La coscienza di ciascuno è impenetrabile, ingiudicabile da qualsiasi uomo. Ma le azioni no. Soprattutto quando si tratta di atti, episodi, appartenenze incontrovertibili. Non è accettabile assistere alla riabilitazione della memoria dei mafiosi dopo la loro morte, quasi alla loro santificazione. Non lo è soprattutto per le persone oneste, per chi vive nel rispetto della propria e dell’altrui dignità e libertà. Di colpo dopo la morte i mafiosi divengono persone che facevano del bene, degne di rispetto e preghiera, come se le atrocità compiute potessero cancellarsi con qualche cosiddetta opera di bene. Le persone oneste si dimenticano, si tengono nascoste, i delinquenti si celebrano!
La scelta del rettore del cimitero di Mazara del Vallo, don Nicola Misuraca, di celebrare una messa in memoria di Gaetano Riina, non è solo un episodio increscioso, è piuttosto un’azione che violenta la memoria delle vittime, la loro sofferenza, il loro dolore. L’ambiguità di alcuni uomini di Chiesa, l’equivocità dei messaggi che mandano dai loro pulpiti, storicamente acclarata e periodicamente ripetuta, è scandalosa, è oltraggiosa. I mafiosi sono stati scomunicati da Papa Francesco. Per la Chiesa questo significa che sono fuori dalla comunità cattolica. Sarebbe ora di buttarli fuori, con decisone, definitivamente, insieme a tutti i loro sostenitori ed affiliati, anche dalla società civile!