\”Una così bella valle, piena di cose da vedere e di esperienze da fare, eppure sono arrivati anche lì in Valle D\’Aosta, e ci sono arrivati da tanto tempo.
Purtroppo è così: fa ancora più effetto constatare quanto sia radicata la \’ndrangheta quando si tratta di territori che all\’apparenza paiono idilliaci e privi di ogni sorta di stortura.
Invece ci sono, sono lì con le loro trame, i loro affari, i loro soldi sporchi da ripulire e da reinvestire.
Inquinano, uccidono, si arricchiscono sfruttando come dei parassiti l\’intero corpo sociale. E sta a noi, tutti insieme, fermarli.\”
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Fonte Roberto Mancini per beppegrillo.it – La madre di tutti gli incendi valdostani scoppiò lunedì 23 maggio 1996 nel cantiere dell\’impresa Lapegna a Pontey, in località Champagne 41, quando sette camion andarono in fumo durante la notte. L\’impresario colpito si occupava di costruzioni edili e stradali e di sgombero neve. Gli automezzi, parcheggiati sotto una tettoia, andarono a fuoco contemporaneamente.
In seguito, il copione di prammatica, sempre identico: l\’impresario che dichiara di non avere nemici e di non essere mai stato minacciato né ricattato, l\’ovvia conclusione che gli inneschi usati presuppongono la presenza di almeno tre persone di buona capacità tecnico-criminale, la disamina degli affari e degli appalti del Lapegna.
Storie vecchie?
Quelle più recenti non sono consolanti, se esaminiamo gli ultimi anni.
Il 16 luglio 2005 fiamme ad una pizzeria di Pontey, vicino Châtillon, dove si trova anche una pista di go-kart. Il fuoco si sviluppa all\’alba, proviene dall\’esterno e determina l\’esplosione delle tubature del gas, per cui l\’edificio è interamente sventrato. I proprietari sono i fratelli Fusaro, già titolari di un\’impresa edile poi fallita, il cui nome era entrato nell\’indagine Lapegna. La Procura apre un fascicolo contro ignoti.
Il 9 gennaio 2007 bruciano un fienile e un deposito di attrezzi di un\’azienda agricola di Issogne di proprietà dei fratelli Giulio ed Adriano Pinet, le fiamme sono sicuramente dolose ma si tratta di un \”atto atipico\”, come dichiarano i carabinieri, perché l\’incendio divampa verso le 7,30 del mattino, mentre chi desidera intimidire in genere agisce di notte.
Pochi mesi prima, il 6 novembre 2006, gli stessi Pinet avevano rischiato di perdere 30 mucche, ospitate nell\’azienda di Giulio Bechaz a Verrès, ma in questo caso le cause del rogo sembravano casuali. «Forse un contatto nelle scatole di derivazione elettrica», dicono i vigili del fuoco, mentre i Pinet respingono quest\’ipotesi e non hanno alcun dubbio a dichiararsi oggetto di persecuzione: «Non abbiamo mai fatto del male a nessuno, abbiamo sempre trattato bene tutti, compresi i dipendenti stagionali».
Stavolta tocca a un\’azienda di legnami con annessa segheria. E\’ la notte di domenica 11 marzo 2007 quando va a fuoco il deposito di tronchi di Walter Dal Canton, in regione Champagne a Villeneuve. L\’incendio è gigantesco e per spegnerlo i vigili del fuoco lottano tutto il giorno, mobilitando anche due elicotteri della Protezione civile che rovesciano acqua e schiumogeni dal cielo. Il pericolo è grande perché la segheria in fiamme confina con il deposito carburanti della \”Villeneuve Petroli\”, la cui palazzina degli uffici è lambita dal fuoco: in caso di esplosione delle cisterne interrate di gasolio, le conseguenze potrebbero essere disastrose. Sgomberate le15 famiglie della vicina frazione Trepont, strada statale interrotta, alla fine di un giorno di angoscia e mobilitazione i danni si quantificano in circa 250 mila euro. Poiché dare fuoco ed una catasta di enormi tronchi non è impresa tecnicamente facile, anche in questo caso si ipotizza una mano criminalmente esperta. C\’è anche una testimonianza, quella del figlio del titolare, che afferma di aver visto verso le 8,20 del mattino un individuo aggirarsi tra le cataste di legname, e in seguito darsi alla fuga su un\’auto che lo attendeva nella vicina statale.
