Questa vuole essere una breve nota di una ragazza calabrese, una delle tante, che, assieme a tanti altri giovani resistenti, non vuole “PIEGARSI” alla ‘ndrangheta e ai mille compromessi che, giorno dopo giorno, mi si presentano.
Qui, in questa Calabria martoriata, è difficile per noi giovani generazioni assaporare quel profumo di “libertà”. Il puzzo del compromesso è ovunque: nei consigli comunali, nelle asl, nelle università , nelle istituzioni in generale.
Per i giovani calabresi le soluzioni sono due: rimanere e piegarsi, oppure fuggire, scappare da questa terra che niente sa’ offrire se non un sistema marcio, una politica corrotta che ricatta le nuove generazioni.
Io, così come altri, non voglio piegarmi… Sono dell’idea che le battaglie vadano combattute in casa propria e per questo vi racconto la storia di due resistenti in Calabria. Sono due storie estremamente diverse ma che, in questa Calabria oscura, rappresentano quello spiraglio di luce, a cuinoi giovani dobbiamo “aggrapparci”, fare “nostre”.
Nel corso della mia vita ho conosciuto diversi resistenti, che quotidianamente mi spingono a non piegarmi. Nella mia vita ho intrapreso un percorso lavorativo estremamente difficoltoso, ma, dall’inizio, sapevo delle mille difficoltà a cui andavo incontro. All’università della Calabria fui “un’allieva” di Don Giacomo Panizza, un prete particolare, diverso dagli altri, sottoposto ad un programma di protezione speciale per aver sfidato la ‘ndrangheta . Nel lontano 1976 ha dato vita a Lamezia Terme “Progetto Sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità. Don Giacomo Panizza è nel mirino delle cosche nel 2002, quando spezzò il cerchio della paura prendendo in gestione il Palazzo confiscato alla cosca dei Torcasio.
Leggendo il suo libro “Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso”, con la prefazione di Roberto Saviano, edito da Feltrinelli non nascondo la commozione nel leggere alcuni tratti, tratti comuni che noi calabresi rinneghiamo, fingiamo a noi stessi che la mafia non esiste e che certi avvenimenti accadano solo nei film. Invece no, è realtà. Siamo abituati all’idea di emigrare “verso il nord”, invece quella di Don Giacomo Panizza è un’ emigrazione al rovescio, “un uomo del nord” che emigra al Sud, in quel sud dove ha conosciuto purgatorio, inferno e paradiso.
Riporto integralmente alcune frasi di Don Giacomo Panizza, al fine di trasmettere a chi mi legge l’entità delle lotte del prete anti-‘ndrangheta : “Del Sud mi piace chi sta a mani nude, disarmate; chi non si lascia tentare a opporsi a violenti con i loro stessi metodi. Del Sud mi piace chi fa il padrino senza fare il padrone, chi fa i doni per amicizia e non per legarti al suo clan. Mi piacciono le madri che non dimenticano i figli, qualunque cosa abbiano combinato; madri che supplicano i boss di ‘ndrangheta di svelare il luogo dove hanno seppellito i loro figli per portagli un fiore. Mi piace vedere i giovani con l’utopia di rinnovare i partiti e la politica. Mi piacciono quelli che in Tribunale si ricordano le facce e le parole di chi ha chiesto loro il pizzo, indicandoli davanti a tutti”.
Rimanendo in tema di Tribunali e di coloro che si ricordano le facce di chi ha chiesto il pizzo, indicandoli davanti a tutti non posso che pensare a loro, Pino e Marisa Masciari. La loro è una storia ben diversa di quella di Don Giacomo Panizza. Loro furono costretti ad abbandonare la loro terra per aver denunciato i propri “estorsori”. Nel loro libro “Organizzare il coraggio, la nostra vita contro la ‘ndrangheta” mettono a nudo il marcio della Calabria, senza esitazioni. Eppure oggi sono loro a pagare, sono loro ad essere esiliati e non chi gli chiedeva il pizzo. Viviamo in uno Stato di non-diritto che mortifica chi crede in ideali di giustizia.
Eppure nessuno si ribella, puntualmente nuove elezioni, nuovi ricatti. Sembra che nessuno veda questa Calabria in “agonia”. Il malessere, però, è ben visibile sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ne parla, (compresi i media): l’emergenza dei rifiuti (che non riguarda solo la Campania ma che è diventata un’emergenza anche in Calabria), la Sanità che non funziona (e che non ha mai funzionato) e la chiusura di diversi Ospedali Calabresi, stracolmi di “graziati” dai politici e dalle tessere di partito. Ma a pagare è il calabrese onesto. Persino mettere al mondo una nuova vita è diventato un lusso. Nella pratica per garantirsi il “posto-letto” in ospedale, sottolineo per mettere al mondo una “nuova vita”, ci si deve affidare al primario di turno, che “giustamente” ti segue in ambulatorio privato.
Racconto la storia di questi due “ribelli” , Don Giacomo Panizza e Pino Masciari perché la loro è una storia che DEVE essere raccontata ai giovani . Perché cambiare si può, la nostra Calabria è sofferente ed abbiamo il dovere di “ascoltare” questa sofferenza e di diffondere gli ideali di questi due uomini.
Nutro sofferenza e dispiacere nel vedere questi due esponenti della lotta alla ‘ndrangheta far “battaglia” altrove. Raccontano le loro storie in diversi programmi televisivi, ora in due libri, eppure qua il loro messaggio non arriva. C’è una sorta di resistenza silenziosa e distruttiva.
Smuovere le coscienze dei giovani, YES- WE CAN!
Non lasciamo solo chi denuncia.
articolo di Giovanna Pace (Membro delle Agende Rosse) tratto da Gli Italiani
Non potevi essere più chiara! Complimenti!
Bella!