\”E\’ bello leggere le parole di Don Stamile, è bello vedere che ci sono ancora persone che come lui non si piegano e proseguono per la loro strada, una strada fatta di buone pratiche e di legalità.
Oramai il termine \’eroe\’ è sulla bocca di troppe persone, oramai \’eroe\’ può diventare chiunque, per aver svolto anche il più normale dei compiti. Ebbene, io credo che il nostro Paese adesso abbia bisogno non di eroi, ma di persone normali. Penso che il Paese abbia la necessità stringente di un risveglio culturale, sociale ed etico.
Auguro a Don Stamile di proseguire senza paure il suo cammino, così come mi auguro che i vigliacchi che hanno tentato di intimidirlo si rendano conto della pochezza delle proprie idee e dei propri gesti.
Noi non abbiamo paura\”
Così Pino Masciari commenta la vicenda di Don Ennio Stamile.
Di seguito, la notizia (fonte: Lapoliticaitaliana.it)
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CITTÀ DEL VATICANO – \”Non sono né un prete-antimafia, né un eroe. Sono solo un sacerdote che fa il proprio dovere, di fronte al male non possiamo tacere\”. Lo afferma don Ennio Stamile, parroco di Cetraro, provincia di Cosenza, commenta alla \’Radio Vaticana\’ le gravi intimidazioni mafiose subite nei giorni scorsi.
\”Queste minacce sono state una reazione alla mia predicazione di sacerdote che, in certi casi, come insegna il Magistero sociale della Chiesa, deve assumere i toni della denuncia. La Sollecitudo rei socialis di Giovanni Paolo II ci ricorda che la denuncia deve seguire l\’annuncio, ma fa parte della dimensione profetica della nostra azione pastorale. E\’ chiaro che quando vediamo il male, soprattutto quando raggiunge livelli preoccupanti e colpisce chi è povero e solo, come gli anziani e i disabili, noi preti non possiamo tacere. Come dice Isaia: \’Per amore del mio popolo non tacerò\’. Purtroppo però questa denuncia, in alcuni ambienti di sotto-cultura e sotto-sviluppo, non viene colta come un invito alla riflessione, alla conversione, ma come un atteggimento di sfida. Ma non mi piace neanche che i mass-media in questi casi utilizzino etichette mediatiche, descrivendoci come preti contro la mafia. Il prete, infatti, come il cristiano non è contro nessuno. Spesso e volentieri ci vediamo attribuire delle etichette, ma i preti sono solo dalla parte dell\’uomo, non abbiamo interessi da difendere, ma solo una missione profetica da esercitare. Mi dispiace molto perché così si rischia di offuscare l\’immagine di una regione come la Calabria fatta da uomini straordinari che fanno del bene silenziosamente, donandosi quotidianamente, giovani e meno giovani, ad un\’azione di servizio, volontariato, soccorso dei più deboli. C\’è dunque una sorta di discriminazione mediatica che nasconde la parte buona della nostra gente e ci reca danno. Mi preoccupa più questo che le minacce che possiamo subire durante il nostro ministero pastorale. In fondo Gesù Cristo ci ha avvertito nel suo Vangelo che saremmo stati perseguitati come lo è stato Lui e svolgendo il nostro ministero sacerdotale non possiamo tacere\”.
\”Perciò non voglio essere presentato come un prete anti-mafia, o come un eroe. Gli eroi ce li abbiamo già avuti a Cetraro, come il consigliere comunale Gianni Lo Sardo, ucciso dalla \’Ndrangheta, e in tutta la Calabria, politici, magistrati, sacerdoti. Oggi ci servono persone che, con i propri limiti e le proprie debolezze, si sforzino semplicemente di fare quotidianamente il proprio dovere, impegnandosi per il bene, la giustizia, la legalità e la solidarietà\”.