La campagna lombarda è bellissima. Specialmente in questa stagione, dopo le ultime piogge e quando tutto è un circolo di colori sgargianti, come i verdi brillanti dei prati. Lontano dalla metropoli sembra che il brutto non esista, invece non è così. I problemi più grossi, stipati tra piazza Affari, piazza Duomo e l’hinterland tendono ad espandersi, come olio velenoso, contaminando pure il bello, se occorre. La Direzione distrettuale antimafia di Milano ha scoperto che la ‘ndrangheta sta facendo scempio della cosa di maggior pregio che la Lombardia può annoverare oltre alle Alpi e ai laghi: la sua magnifica campagna.
Tonnellate di rifiuti negli ultimi anni sarebbero stati scaricati dove dovevano essere messe a dimora solo erba o colture, tra fossi e filari di pioppi, di acacie o di antichi gelsi. Con la complicità di proprietari terrieri senza scrupoli, file di camion d’imprese specializzate nella movimentazione terra, condotti da affiliati alla più potente organizzazione criminale d’Italia, avrebbero trafficato per stradine fangose coi loro carichi. Soprattutto scarti di lavorazioni di cantieri, per appalti privati ma anche per grandi commesse pubbliche, come la realizzazione della nuova metropolitana M5 di Milano. E così ad inquinare la campagne è finito dall’asfalto all’ethernit, il tutto tritato, ridotto a polvere e mescolato ad altra terra per formare la cosiddetta “mista”.
Con grande precisione sono stati monitorati dalla Dda milanese gli spostamenti di Giuseppe Romeo, 47 anni di Reggio Calabria, da tempo domiciliato ad Agrate Brianza in provincia di Monza. Qui aveva pure stabilito la sua azienda: l’Autotrasporti Alma. Come sottolineano i magistrati, Romeo è il punto di riferimento delle cosche di Africo in Lombardia, imparentato nientemeno che con Giuseppe Morabito, famoso boss della ‘ndrangheta conosciuto anche come “U’ Tiradrittu”. È lo stesso Romeo a spiegare al telefono – intercettato dagli inquirenti – il nuovo affare dello smaltimento rifiuti nelle campagne: «Se gli dico… Tutte le volte… Trovate un contadino che ci fa… Che ha l’autorizzazione del comune… Dei vigili per poter scaricare terra, perché i vigili vanno… fanno l’autorizzazione al comune per poter… Per fare rientramento di terra come rinnovo di terra, no?! Sì perché quando la terra viene coltivata tre, quattro anni… Hai capito? Poi vuole rinnovata, perché si consuma la terra».
Quindi il giochetto è semplice: la complicità d’un proprietario terriero, che ha ottenuto il permesso per “rinnovare” i propri campi, può permettere che nelle sue proprietà – sotto il pagamento d’un lauto compenso – venga scaricata la “terra della ‘ndrangheta”. Verosimilmente, poi, l’appezzamento rimane incolto perché l’operazione viene denunciata solo sulla carta: l’importante è che ci sia una qualche giustificazione alla movimentazione messa in piedi. In questo modo si possono risparmiare tempo e denaro per le bonifiche e procedere spediti, per esempio, proprio sui grandi appalti. Romeo ha lavorato nei cantieri per la riqualificazione dell’area del Portello a Milano: un maxi intervento d’edilizia residenziale di pregio, disegnata da architetti famosi, in un luogo dove un tempo sorgeva la vecchia fiera. In un giorno del mese di aprile del 2009, Romeo riceve la chiamata dall’azienda alla quale sono stati ufficialmente assegnati i lavori e che a sua volta, con un subappalto mascherato, ha girato la movimentazione terra all’Alma. Un operatore esordisce: «Ciao. Ascolta, organizza domani, facciamo sia terra che mista al Portello, eh?! Che sembra che non debba piovere». La risposta del compare di ‘ndrangheta è immediata: «Speriamo dai, che ho trovato un bel fosso per scaricare la terra, così faccio pochi viaggi».
Come spiegano poi gli inquirenti: «Per scaricare la terra mescolata ad asfalto prelevata dal cantiere del Portello, si trova la compiacenza di un’azienda agricola di Magenta, dove si ha il permesso di entrare». Il proprietario connivente, però, invita a fare attenzione: «Andate lì dietro il più possibile ed entrare uno alla volta: quando esce uno entra l’altro, non andare in due…». Romeo era in rapporti con Salvatore Strangio di Desio, centro della provincia di Monza e Brianza, che costituisce diretta espressione delle famiglie di Platì e Natile di Careri in provincia di Reggio Calabria. Strangio controllava la Perego, una grossa azienda di costruzioni impegnata in lavori anche pubblici. Per esempio aveva vinto l’appalto per la riqualificazione della strada statale Paullese, che collega Milano a Cremona. Assieme alla Alma di Romeo andava a scaricare terra nei terreni di una cascina in comune di Spino d’Adda, in provincia di Cremona.
Nell’agosto del 2009 quel sito però subisce i controlli del Noe dei carabinieri. Il proprietario chiama allarmato gli autisti dei camion che stanno arrivando con altro carico: «Ho qua i carabinieri in borghese… Bloccami tutto!». Quella specie di “contadino” poco dopo conferma l’avvenuto sequestro dei suoi terreni, ma manifesta l’intenzione di aprire una nuova società per continuare con quel tipo di affari. «Adesso io sto vedendo dove poggiarmi… I terreni io ce li ho, risolviamo un sacco di problemi e poi ce ne sbattiamo di tutto e di tutti». È la spregiudicatezza di chi spalleggia questi signori a stupire. «Qui si tratta di una vera e propria comunione di intenti – scrivono i magistrati – non sempre ben valutata nelle possibili conseguenze dai non affiliati, che spinge imprenditori insospettabili a servirsi degli amici calabresi». E così più avanti: «Il controllo da parte della ‘ndrangheta del movimento terra va ben al di là del fatto che debba lavorare questa o quella ditta. Ciò produce, a cascata, una serie di conseguenze di impatto immediato anche per la collettività. La presenza della ‘ndrangheta non è solo un problema per gli imprenditori del settore, lo è per tutti». E così oggi ci troviamo le bella campagna lombarda inquinata dalla ‘ndrangheta!
tratto da Terra News