Leggendo i giornali di oggi sembra che l\’arresto di alcuni esponenti dell\’Amministrazione Comunale di Marina di Gioiosa Jonica giunga inaspettato. Come se nessuno sospettasse delle pratiche poco cristalline del Sindaco e di alcuni assessori. Ma non è così. Nel piccolo paese di circa 7mila anime nel Reggino il legame tra uomini pubblici ed esponenti della criminalità organizzata locale era noto ai più. Per cinque mesi, a seguito delle risultanze investigative emerse dall\’operazione “Crimine” del 2010, funzionari mandati dal Prefetto hanno setacciato tra i documenti degli uffici comunali in cerca di irregolarità, di pratiche che testimoniassero il rapporto tra politici e \’ndranghetisti. Questo il mandato del prefetto, portato a termine dalla Commissione d\’accesso il 14 marzo, organo che ha il compito di relazionare al Ministero dell\’Interno. La relazione della Commissione è stata inviata al dicastero del Ministro Maroni, che proprio a giorni avrebbe dovuto esprimersi: sciogliere o meno l\’amministrazione comunale di Marina di Gioiosa Jonica.
Da oggi il destino del municipio sembra segnato. Sono le risultanze dell\’operazione “Circolo Formato” – conclusa dalla DDA di Reggio Calabria – a dare una probabile svolta alla decisione ministeriale. Tra le 40 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip spiccano i nomi di Rocco Femia, sindaco del paese calabrese esponente di una lista civica riconducibile al centrodestra; Rocco Agostino assessore alle Politiche sociali; Francesco Marrapodi in giunta con la delega ai Lavori pubblici ed urbanistici e Vincenzo Ieraci , assessore all\’Ambiente. L\’accusa è pesante: associazione a delinquere di stampo mafioso.
La cosca Mazzaferro è riuscita, secondo l\’accusa, a permeare i gangli della vita politica del piccolo centro reggino. Infiltrazioni nei lavori pubblici grazie alla gestione dei subappalti ma anche l\’appoggio all\’elezione del Sindaco Femia. Le due azioni sono naturalmente legate. Il sostegno alla volata elettorale di Femia sarebbe stata ricompensata grazie alla concessione di lavori pubblici a persone vicine alle cosche.
La \’ndrina, forte e radicata sul territorio, è stata colpita duramente da questa operazione. Sono stati infatti tratti in arresto i vertici dell\’organizzazione molti affiliati.
Per chi vive il territorio, la notizia suona come il completamento di un mosaico che trova le sue tessere nella quotidianità. Francesco Riggitano, responsabile di Libera Locride, ci racconta: “ la presenza e il radicamento della famiglia Mazzaferro trova conferme giorno dopo giorno. Incendi e avvertimenti intimidatori non sono altro che la dimostrazione del radicamento e del potere che le \’ndrine esercitano sul territorio”. Al dominio malavitoso che trova sponda nelle istituzioni Libera risponde con l\’impegno quotidiano: “Noi continueremo a portare avanti il progetto di educazione alla legalità per sensibilizzare la cittadinanza come continueremo a lavorare affinché i beni confiscati sul territorio – ad oggi nessuno è stato assegnato a Marina di Gioiosa Jonica – vengano restituiti ai cittadini”.
Alle dichiarazioni del responsabile di Libera accostiamo quelle di Pino Masciari, testimone di giustizia, che ribellandosi alle imposizioni delle \’ndrine è riuscito a far condannare molti esponenti della criminalità organizzata e, tra questi, anche esponenti del clan Mazzaferro: “Sono naturalmente felice di questa notizia, però mi chiedo come sia possibile che dopo anni di denunce e di operazioni, di processi e di condanne, i nomi alla fine siano sempre gli stessi. I processi per associazione a delinquere di stampo mafioso si rincorrono, si ripetono, si annullano. Per le mafie è una pacchia, per i cittadini una pena, per la giustizia è una tragedia\”.
tratto da Acmos.net