\” E\’ emergenza democratica in Calabria. L\’ennesimo vile attentato alle cooperative antimafia di Libera, questa volta a Isola Capo Rizzuto, pone una questione non più eludibile: la presenza effettiva dello Stato nella mia terra di origine. La \’ndrangheta ha il totale controllo del territorio: continuano ad imporre la loro legge, inesorabilmente. La Calabria è, ormai, una parte del Paese a sovranità limitata: questa situazione è indecente e non più sostenibile.
Questa classe politica imbelle e corrotta ha tradito la Costituzione repubblicana: ci sono intere regioni dell\’Italia in cui le mafie impongono le loro regole quotidianamente. Ci siamo stancati di vivere in una condizione di semischiavitù: ma siamo uomini o caporali?
Per quanto tempo ancora dovremo chinare la testa ed omaggiare i padrini delle cosche? Per quanto tempo ancora dovremo umiliare i nostri figli accettando di farli crescere in questa atmosfera irrespirabile. Basta. Basta. Basta!!
SE LA POLITICA E\’ COMPLICE DELLE MAFIE, TOCCA A NOI: ORGANIZZIAMO IL CORAGGIO DAL BASSO. FACCIAMO RETE. DENUNCIAMO I MAFIOSI. NON CI PIEGHIAMO A QUESTO ORRORE. PER VIVERE DA UOMINI LIBERI. PER MORIRE CON DIGNITA\’.
Pieno sostegno agli amici di Libera di Isola Capo Rizzuto. Sono con voi e pronto ad ogni genere di azione. Io a Crotone, come altrove, ho denunciato le cosche della \’ndrangheta e continuerò a farlo fin quando avrò fiato nei polmoni\”
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Fonte: Il Quotidiano della Calabria – In fumo l\’orzo della legalità. In fiamme il terreno confiscato alla cosca Arena. L\’area di Isola Capo Rizzuto è gestita da Libera. Il rogo è avvenuto in pieno giorno ad una settimana di distanza da un altro incendio che aveva distrutto cinque ettari coltivati a cicerchia. Due raid a distanza di una settimana sono troppi per evitare di pensare a delle mere coincidenze
ISOLA CAPO RIZZUTO (Crotone) – Dopo la cicerchia della legalità, nel mirino finisce anche l’orzo antimafia. Non c’è pace per i volontari di Libera al lavoro nelle terre tolte alla cosca Arena. Due raid a distanza di una settimana sono troppi per evitare di pensare a delle mere coincidenze. Nella fitta serie di attentati ai beni confiscati alle mafie e gestiti da Libera bisogna annoverare anche l’incendio, avvenuto ieri intorno alle 13,30, di 7500 metri quadrati, pari a un terzo di ettaro, coltivati a orzo sui terreni sottratti a un clan tra i più potenti della ‘ndrangheta. Lo scorso 2 luglio, invece, in seguito al pascolo abusivo di un gregge, erano andati distrutti cinque ettari su cui erano stati coltivati i legumi della legalità. Non era una coincidenza, allora, secondo il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, che riconduceva l’incursione a un elenco che comprendeva anche il tentativo di incendio degli aranci a Lentini, in Sicilia, e il rogo di dodici ettari di grano che sarebbero servita per realizzare i paccheri della legalità a Piganataro Maggiore, in Campania. Ieri, sempre nella località Cardinale, un nuovo incendio, divampato all’ora di pranzo. I referenti territoriali di Libera hanno richiesto l’intervento dei vigili del fuoco. Subito dopo i pompieri, che ritengono che il rogo potrebbe essere di origine dolosa, sono accorsi anche carabinieri e polizia, che hanno avviato le indagini. Per don Ciotti, sono i prodotti antimafia a «fare paura perché coniugano il gusto della qualità con la corresponsabilità» e pertanto «non si può più pensare a delle coincidenze». Ma torniamo a Isola Capo Rizzuto.
Il servizio completo, a cura di Antonio Anastasi, sull\’edizione cartacea di oggi del \”Quotidiano della Calabria\”.