sono da vent’anni le aree scelte dai boss della ’ndrangheta per sfuggire agli “sbirri”.
Roberto Pannunzi, detto “Bebè”, forse il più grande broker calabrese della cocaina mai esistito, è stato arrestato nel luglio del 2013 a Bogotà. In Colombia era abituato a comprare poliziotti e governanti per garantirsi la libertà e, proprio per questo, portava sempre con sé una valigia piena di dollari pronto ad offrirla agli investigatori troppo zelanti.

A Medellin, nell’aprile di quello stesso anno, sono stati scovati e ammanettati, in due distinte operazioni, Domenico Trimboli, il cosiddetto “boss dei due mondi” che viveva in una villa nella zona di Caldas e Santo Scipione, inteso come “don Santo”, che si godeva la vecchiaia da ottantenne in una ben attrezzata fazenda. Entrambi risultavano coinvolti nella grande trama del narcotraffico internazionale. A San Paolo del Brasile, nel giugno scorso, mentre si imbarcava su un boeing diretto a Caracas, è finito in manette Vincenzo Macrì, figlio di Antonio Macrì di Siderno, pure lui ricercato per traffico di stupefacenti. In Canada, invece, nell’agosto del 2008, è finita la latitanza di Giuseppe Coluccio, di Gioiosa Ionica, rintracciato in un grattacielo di Toronto. Nel vecchio continente sono stati individuati e arrestati Santo Maesano (maggio 2002 a Palma di Maiorca) trafficante di droga ed esponente dell’omonima cosca reggina; Giovanni Strangio (marzo 2009 Amsterdam) coinvolto nella faida di San Luca; Bruno Pizzata detto “Josè” (2011 a Duisburg) coinvolto nelle attività di un cartello di narcos originari di San Luca; Pietro Marinaro (1998 a Francoforte) ergastolano e boss della cosca di Corigliano un tempo guidata da Santo Carelli. Tutti ’ndranghetisti fisicamente lontani dalla Calabria ma con la mente e il cuore sempre orientati verso la terra d’origine.

gazzettadelsud

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