Riportiamo un articolo del quotidiano online Strilli.it dell\’11 settembre 2008: intervista al questore di Reggio Calabria.
di Angela Chirico ed Antonio Aprile – Le Istituzioni si mettano a disposizione della gente, operando in sinergia e garantendo, accanto agli atti repressivi, anche risposte efficienti ed efficaci. Santi Giuffrè, questore di Reggio Calabria, tratteggia così la strategia necessaria a coinvolgere la comunità cittadina in un percorso di affrancamento dal crimine organizzato. Sarà questo il fondamento- dice- di quella svolta culturale imprescindibile per mutare l’ attuale clima di connivenza, fatto di omertà e di sfiducia nei confronti dello Stato. Giuffrè, 57 anni, originario di Termini Imerese, è alla guida della Questura reggina dall’ 8 Gennaio 2008. In precedenza, ha ricoperto l’ incarico di questore di Messina per 3 anni, firmando importanti operazioni antidroga (tra cui “Due Sicilie”, “Villaggio Aldisio”, “San Matteo”, “Piazza Grande”) . Il suo impegno contro le organizzazioni mafiose si è invece concretizzato nelle operazioni “Arcipelago”, “Nemesi”, “Anaconda”, “Ghost” e \”Staffetta\”. Giuffrè si è inoltre cimentato con successo anche nel settore dell\’abusivismo edilizio con la nota inchiesta \”Oro Grigio\”, indagine che ha illuminato gli oscuri meccanismi deviati che hanno determinato il cosiddetto \”sacco edilizio di Messina\”. Tra gli inquisiti, anche politici e funzionari pubblici della città dello Stretto.
Questore, che differenze rileva tra la situazione calabrese e quella siciliana?
«Io ho una formazione professionale quasi esclusivamente siciliana e quindi conosco quella Regione molto bene. Probabilmente lì ci sono stati momenti di drammaticità maggiori, per cui come sempre accade in questi casi più si va a fondo e più si sente l’esigenza di riemergere. Le stragi di Palermo sono state il massimo della sfida di Cosa Nostra e hanno portato alla ribellione delle coscienze civili e a un impegno forte dello Stato, che ora vediamo anche qui in Calabria, alla pari».Ritiene che i calabresi siano troppo rassegnati?
«Probabilmente questo avveniva in passato, forse anche per il fatto di non aver vissuto quei punti massimi di aggressione al sistema che ci sono stati in altre zone».Con l’avvento del nuovo esecutivo nazionale si parla molto di emergenza sicurezza. Com’è la situazione in questo territorio e cosa pensa del pacchetto sicurezza e delle varie misure come i “sindaci sceriffi” e l’utilizzo dell’esercito?
«La legge dello Stato è applicata su tutto il territorio nazionale, spetta poi all’esecutivo e a chi è preposto a questi compiti calibrarla sulle singole realtà dove si è costretti a operare. Evidentemente i nostri problemi non sono quelli del Nord, che esistono, sono altrettanto gravi e meritano quindi la giusta attenzione. Io credo che qui ci sia più bisogno di investigazione. Non dobbiamo dimenticare però, che se la risposta dello Stato in termini repressivi è stata sempre adeguata e forte e ci ritroviamo al punto di partenza, accanto all’elemento investigativo, che va mantenuto se non migliorato, bisogna pensare anche ad altri aspetti . Investire in trasparenza e credibilità, ad esempio, è importante e credo che questo sia il compito un po’ di tutti noi».Il cittadino si fida delle istituzioni?
«Io credo che su questo campo siamo ai blocchi di partenza, in effetti. Parlavo poc’anzi di credibilità e trasparenza. Credo che il compito di persone che rappresentano le istituzioni come me debba essere soprattutto quello di investire in questa direzione in modo che la gente sia convinta di poter veramente avere a che fare con uno Stato che sia in grado e abbia la volontà di assumere un volto repressivo con i criminali e uno di dialogo con le persone perbene».Dopo i recenti arresti eccellenti di Nirta e Coluccio, cosa si profila all’orizzonte?