9 Novembre 2007, va misteriosamente a fuoco un deposito di materiali e foraggio di proprietà di Maurilio Firmino Borettaz di Issogne, secondo i primi accertamenti dei vigili del fuoco, che lavorano tutta la mattina per spegnere le fiamme, potrebbe trattarsi di un atto doloso.
Il 2008 esordisce il 17 gennaio, quando ignoti ladri fanno sparire un bulldozer del peso di circa cento quintali dal cantiere di Chambave della \”Cogets\” dell\’impresario Flavio Bertino di Quincinetto.
Sette giorni più tardi, il 24 gennaio continua con un incendio doloso in panorama urbano, in via Cerise, dietro il tribunale di Aosta, dove vanno a fuoco due auto.
Dopo nemmeno un mese, nella notte tra il 12 e il 13 febbraio, sparisce un altro escavatore a Donnaz, qui il danneggiato è l\’impresario Gianluca Berger.
Pochi mesi dopo, il 22 giugno va a fuoco un escavatore a St-Rhemy-en-Bosses, l\’impresa colpita è quella Fabiani – Camputaro, naturalmente, non ha mai avuto problemi con alcuno. Chi ha appiccato le fiamme è non solo esperto di incendi, ma anche del tipo di macchina colpita, che viene danneggiata irrimediabilmente nelle saldature dei bracci addetti al sollevamento dei carichi.
Tra il 4 e il 5 ottobre vanno a fuoco tre auto in località Pian Felinaz, alle porte di Aosta, incendio sicuramente doloso per i cartoni posti sotto una di esse..
Il 6 novembre scoppia un incendio sicuramente doloso all\’interno di un negozio di bomboniere e articoli da regalo in via Bréan ad Aosta.
Finale di annata pirotecnico: a dicembre, nel giro di 15 giorni, scoppiano due incendi che mettono nel mirino il magazzino comunale di Saint-Vincent. Il primo, verso la metà del mese, danneggia un\’autorimessa dove sono custoditi materiali per la manutenzione stradale e pneumatici. Il secondo, dopo circa due settimane, manda in cenere all\’interno del deposito comunale adibito a parcheggio due scuolabus e un automezzo per trasporto disabili. Sara Bordet, sindaco di St-Vincent: «È impossibile che possano verificarsi due coincidenze fotocopia nel giro di così poco tempo».
2009
Il 20 gennaio va a fuoco in via St-Martin-de-Corléans, ad Aosta, il magazzino di Francesco Grillo, artigiano decoratore, Il fuoco è partito dall\’esterno ed è filtrato sotto la porta grazie ad una sostanza infiammabile, per cui la sua origine è sicuramente dolosa. Il fumo delle vernici origina una nube tossica che preoccupa le autorità per alcune ore.
Il 23 febbraio in frazione Plaine Dessous di Nus vanno a fuoco due escavatori della ditta edile Brulard, quasi sicuramente si tratta di un tentativo di estorsione, le modalità criminali sono da professionisti.
Il 10 marzo rogo anomalo di una Fiat Panda parcheggiata abitualmente dal proprietario presso lo stadio del comune di Villeneuve. Malgrado le fiamme si sprigionino nel pomeriggio, si sospetta un intervento doloso.
