La scelta di oppormi alla vessazione della ‘Ndrangheta ha significato perdere il lavoro, in un momento in cui nel pieno della giovinezza, sapevo di avere strumenti e capacità per far espandere le mie imprese ancora più di quanto fossi già riuscito.
La ‘ndrangheta ha avvelenato i miei sogni e ha spezzato la mia vita. Avrei dovuto avere sempre lo Stato al mio fianco, con costanza, con azioni incisive, garante di quei diritti per la difesa dei quali avevo stravolto tutto. Ho sempre lottato per riprendere la mia vita là dove si era interrotta. Ma sono passati circa trenta anni e la mia vita continua a rimanere interrotta: non ho più lavorato, sono sempre in esilio.
La lotta alla ‘ndrangheta passa anche attraverso gli esempi, la garanzia della sicurezza, attraverso forme di tutela certe, incondizionate. La credibilità dello Stato si costruisce su azioni concrete, su risposte tempestive. Io le mie azioni e le mie risposte le ho compiute e le ho date a scapito della mia stessa vita. Lo Stato ha fatto altrettanto?