Serve poco da aggiungere a quanto dato dalle notizie di oggi, non è una novità ma è la continuità, il fatto che ancora si possa tranquillamente agire indisturbati dai luoghi dove si spera e si dovrebbe essere separati dalla società civile onesta. Un boss della \’ndrnagheta continuava, dal carcere, a dirigere lo spaccio di droga all\’esterno e tutto questo ovviamente permesso, e non potrebbe essere diversamente, dalla complicità di guardie carcerarie e chissà chi altro. Questo è la dimostrazione che il nostro paese non cambierà mai faccia sino a che si potranno permettere atti di questo genere che avvalorano solo il fatto che chi delinque, anche se arrestato, può continuare a farlo serenamente anche da dietro le sbarre, questo il nostro Ministro dell\’Interno dovrebbe saperlo e lo sa, ma è forse troppo preso da altri fatti politici e guerre di poltrone!
Blitz anti ’ndrangheta da Reggio Calabria a Roma: 37 arresti
Dal carcere boss dirigeva lo spaccio
Fermi in Calabria e nel Lazio: tra i reati contestati traffico droga, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, introduzione nello Stato di monete false
Dal traffico di droga alla rivelazione di segreti d’ufficio. E persino un boss che dal carcere dirigeva un giro di spaccio smistando «pizzini» fuori dalle mura dall’istituto di detenzione. È in corso dalle prime ore di martedì in provincia di Reggio Calabria ed in quelle di Roma, Verbania e Vibo Valentia una vasta operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio per l’esecuzione di 37 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti presunti appartenenti alla `ndrangheta. I provvedimenti sono stati emessi dalla Procura antimafia di Reggio Calabria, che ha anche disposto numerose perquisizioni. riguarda la Piana di Gioia Tauro, ed in particolare la zona di Cinquefrondi.
I reati contestati: c’è l’aggravante mafiosa
Il reato contestato alle persone fermate è l’associazione per delinquere di tipo mafioso, insieme a detenzione e porto di armi da guerra e comuni da sparo, ricettazione, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, furto, spendita e introduzione nello Stato previo concerto di monete falsificate e danneggiamento seguito da incendio: reati tutti aggravati dal metodo mafioso.
Nove fermati a Roma
L’indagine riguarda anche Roma e il Lazio. Nove le persone alle quali stanno notificando un’ordinanza di custodia cautelare , emessa dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia di Roma. Nell’ambito dell’operazione sono in corso anche numerose perquisizioni e sequestri di beni nei comuni di Roma, Tivoli, Guidonia Montecelio, Castelnuovo di Porto, Africo Nuovo e Bovalino, queste ultime nella provincia di Reggio Calabria. Per quattro dei 9 indagati destinatari delle misure cautelari, tutti di nazionalità italiana, l’accusa è di far parte, a vario titolo, di un’associazione per delinquere operante nella provincia di Roma, finalizzata allo spaccio di stupefacenti, provenienti dalla Calabria, con l’aggravante della disponibilità delle armi, dell’impiego di minorenni nell’attività di spaccio e di aver agevolato l’attività della ‘ndrangheta con articolazioni operanti in Calabria e nel Lazio per il controllo delle attività illecite sul territorio.
Traffici illeciti diretti dal carcere
Secondo gli inquirenti, a capo dell’associazione, ci sarebbe un 34enne, originario di San Luca (Reggio Calabria). All’uomo, contiguo alla cosca della ‘ndrangheta Nirta-Romeo-Giorgi è stata anche contestata l’intestazione fittizia di attività commerciali. A riscontro del fatto che l’attività illecita venisse condotta per conto della ‘ndrangheta, nel corso delle indagini, svolte dai carabinieri della compagnia di Tivoli, sono stati recuperati i «pizzini», manoscritti da un elemento apicale della ‘ndrangheta, attualmente detenuto in carcere, che contenevano delle «istruzioni» su come l’organizzazione dovesse muoversi nella gestione dei traffici illeciti.