Il recente caso di Fabiano Antoniani alias \”Dj Fabo\” ha riaperto l\’annosa questione sociale e politica sull\’eutanasia. Non è facile riuscire a dare una corretta considerazione sulla questione ed in merito per anni se ne sono dette tante senza però arrivare ad una logica \”soluzione\”, ma non tanto per il delicato quanto profondo e serio argomento del fine della vita ma perchè per quanto si possano trovare dei termini nei quali questa o quella legge si possa applicare, di volta in volta ci saranno sempre casi diversi dal precedente e con nuovi quesiti mai affrontati in passato. L\’attuale DDL in discussione alla camera nei prossimi giorni, non affronta in sè esclusivamente l\’argomento sull\’eutanasia che per il nostro paese è e resta un capitolo che al momento, non da spazio ad opinabilità ma più che altro su quanto sia giusto o meno, far sospendere volontariamente la somministrazione artificiale dell\’alimentazione e dell\’idratazione a pazienti in fase terminale che ne facciano richiesta pertanto, anche nel caso in cui il DDL fosse già stato approvato, Dj Fabo non avrebbe potuto comunque somministrarsi la sostanza che ha posto fine alla sua vita. Da parte della Chiesa Cattolica in questo momento vige un rispettoso silenzio, ma sicuramente non tarderanno a farsi sentire, com\’è giusto che sia, ma la domanda che dobbiamo porci è se sia giusto che ognuno di noi possa decidere liberamente della propria vita e di conseguenza della propria morte. Certo, non si può pensare di dare totale libertà di azione a chi non si trovi in situazioni estreme, ma per chi non ha soluzioni alternative, per chi vive al limite di una vita dignitosa gravato da una situazione medica che impedisce ogni normale umana funzione, è giusto che possa decidere della propria vita nonchè della propria morte? Chi vi scrive è del parere che la decisione di porre fine alla propria vita in determinate situazioni è proprio una scelta personale, dettata dal voler vivere una vita dignitosa. Potremmo parlare della questione fino a farci venire la nausea, ma chi più di tutti può conoscerne la giusta risposta è chi vive sulla propria pelle questo infinito problema. Ognuno di noi nasce libero e vivendo da persone libere dovremmo anche poter decidere liberamente di cosa sia più giusto per la nostra vita, anche la morte stessa!!!

La Chiesa e i cattolici davanti alla sfida di dj Fabo

Sconfitta, silenzio e paura. C’è bisogno di questi tre elementi per cogliere le reazioni del mondo cattolico alla morte di Dj Fabo avvenuta stamane in Svizzera. La morte di un uomo, tanto più volontaria, è sempre una sconfitta. Silenzio. “Se non siamo in silenzio davanti al dolore di un ragazzo e alla sua sofferenza quando lo facciamo? Serve rispetto” risponde Mons. Galantino a chi gli chiede un commento. Paura. La paura di ripetere errori del passato, come nel caso Englaro, alimentando il chiasso mediatico e rischiando di esasperare il dibattito tra due mondi che da tempo cercano una mediazione sul tema del fine vita, in Parlamento così come nelle parrocchie.

Non è un caso dunque che a caldo Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, commenti la morte del ragazzo cieco e tetraplegico in seguito a un incidente stradale auspicando che: “si apra in Parlamento un dibattito largo e ampio tra le forze politiche, non sulla scorta del clamore mediatico\”. Lo stesso clamore che secondo la senatrice iper cattolica Paola Binetti “potrebbe complicare l’iter della legge”. Ricordando che “ fu deciso all\’unanimita\’ che i testi che chiedevano una legge sull’eutanasia restassero fuori dalla discussione generale e non se ne tenesse conto.”

A sentire il mondo cattolico infatti i margini per un dialogo ci sono esclusivamente nel perimetro dell’accanimento terapeutico, oltre non si va. “La morte di Dj Fabo non c’entra nulla con il ddl perché non si legifera sul suicidio assistito” ci tiene a precisare Maurizo Calipari, portavoce di Scienza e Vita. “Per la chiesa il fine vita scaturisce da una sana relazione medico-paziente. Neppure sull’idratazione e alimentazione somministrate artificialmente che sono nel DDL si può essere d’accordo” dice “su questo la Chiesa è stata chiara sin dal 2007 in un documento della Congregazione della dottrina delle Fede: l’alimentazione e idratazione essendo supporti vitali essenziali non terapie vanno sempre somministrate a meno che non dovessero diventare inutili in casi clinici particolari o fossero addirittura causa di ulteriore sofferenza in prossimità della morte” . Insomma si può ammettere il rifiuto al cibo e all’acqua solo in casi particolari e comunque quando la morte non è cercata.

