Lezioni sul fenomeno mafia nelle scuole primarie e secondarie, a partire dalla Lombardia. La proposta al ministro dell\’Istruzione Stefania Giannini parte dal presidente delle commissione regionale speciale antimafia Gian Antonio Girelli del Pd. Come opera? Quali legami tengono insieme i mafiosi? Quali danni produce all\’economia? Quali sono le mire della criminalità organizzata a quali sono i settori in cui riescono a farsi largo i mafiosi e con quali risultati? Domande alle quali dovrebbero rispondere uno o più moduli di lezione nelle scuole.
La lettera per lanciare il progetto è stata inviata nei giorni scorsi anche a tutti i parlamentari, a prescindere dallo schieramento di appartenenza. Dopo il voto unanime del Consiglio regionale che lo scorso 10 maggio ha approvato una risoluzione, su proposta della commissione speciale Antimafia che chiedeva di introdurre la lotta alla mafia nei percorsi formativi scolastici.
\”La conoscenza del fenomeno come quello mafioso che nel corso della storia del nostro Paese ha pesantemente inciso negativamente sul tessuto socio economico – scrive Girelli – è il primo passo sul quale costruire la consapevolezza della gravità del tema e la necessaria riposta che non può essere solo legislativa, ma anche culturale. Promuoverla nelle nuove generazioni significa incidere in modo decisivo sulle futuri classi dirigenti\”. Si tratta di una richiesta che viene da tempo dal mondo scolastico lombardo e che sottolinea l\’importanza di agire concretamente nel promuovere percorsi formativi di legalità.
L\’introduzione di ore di studio nelle scuole primarie e secondarie sarebbe anche un modo per fare sì che gli studenti di ogni ordine e grado possano informarsi su un fenomeno negativo come la mafia non solo attraverso le fiction tv, ma anche studiando di chi la mafia l\’ha combattuta anche a costo di sacrificare la sua vita. Spiegando nelle scuole cosa sono le organizzazioni mafiose, come operano e prosperano e che danni arrecano alla società. Con un approccio multidisciplinare, che parta da una lettura storica, ma che arrivi a contestualizzare il fenomeno ai giorni nostri. Anche in Lombardia. Con un taglio sociologico che non trascuri quello economico. Un modo di favorire una presa di coscienza, ma soprattutto di rompere il muro psicologico che per anni ha fatto considerare la criminalità organizzata di tipo mafioso come un problema delle regioni del Sud. Mentre sarebbe opportuno proporre agli studenti un racconto del fenomeno slegato da stereotipi ormai superati, che altrimenti spesso è affidato alle serie televisive di successo come Gomorra o I Soprano.
Per il presidente della commissione regionale Antimafia infatti, \”Se la mafia nel corso del tempo ha saputo sempre più radicarsi, trasformarsi, adattarsi alle trasformazioni e economiche è stato grazie all\’incapacità di coglierne la presenza e l\’azione, unitamente a troppe colpevoli connivenze od omissioni. Anche in territori come quello lombardo come tristemente dovrebbe insegnarci la storia degli ultimi cinquant\’anni\”. Da qui la formale richiesta al ministero dell\’Istruzione non solo di una riflessione sul tema, ma ancora di più per chiedere \”una concreta attuazione\”.
La risoluzione approvata dal Consiglio regionale lo scorso 10 maggio all\’unanimità impegnava la giunta regionale a chiedere al ministero dell\’Istruzione di \”integrare gli obiettivi specifici di apprendimento (Osa) del secondo biennio e del quinto anno dell\’insegnamento di storia per la scuola secondaria di secondo grado inserendo \”l\’origine e il ruolo delle mafie\” dopo \”lo sviluppo dello Stato italiano fino alla fine dell\’Ottocento\” e il tema delle \”mafie e dei fenomeni della contraffazione e della corruzione\” nei programmi del quinto anno dopo \”il terrorismo\”.
Mentre per quelli della secola secondaria di primo grado la proposta era di inserire interventi di educazione alla legalità e finalizzati alla conoscenza del fenomeno mafioso\”. Una richiesta che, però, finora era rimasta lettera morta. Per questo ora il presidente della commissione speciale Antimafia del Pirellone ha deciso di prendere carte e penna e scrivere direttamente al ministro Giannini.