Ventiquattr\’ore più tardi, l\’11 marzo, vengono danneggiati da un rogo doloso due escavatori in frazione Rovarey di Nus, i mezzi appartengono all\’impresa \”Mochettaz\”. All\’interno dei resti della cabina viene rinvenuto un seghetto non appartenente alla ditta, qualcuno ha tagliato i tubi dell\’alimentazione che portano il gasolio per alimentare le fiamme e per maggiore sicurezza ha fatto saltare il lucchetto che chiudeva il vano motore. Le due macchine erano parcheggiate all\’aperto, sul greto della Dora, alla ripulitura del cui letto erano impiegate.
Il giorno dopo interviene Angelo Lain, presidente del Cov (Consorzio imprese associative) che raggruppa 18 società con circa 600 dipendenti: «Quanto successo nel cantiere di Mochettaz è un episodio che fa riflettere, ma che fa perdere la serenità e la voglia di continuare ed esercitare l\’attività imprenditoriale in Valle d\’Aosta». Lain è anch\’egli imprenditore del settore in quanto titolare del Civa (Commercio inerti Valle d\’Aosta) e così ribadisce: «C\’è un assoluto bisogno di fare chiarezza e di capire se siamo finiti nel mirino di nuove attività criminali che si sono infiltrate nella nostra regione». Come sempre accade in Valle, il lavoro del settore è condizionato da accordi con la Regione, le imprese associate recuperano il materiale dal fiume dietro precise concessioni rilasciate in cambio di denaro alla pubblica. Amministrazione. Prosegue Lain: «Non mi risulta che questo metodo sia contestato da qualche associato, alla fine della filiera ognuno incasserà il dovuto, tutti sono soddisfatti di questa ripartizione». La ripulitura del fiume è un affare milionario, si estrae materiale inerte che, lavorato, viene a costare circa 4 euro al metro cubo, per cui il guadagno è elevato.
Lo stesso 11 marzo un rogo doloso in un bosco nei pressi del comune di Montjovet impegna duramente forestali e pompieri, sono coinvolti e devastati circa 800 metri quadri di querce.
Il 14 agosto un camion Mercedes e una betoniera vanno fuoco in una piazzola vicino al ponte di Batz, all\’incrocio tra la strada regionale di Valpelline e il bivio per Roisan. Appartengono all\’impresa edile \”Carmine Russo\” di Pollein. Chi ha distrutto i mezzi, ha appiccato il fuoco gettando benzina sopra e all\’interno della betoniera, l\’operazione non sembra opera di professionisti di grande competenza criminale e poi i titolari sono netti: «Non abbiamo mai ricevuto minacce o richieste di pizzo».
Torniamo alle segherie, il 26 agosto a Saint-Marcel si incendia la falegnameria-mobilificio di Alessandro Morabito, un artigiano del legno più volte premiato alla Fiera di Sant\’Orso, secondo i pompieri le fiamme sono partite da due punti diversi ed è assolutamente esclusa la possibilità di un corto circuito. Più prudente la questura, che sottolinea di non aver rinvenuto sul posto materiali combustibili. Minacce forse? In passato il titolare aveva subito atti vandalici di lieve entità, porte divelte e vetri rotti, ma niente che potesse essere definito come un \”grave atto intimidatorio\”.
Il 23 ottobre 2009 in frazione Gattinery di Gaby vanno a fuoco un furgone Daily e una Mitshubishi di proprietà di due artigiani, titolari della falegnameria \”Hotz-Land\”, Parisio e Cipriani. Non è la prima volta che la loro azienda subisce incendi, nello scorso giugno 2009 aveva preso fuoco un silos di materiale legnoso di recupero. La ricostruzione dell\’attentato alle auto appura che esse, dopo essere state coperte di una polvere incendiaria usata per accendere le stufe a legna, sono state incendiate a distanza tramite un innesco telecomandato o a tempo.
Nell\’anno 2010 i vigili del fuoco inviano alla Procura di Aosta 32 segnalazioni contenenti informative di reato. Il che vuol dire che, a loro avviso, è necessario indagare ulteriormente, in quanto gli incendi potrebbero essere nati da modalità dolose. Sono stati incendiati: dodici cassonetti, nove autovetture, due furgoni, due abitazioni, due rotoballe, due depositi, un\’autorimessa, un container e un fienile.
