Esiste una data precisa dopo la quale la ‘ndrangheta non è stata più la stessa. L’11 dicembre del 1997 con il sequestro di Alessandra Sgarella si compie l’ultimo atto tradizionale dell’organizzazione criminale calabrese. Un episodio ricostruito anche dalle carte di Infinito, la maxi operazione, divisa in due tronconi, che nel luglio del 2010 ha svelato una volta per tutte la metamorfosi della ‘ndrangheta.
Ieri, si è svolta la prima udienza del processo ai 39 imputati che hanno scelto il rito ordinario. Un’inchiesta che, lo scorso febbraio, aveva già emesso un primo verdetto con la condanna a un anno e 8 mesi per due carabinieri, Francesco Antonio Policano e Vincenzo Fiscarelli, accusati di corruzione e favoreggiamento. Seduto nella gabbie per i detenuti della maxi-aula della prima Corte d’Assise e d’Appello di Milano, era presente anche l’ex direttore della Asl di Pavia Carlo Chiriaco. Secondo l’accusa, il manager sarebbe stato una «figura inquietante e paradigmatica» di amministratore pubblico in contatto con esponenti mafiosi.
In un’intercettazione agli atti dell’indagine, Chiriaco si vantava di essere un capo della «‘ndrangheta a Pavia». Tra gli imputati, ci sono anche Vincenzo Novella figlio del boss Carmelo ucciso nel 2008, Ivano Perego della Perego General Contractor e l’ex capo della ‘Ndrangheta in Lombardia, Giuseppe ‘Pinò Neri. Quest’ultimo non si è però presentato perchè, come ha spiegato attraverso una comunicazione scritta, non può «sopportare lo stress del viaggio e dell’udienza, prima della seduta di dialisi a cui mi devo sottoporre». Il legale di Pino Neri ha chiesto ai giudici di poter “regolare” il calendario delle udienze con la necessità del presunto boss, ora ai domiciliari per motivi di salute, di sottoporsi a sedute di dialisi e perciò ha anche chiesto che l’imputato possa fare la dialisi a Pavia e non a Voghera. I giudici hanno spiegato che decideranno dopo aver valutato le richieste di accusa e difesa sul punto.
A far discutere è la richiesta di Neri di trasferirsi proprio la Asl di Pavia, il cui ex direttore è alla sbarra nello stesso processo. Una relazione della prefettura del capoluogo lombarda recentemente ha sgombrato il campo da ogni illazione, affermando che la struttura non è inquinata da elementi malavitosi. Ma l’assenza più rumorosa è stata quella dei legali della Regione Lombardia che, al momento, non si è costituita parte civile. Al contrario della Regione Calabria e dei comuni di Bollate e, seppur a fatica, di Pavia. Prossima udienza, il 14 giugno. Per quella data il collegio ha previsto la presentazione delle istanze di costituzione come parte civile.
di Vincenzo Mulè (tratto da Terra News)