«Intanto questo ci fa capire che c’è tanto lavoro da fare. I latitanti sono ancora numerosi. Nel solo mese di Luglio solo la questura ha fatto una ottantina di arresti e tre grandi operazioni, una delle quali, quella del Porto di Gioia Tauro, che io ritengo storica. L’arma dei carabinieri ha arrestato questi due latitanti. Sono tasselli importanti, medaglie dello Stato che vanno poi mantenute con l’impegno costante. E anche dialogando con la gente ed essendo credibili».La gente oggi ha molta paura di parlare, si può giustificare questo timore?
«Io credo che ogni cosa non venga dal nulla, quindi se c’è questa diffidenza ci sarà pure una ragione storica che, comunque, mi auguro sia in fase calante. L’evoluzione dei tempi porta in altre direzioni. Il confronto con la realtà europea di cui facciamo parte non ci lascia spazi per dire se conviene, se si può fare o no. Io credo che stiamo rinviando una normalizzazione che però è imposta dalle leggi di mercato e dalle leggi del mondo. Prima o poi anche l’uomo comune deve rendersene conto. Il sistema processuale è un sistema che prima o poi ti porta sul banco a fornire una testimonianza, però ci sono tante possibilità di dialogo che noi non disdegniamo. Ci sono molte forme di collaborazione che consentono minori esposizioni e di cui però non vedo tracce in questa realtà».C’è un problema con i testimoni di giustizia che non si sentono adeguatamente protetti e possono offrire un esempio negativo? Uno di loro, Pino Masciari, in una intervista ha detto: “Se siamo pochi è perché ci sentiamo poco tutelati…”
«Ogni caso è un caso personale e mi rendo conto che l’argomento dei testimoni di giustizia è delicato perché sono persone che sono sempre state dalla parte dei cittadini onesti e si sono ritrovate per fatti occasionali in situazioni difficili e a rischio. In molte occasioni, non mi riferisco assolutamente all’esempio che ha citato Lei, però, non sempre si è registrato un venire incontro alla disponibilità dello Stato da parte del singolo testimone di giustizia. Il problema è grande ma la verità, come al solito, non sta tutta da una parte».
Ciao Pino…
anche se non è nulla di concreto voglio dirti che ti penso sempre con tanto affetto e sono rassicurata che vicino a me ci siano persone valide e oneste come te..
un grande saluto a tutta la fam. Masciari
Ciao Pino!!!!!
Continuo a seguirti.. da sempre..
e spero insieme a te di riuscire
ad arrivare finalmente alla
libertà!! 🙂
un bacione
Pino!!
anche se non è possibile farlo fisicamente
ti seguo sempre, e voglio continuare a farlo.
Ciao Pino…è scontato, ma tu, Marisa, Francesco ed Ottavia siete nei miei pensieri e nelle mie preghiere…
Vi abbraccio
Simone (Acmos)
carissimo Pino…voglio dirti ancora una volta che sei stato, per il tuo forte senso civico,lo sei e lo sarai sempre la nostra guida attraverso questa società in cui troppe persone se ne fregano, troppe azioni vengono taciute, troppi uomini delle istituzioni sono corrotti.
Conosciamo il tuo stato d’animo e il peso che ti porti dentro, la sofferenza che sono costretti a subire i tuoi figli e tua moglie… ma se almeno con poche parole al giorno riusciamo a farvi sentire,non meno affranti, ma meno soli, allora mi impegnerò a scriverti quanto più io possa e a diffondere la tua storia, perchè è più giusto e più morale raccontare di te, della tua famiglia e del coraggio di un uomo onesto, che di altre cose superflue e banali che siamo abituati a sentire attraverso i media.
Ti abbraccio e ti penso con affetto
Marta (da Chieri)
Un’altra persona, un altro giorno…
un abbraccio