Il 17 marzo a Roisan, frazione Closellinaz, va a fuoco una Peugeot verso le 3.30 del mattino.
L\’8 aprile, a Challand-St-Victor, tra le frazioni Nabian e Villa una Fiat Panda si incendia nel tardo pomeriggio.
L\’11 aprile va a fuoco una Subaru Station Wagon in frazione Derby di La Salle: le fiamme si sprigionano dopo mezzogiorno e danneggiano anche una seconda vettura parcheggiata lì vicino.
Il 17 aprile verso le 23 le fiamme danneggiano una seconda station wagon, questa volta si tratta di una Kia, siamo in frazione Moulin di Aymavilles.
26 agosto: va a fuoco un\’Alfa Romeo spider in località Roppoz di Porossan, ma gli autori vengono individuati: si è trattato di un atto di gelosia da parte di una troppo gelosa e impetuosa fidanzata.
Domenica 2 ottobre: tanica di benzina ad accendino, più scritte sui muri, davanti alla \”Edilsud\” di Giuseppe Tropiano. L\’incendio è solo minacciato, è uno degli episodi da cui prenderà il via l\’indagine \”Tempus venit.\”
Il 29 ottobre, a Pontboset, incendio di una Fiat Punto parcheggiata sulla strada di Champorcher.
Sabato 4 dicembre va a fuoco una Panda ad Ollomont, in frazione Vaud. L\’auto era parcheggiata all\’interno di un deposto di legna, ed anche questa struttura viene distrutta dalle fiamme.
Mercoledì 22 dicembre: prende fuoco al Pont Suaz di Aosta una Fiat Punto che era stata rubata in viale delle Betulle. Il furto era stato denunciato circa quattro ore prima del ritrovamento.
Nel 2011 le informative di reato presentate dai vigili del fuoco alla procura di Aosta sono state 34, si ipotizzano incendi dolosi nei seguenti casi: dieci cassonetti, cinque autovetture, cinque abitazioni, tre fienili, tre boschi e sterpaglie, due cartoni davanti a negozi, un\’autorimessa, un incendio di rotoballe, una catasta di legna, uno scantinato, un quadro elettrico e i locali di una banca.
1 febbraio: cinque cassonetti vanno a fuoco in piazza san Francesco ad Aosta e in via Guido Rey.
L\’8 febbraio prende fuoco un bosco vicino al Col di Joux sopra St-Vincent. Le fiamme, di grandi dimensioni, si sono sprigionate da un villaggio vicino, la stagione invernale sconsiglia l\’interpretazione dell\’autocombustione.
23 marzo: incendio sotto l\’impianto della telecabina di Dolonne a Courmayeur, si ipotizza un mozzicone di sigaretta lanciato da un turista.
8 maggio: quattro molotov incendiarie vengono lanciate contro la filiale della banca Unicredit di corso Padre Lorenzo ad Aosta. In un primo momento la Digos ipotizza una matrice politica di tipo anarchico, la Procura ridimensiona il reato in semplice danneggiamento. L\’autore è un giovane aostano che ha agito per \”problemi personali\”.
L\’11 settembre incendio a un escavatore Archeos di Luigi Monteleone, presso il castello di Quart. Si indaga sul fatto criminoso nell\’ambito dell\’indagine \”Tempus venit\”.
19 settembre: «Fieno in fiamme sotto la pioggia» titola con spirito \”La Stampa\” di Torino nelle sue pagine regionali. Siamo in frazione Prarayer di St-Marcel, vanno a fuoco circa 30 rotoballe.
5 ottobre: prende fuoco un furgone Fiat Fiorino in frazione Vurvian di St-Marcel.
Il 19 novembre va a fuoco un camper in frazione Frayé a Verrayes, sembra assodato il guasto all\’impianto elettrico.
16 dicembre: vanno a fuoco 300 rotoballe di un fienile in frazione Viering di Champdepraz, danni notevoli alla struttura.
