Hanno sfidato la mafia. Ma lo Stato li dimentica
Sono poco più di 70 in tutta Italia, ma per lo Stato è come se non esistessero. A volte sopportati, a volte dimenticati del tutto: sono i testimoni di giustizia. Cittadini italiani che hanno scelto di combattere la criminalità senza esserne mai stati organici, al contrario dei collaboratori al quale è stato equiparato fino al 2001, quando una legge dello Stato ne ha riconosciuto lo status, prevedendo misure di tutela e assistenza. Si tratta di cittadini che hanno visto cambiare in maniera radicale la loro vita in seguito alla loro scelta. Che è fondamentalmente una scelta di onestà e giustizia. Via dalla propria città, divieto di avere ogni tipo di contatto con parenti e amici, nuove identità e esistenze blindate. E perennemente sotto controllo. Lea Garofalo era una di questi. E ha pagato con la vita la sua scelta.
Pino Masciari è forse il testimone di giustizia più famoso. Un uomo che di fronte alle mancanze di uno Stato che non gli permetteva di vivere, ha scelto di uscire allo scoperto. Ora gira l’Italia e racconta la sua storia a scuole e organizzazioni.
L’ultima volta che lo Stato si è occupato dei collaboratori di giustizia è stato nel 2008, quando la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiaosa o similare rilascio una relazione sui tesiìmoni di giustizia. Un documento molto critico sia per quello che riguardava le procedure con le quali si assicurava la loro segretezza, sia per il pressochè abbandono chew i testimoni di giustizia pativano in seguiro ad un risarcimento economico, qusi sempre di ammontare irrisorio a fronte delle spese e difficoltà da affrontare. Relatore della relazione era Angela Napoli, anche oggi membro della Commissione: «La situazione purtroppo non è cambiata – denuncia l’esponente di Futuro e Libertà -. Il motivo è molto semplice. il comitato preposto a seguire la materia non ha lavorato per niente. è triste dirlo, ma dei testimoni di giustizia non importa a nessuno. Altrimenti – conclude la Napoli – come si potrebbe spiegare questo atteggiamento?».
Una materia, quella dei testimoni di giustizia, che fino alla scorsa legislatura veniva seguita e gestita dall’ex sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano., la cui condizione è stata spesso criticata da più di un testimone di giustizia. «Purtroppo – aggiunge Angela Napoli – il testimone di giustizia viene considerato un peso e non una risorsa. Occorre una attenta rivisitazione della norma legislativa, che non dà alcuna forma protettiva». Una rivisitazione che, nelle intenzioni del politico, «deve necessariamente passare attraverso l’istituzione di un tutor, una figura che segue il testimone di giustizia sin dall’inizio». Subito dopo le vacanze natalizie, l’onorevole Napoli chiederà un incontro con il ministro dell’Interno Cancellieri. In quell’occasione, si parlerà anche della vicenda di Ignazio Cutrò.