\”Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c\’è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci.\” Rita Atria
Rita nasce a Partanna nel 1974 e muore suicida un pomeriggio del 26 luglio 1992 a Roma. La vita della giovane è scandita dalla guerra di mafia che negli anni 80 insanguina la Sicilia, siamo infatti nel pieno di quella che investigatori e studiosi del fenomeno chiamano la seconda guerra di mafia, per questo motivo a soli undici anni perde, ucciso dalla mafia, il padre Vito, noto mafioso della famiglia Partanna.
Rita, giovanissima si lega affettivamente a Nicola Atria, suo fratello maggiore e a Piera Aiello. Nicola è un mafioso ma si fida della piccola Rita, lei sa tutto, sa ogni movimento criminale di Partanna, conosce gli affari e le dinamiche. Nel giugno 1991 Nicola Atria verrà ucciso dalla mafia. Rita si trova in un baratro, Piera Aiello decide di collaborare con la giustizia, e Rita a soli 17 anni decide si seguire la cognata Piera entrambe fondamentalmente cercano giustizia per quegli omicidi.
Il primo a raccogliere le dichiarazioni di Rita sarà Borsellino, da cui partono indagini importanti tra cui quelle verso Vincenzino Culicchia, per trent’anni sindaco di Partanna. Per Rita Borsellino è una figura di riferimento ed anche Falcone non è da meno ecco cosa scrive sul suo tema di maturità in merito alla strage di Capaci: “L’unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo.”
Rita si fida dei magistrati del pool dell’antimafia, e male accoglie il colpo dell’attentatuni, ancora peggio accoglierà quello della strage di via d’Amelio. Una settimana dopo la strage, Rita Atria si uccise a Roma, dove viveva in segretezza, lanciandosi dal settimo piano.
Rita Atria per molti rappresenta un\’eroina, per la sua capacità di rinunciare a tutto, finanche agli affetti della madre (che la ripudiò e che dopo la sua morte distrusse la lapide a martellate), per inseguire un ideale di giustizia attraverso un percorso di crescita interiore che la porterà dal desiderio di vendetta al desiderio di una vera giustizia. Rita (così come Piera Aiello) non era una pentita di mafia: non aveva infatti mai commesso alcun reato di cui pentirsi. Correttamente ci si riferisce a lei come testimone di giustizia, figura questa che è stata legislativamente riconosciuta con la legge 45 del 13 febbraio 2001.
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La commemorazione nel 19° anniversario della sua scomparsa si terrà a Roma, martedì 26 luglio, alle ore 18, davanti al n° 23 di viale Amelia. Con don Luigi Ciotti di Libera, il giornalista Pino maniaci dell\’emittente antimafia di Partinico \”Telejato\”; l\’attrice e scrittrice Dale Zaccaria e il regista Stefano Pierpaoli, la violinista Antonella Serafini ed altri ospiti.
info: Associazione Antimafie \”Rita Atria\” – www.ritaatria.it