29 dicembre: incendio nel negozio \”Kose Belle\” a St-Cristophe, subito emerge che è stato un dipendente.
Il 2012 non sembra un anno di tutto riposo.
Il 17 aprile incendio doloso al Suv di un consigliere comunale a Challand St Victor. È andata a fuoco in un parcheggio in frazione Nabian la BMW X3 del consigliere comunale Vittorio Campeotto, eletto nella lista della sindachessa Gabriella Minuzzo.
Martedì 18 aprile: su \”La Stampa\” di Torino, nelle pagine regionali: «È ufficiale, la ricerca commissionata dall\’Anci e svolta dal linguista Enzo Caffarelli ha concluso i suoi lavori: il cognome più diffuso ad Aosta (36 mila abitanti circa) è Mammoliti, al secondo posto Fazari, al terzo Giovinazzo, al quarto Raso. Solo sesto il primo cognome valdostano: Bionaz, in netto calo tutti i cognomi di origine francese e franco-provenzale. Il trionfo dei cognomi calabresi nella classifica dei \”top ten\” è consolidato da Romeo, Agostino e Tripodi.
Sabato 19 maggio: rogo a La Salle, incendiata l\’auto di un\’allevatrice, una Fiat Punto parcheggiata in frazione Chez Borgne. Incendiata anche una catasta di legna, la dimensione delle fiamme è notevole.
Martedì 1 giugno: la presenza della ndrangheta in Valle d\’Aosta è confermata dai vertici delle forze dell\’ordine.
Secondo il questore di Aosta Maurizio Celia e il comandante dei carabinieri, Guido di Vita, «In Valle d\’Aosta esiste un \”locale\” di ndrangheta per dare assistenza ai latitanti».
Le affermazioni sono state rese durante un\’audizione resa alla commissione regionale antimafia, istituita dal consiglio regionale lo scorso 22 gennaio ed insediatasi il 1 marzo 2012. Si tratta di una svolta clamorosa, e la memoria corre grata al procuratore Mario Vaudano che, nel lontano 1992, unica voce inascoltata, isolata e spesso diffamata, dichiarò in un\’intervista di commiato al Corriere della Sera: \”Aosta, mafia di montagna. La popolazione ha poco senso civico e questo significa garanzia d\’impunità\”.
In proposito, nel 2005, così dipingevano la situazione valdostana il deputato Roberto Nicco e l\’allora senatore Carlo Perrin, eletti da uno schieramento riconducibile grosso modo al centro-sinistra: «Un sistema politico arrogante e pericoloso, di metodi clientelari, di mancanza di rispetto delle libertà individuali e collettive, di controllo della politica sulle libertà amministrative, economiche e personali».
Lunedì 4 giugno: rogo di tre auto al quartiere Dora di Aosta, nel cortile interno di via Buthier 10. Le fiamme si sono sprigionate da una Seat parcheggiata nel cortile, raggiungendo i piani alti del condominio. Il pericolo è stato notevole, poiché le case non posseggono allacciamento centralizzato alla rete di metano e molti balconi sono forniti di bombole di gas esterne.
Il giorno del rogo una cronista di un settimanale locale, recatasi a fotografare le auto incendiate, viene minacciata da alcuni giovani del quartiere.
In conclusione dunque, qualora i fenomeni elencati non fossero riconducibili all\’azione pianificata di un un\’unica organizzazione criminale, comunque sarebbero almeno indice di una vasta propensione alla concorrenza economica di tipo delinquenziale.
Per intanto di sicuro c\’è solo il fatto che un incendio è sempre un atto intimidatorio e che di tutti gli avvenimenti elencati non si conosce ancora la risposta giudiziaria.
Minimi episodi criminali possono nascondere contenuti massimi. Con questa logica vanno esaminati gli episodi narrati, magari ricordando queste due riflessioni di Hannah Arendt:
«I mali minori preparano i mali peggiori» e «La giustizia non solo va fatta, ma si deve anche vedere».