San Luca, Comune della provincia di Reggio Calabria, la cosiddetta capitale della \’ndrangheta calabrese. Il giorno dopo le elezioni, a differenza di tutti gli altri comuni dove si contano le schede e vincitori e vinti esultano o si rammaricano per i risultati, a San Luca non ci sono nè vincitori nè vinti, almeno politicamente parlando perchè in questo Comune, sciolto più volte per infiltrazioni mafiose e commissariato, nessuno aveva avuto il coraggio di candidarsi tantè che nessuna lista elettorale era stata presentata, almeno in modo ufficiale. Si perchè di fatto una lista c\’era, invisibile ma presente, quella della \’ndrangheta che, come sempre accade qui, vince su tutto, sulla paura, sullo Stato, sulla democrazia e sulla libertà! Quì nulla è cambiato, nulla cambierà perchè finchè lo Stato non si alleerà con i cittadini calabresi, la \’ndrangheta vincerà sempre in questo posto dimenticato da tutti, meno che dalla \’ndrangheta!
Elezioni, la “vendetta” di San Luca (RC): nessun candidato. “E’ la nostra protesta contro lo Stato”
Insieme alla vicina Platì, San Luca è una delle capitali della ‘ndrangheta. Conosciuta in tutto il mondo per la faida culminata nella strage di Duisburg, dal 2013, dopo lo scioglimento per mafia e l’arresto del sindaco, è retta da un commissario. E lo sarà anche dopo questa domenica elettorale perché in paese, meno di 4000 anime, nessuno si è voluto candidare né presentare una lista. Se a Platì le liste elettorali sono finite nel mirino della commissione Antimafia, San Luca ha deciso di rinunciare direttamente alla democrazia. Perché “tanto è uguale”, come dicono alcuni cittadini radunati intorno alla telecamera. Sanno bene che il destino di qualsiasi sindaco eletto è lo scioglimento “perché ti trovano un nonno o uno zio pregiudicato”. “San Luca è stata fondata da sette famiglie. Siamo tutti parenti”, si difendono. Secondo loro, la mafia in paese non c’è: “Qui c’è solo fame”. E tutte le vicende che dimostrano il contrario? “Voi giornalisti scrivete quello che vi dice la Buoncostume”, tagliano corto. Meglio parlare di politica. “Una volta eravamo la roccaforte del Partito comunista, ora non c’è più neanche la sede del Pd perché quattro dirigenti venuti da fuori la tengono chiusa”. Dopo le sconfitte di Platì e Rosarno, dove alle amministrative i Dem non avranno nessuno, il fallimento di San Luca è ancora più pesante perché la rinuncia alle regole del gioco democratico diventa un atto di ribellione contro le istituzioni. “Lo abbiamo fatto apposta a non presentare una lista”, dice un militante del Pd: “E’ la nostra protesta contro lo Stato che ha dimenticato questa città”