\” I Presidi degli Amici di Pino Masciari dell\’Università della Calabria e della Calabria manifestano profondo sconcerto e viva indignazione in merito alle notizie che stanno emergendo sui rapporti tra la cosca Valle-Lampada e la politica calabrese. Da Naccari a Fedele, senza dimenticare i politici già dentro come Morelli, stiamo assistendo ad uno spettacolo vergognoso e intollerabile.
Possibile che si debba \”baciare\” ancora il padrino per avere garanzie elettorali? Ma la vogliamo finire con questa porcheria o dobbiamo essere destinati a morire mafiosi? Basta. Basta. Basta. NOI NON SIAMO AMICI DEI BOSS DELLA \’NDRANGHETA.
Luigi Mancuso è fuori per buona condotta. Francesco Pesce amico del parroco di Rosarno, don Ascone. QUESTA CALABRIA CI FA SCHIFO. LA MAFIA E\’ UNA MONTAGNA DI MERDA. A CASA TUTTI\”
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Fonte: Il Quotidiano della Calabria – La ‘ndrangheta non conosce colori politici. Bastano meno di dieci giorni per capirlo. Prima l\’incontro con l\’allora assessore regionale Demetrio Naccari, poi quello con l\’allora capogruppo del Pdl e ora componente dell\’esecutivo guidato da Giuseppe Scopelliti alla presenza della Reggio bene
REGGIO CALABRIA – La ‘ndrangheta non conosce colori politici. Bastano meno di dieci giorni per capirlo. E basta osservare, come hanno fatto i poliziotti, cosa avviene durante le fasi calde della campagna elettorale per le regionali del 2010.
Se il primo marzo si svolge un meeting elettorale a casa di Giacinto Polimeni, che i detective considerano vicino al cartello mafioso di Archi, alla presenza dell’assessore regionale in carica del Pd, Demetrio Naccari Carlizzi, il 9 marzo c’è un altro incontro. Ma questa volta con un politico del Pdl, Luigi Fedele (non indagato come lo stesso Naccari), colui che poi con l’elezione a presidente di Giuseppe Scopelliti, vestirà i panni di assessore regionale ai trasporti. L’appuntamento con la Reggio bene è in via Campanella, nell’abitazione del magistrato Vincenzo Giglio, che il 30 novembre del 2011 finirà in galera per i suoi rapporti con i Lampada. Una riunione nella casa di un esponente di rilievo della magistratura potrebbe essere una sorta di garanzia, probabilmente anche per lo stesso Fedele. Ma non sarà così. Perché a quell’incontro parteciperà il presunto boss Giulio Lampada, colui che amava «quella maledetta politica», ma che è stata «anche la causa dei miei guai».
L’allora capogruppo del Pdl nel consiglio regionale calabrese, poi diventato assessore, Luigi Fedele, era \’\’la figura\” fondamentale \”per la risoluzione di qualsiasi problematica\”. Lo scrive il gip di Milano, Giuseppe Gennari, nell\’ordinanza contro la cosca Valle-Lampada, nella quale ricostruisce i rapporti tra lo stesso Fedele e Francesco Morelli, consigliere regionale calabrese del Pdl, finito in cella per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l\’accusa, Morelli, che è anche accusato di corruzione, avrebbe caldeggiato la nomina della moglie del giudice Vincenzo Giuseppe Giglio, Alessandra Sarlo, a commissario dell\’azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia.
\”Ed è proprio il ruolo assunto da Fedele in Regione – scrive il gip – che poi gli permetterà di accontentare le richieste di Giglio, passate a Fedele tramite Morelli\”. D\’altronde, prosegue il gip, \”la Sarlo era stata una delle grandi elettrici di Fedele, per il quale aveva fatto intensa campagna elettorale\”. Fin qui l’ordinanza (da non confondere con l’informativa).
La riunione a casa del giudice. E’ il nove marzo del 2010. La squadra mobile di Reggio Calabria, su disposizione del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, è impegnata in una attività di osservazione sugli spostamenti del presunto boss Giulio Lampada nella città dello Stretto. Sotto osservazione è uno stabile di via Campanella, nel pieno centro cittadino, dove abita il giudice Vincenzo Giglio. Ecco cosa avviene minuto per minuto. Verso le ore 17 gli agenti sono sul posto e notano una serie di veicoli parcheggiati in zona.
Alle ore 17.25 circa in via Campanella arriva il fuoristrada Freeland con a bordo Giulio Lampada. Mentre è intento a conversare al cellulare, suona il citofono posto sul lato sinistro dell\’ingresso e poi entra all\’interno dello stabile.
Alle ore 17.35 circa, arriva Carlo Giglio, ex consigliere comunale, cugino del magistrato e fratello dell’avvocato Mario e del medico Vincenzo, ed entra velocemente nello stabile. Dopo poco sopraggiunge Francesco Ventura che si sofferma all\’ingresso del portone, e subito dopo lo raggiunge il politico Luigi Fedele. Nella circostanza Ventura effettua una telefonata e subito dopo i due entrano nel palazzo.
A seguire arrivano sul posto Antonio Ventura, Giuseppe Taglieri e una terza persona, e altre in via di identificazione.