Il silenzio delle sfere vaticane non implica che la stampa cattolica non entri nel dibattito con le sue riflessioni interrogando direttamente lo Stato laico chiamato a tutelare la vita. Così Marco Tarquinio direttore di Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, in un video-editoriale chiede “rispetto anche per i malati e le famiglie che vivono condizioni difficili” e mette in guardia da chi vorrebbe strumentalizzare la vicenda di Dj Fabo \”perché anche in Italia la morte diventi un\’esperienza a comando\”.

Nella variegata galassia cattolica si riscontrano diversi atteggiamenti. “Ho letto degli appelli di cattolici che si rivolgevano a Fabiano per fargli cambiare idea, mi veniva un sorriso amaro…io trovo controproducente per i sedicenti protagonisti del dibattito mettersi sul balcone e dall’alto giudicare chi deve andare all’inferno” continua ancora Calipari.

Ecco il rischio che si adombra: la paura di un linguaggio da social network, entrare nel tritacarne della discussione sull’eutanasia elargendo o negando patenti di moralità, dividendo il mondo tra buoni e cattivi. “Ma i cattolici hanno il dovere di dire la verità sull’uomo!” mi dice al telefono Costanza Miriano, scrittrice cattolica che ha un vasto seguito tra i movimenti come Neocatecumenali e Comunione e Liberazione.

“Insieme a degli amici avevamo anche pensato di fare una catena di preghiera per Dj Fabo sperando che cambiasse idea, ma poi non c’era tempo e forse non era neppure giusto dato che avrebbe aizzato polemiche e sulla morte di un uomo non si può fare polemica, ma si deve ragionare. Perché legiferare sulla morte è pericoloso. Si mette in mano allo Stato un’arma enorme, difficile da controllare. Guarda cosa è successo in Belgio, in Danimarca con le loro leggi sull’aborto e l’eutanasia: non nascono più bambini down… come se non meritassero la vita. Il punto è proprio questo: il dolore, la malattia e la morte sono le grandi rimozioni di oggi. Se vivi la vita sempre come una continua performance quando poi non sei all’altezza di quello standard desideri la morte… Desiderare la morte è normale ed umano, ma che ne sappiamo cosa accade nelle pieghe del mistero di ogni vita?”

Si capisce che davanti alla richiesta di “normare un mistero” il mondo cattolico entri in subbuglio e s’interroghi. A maggior ragione oggi con il pontificato di Papa Francesco in prima linea contro “la cultura dello scarto”. L’arma della misericordia e la rinnovata attenzione agli esseri umani suggeriscono ai cattolici di procedere “caso per caso” nel rispetto degli omosessuali, dei conviventi e delle donne che hanno abortito. In questo senso il tweet di Famiglia Cristiana oggi rivela la difficoltà della chiesa di parlare alle persone che stanno soffrendo le condizioni di Dj Fabo: \”Eutanasia, addio Fabo, e perdonaci perche\’ non siamo riusciti a darti nessuna ragione per vivere\”.

“C’è un problema di “prossimità” della chiesa nei confronti delle persone come Dj Fabo?”chiedo a un parroco della periferia romana “Sicuramente. Forse se Fabiano nel suo percorso di vita avesse incontrato un cristiano che riusciva a comunicargli o testimoniargli la dignità della sofferenza non avrebbe compiuto questa scelta”. “Una sorta di rapporto medico-paziente come per il fine vita…” “Io mi troverei in seria difficoltà a non dare l’assoluzione a un parente che ha accompagnato alla morte volontaria un caro… ma tutto proviene dal dialogo tra il confessore e il confessato, nella relazione con Dio”

In un dialogo pubblicato oggi su www.ucsi.it unione cattolica della stampa italiana, un francescano e un gesuita (le due anime forti della chiesa di oggi) si confrontano su come i media, ma in fondo la chiesa stessa, debba parlare dell’eutanasia e della morte. “Mi chiedo e ti chiedo” dice il francescano “come far si che i nostri contemporanei possano tornare a scoprire il senso anche della morte così come ha fatto il serafico San Francesco: \”Laudato si\’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po\’ skappare….\”?

Sarà questa ora la sfida della chiesa guidata dal primo Papa gesuita di nome Francesco?

huffingtonpost.it

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