Alle ore 18.16 circa Giulio Lampada, esce dal palazzo, a seguire anche una donna. In zona giunge una Lancia Y, Lampada fa un segno, qualche minuto più tardi arriva un uomo con un giubbotto nero che si avvicina a Lampada.
Giulio, i due entrano nello stabile insieme, e nel mentre entrano, esce dallo stabile un uomo dal fisico longilineo, senza capelli, con giacca scura che si allontana sul marciapiede in direzione nord.
Alle ore 18.23 circa, un uomo, con gli occhiali, giacca scura il quale prende un ombrello da un veicolo in sosta e si allontana dirigendosi verso la vicina piazza Camagna. Ancora più tardi esce un altro uomo, indossa cappello, è vestito di scuro e si allontana in direzione nord.
Alle ore 19,36 circa, due uomini escono e si soffermano davanti al portone del palazzo dove abita il magistrato Giglio, in evidente attesa di qualcuno. Poco dopo, esce Francesco Ventura e in questa occasione viene notata la presenza nel portone di Mario Riggio che parla al telefono.
Alle ore 19,40 circa bussa al portone Francesco Ventura. In mano ha due buste, dei fogli sotto il braccio e una borsa a tracolla. Ad aprirgli il portone è l’architetto Mario Riggio.
Alle ore 19,45 circa, Riggio dialoga al telefono all\’interno del portone e qualche secondo più tardi lo stesso si intrattiene a parlare con il medico Vincenzo Giglio all\’interno del portone. Dopo poco i due escono dallo stabile. Alle ore 19,46 circa esce dallo stabile Luigi Fedele, seguito da Francesco Ventura. Il politico si sofferma a parlare con due uomini, che già erano fermi nei pressi del portone da una ventina di minuti. Davanti all’ingresso del palazzo viene notato nuovamente Riggio che in mano ha una busta, simile a quella che aveva con sé Ventura.
I due uomini che hanno salutato precedentemente Fedele vanno via. Alle ore 19,48 circa si rivede ancora Riggio al telefono, poco dopo viene notata la presenza di Vincenzo Giglio e del medico del pronto soccorso degli ospedali “Riuniti” di Reggio Calabria Giuseppe Taglieri.
Alle ore 20,05 circa, quest’ultimo esce dallo stabile seguito dal medico chirurgo Giovanni Borea e Giulio Lampada. I tre si intrattengono per qualche secondo a conversare, poi il Lampada entra nuovamente nello stabile, mentre Taglieri e Borea insieme vanno via in direzione nord. Alle ore 20,10 circa, Riggio si intrattiene a parlare con Giulio Lampada. Alle ore 20,20 circa Lampada esce dallo stabile mentre parla al telefono e percorre il marciapiede in direzione sud. Poco dopo anche il medico Giglio e Riggio si soffermano davanti al portone e vengono raggiunti Lampada.
Alle ore 20,24 Lampada entra nuovamente nel portone insieme al medico Giglio e Riggio. Alle ore 20,25 circa, una persona, vestita con jeans ed una giacca scura, esce dallo stabile velocemente, parlando al telefono. Nel contempo Riggio esce nuovamente dallo stabile. Alle ore 20,26 circa, Lampada seguito da Riggio e da Giglio escono dallo stabile e si allontanano in direzione sud. Nessuna delle persona citate risulta indagata.
«Non conosco i Valle-Lampada». «Purtroppo, in tanti anni di attività politica, non ho avuto la possibilità di risolvere qualsiasi problematica in seno al Consiglio regionale della Calabria. Né durante la mia attuale carica di capogruppo del Pdl, né durante la legislatura in cui svolgevo il ruolo di Presidente del Consiglio. In più, non ho mai avuto nessun tipo di rapporto, e tanto meno di amicizia, con la famiglia Lampada–Valle». A dirlo fu Luigi Fedele, dopo che il suo nome comparse nell’ordinanza “Infinito” che tra gli altri portò dietro le sbarre il magistrato Vincenzo Giglio e il consigliere regionale del Pdl Francesco Morelli. «Quello che risulta vero, invece – disse ancora Fedele – è il sostegno elettorale ricevuto della signora Sarlo (moglie del giudice Giglio, ndr) e dalla sua famiglia nelle ultime elezioni regionali. Una cosa nota a tutti, infatti, è che la famiglia Sarlo risulta essere tra i nuclei familiari più apprezzati e stimati della città di Reggio Calabria. Pertanto, ho ritenuto un fatto che rientrava nella normalità delle cose quello di farmi sostenere elettoralmente dalla loro famiglia (in considerazione anche della presenza di un magistrato quale marito di Alessandra Sarlo). E’ vero, anche che la signora Sarlo aveva auspicato un suo trasferimento dalla Provincia, ente in cui lavorava, al Consiglio regionale. Ma, per questo, non si è mai creata l’opportunità. E, nei successivi incarichi assegnati alla signora Sarlo, non ho mai avuto nessun tipo di influenza, com’è tra l’altro facilmente dimostrabile. Di certo, la signora Sarlo ha ottenuto gli incarichi successivi esclusivamente per la sua professionalita».
L’interrogatorio con la Boccassini. Il politico Luigi Fedele è stato sentito nelle scorse settimane dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini. In oltre sette ore di interrogatorio l’assessore avrebbe chiarito tutti i contorni delle vicende che lo vedono in contatto con Giulio Lampada.