Oggi il lavoro attraversa molte trasformazioni, è vero, ma soprattutto sembra subire una progressiva perdita di centralità nelle politiche pubbliche e negli investimenti delle imprese, oltre che di visibilità nella cultura dominante.
In Italia lo sanno bene le famiglie dei mille lavoratori che ogni anno continuano a morire di incidenti sul lavoro, lo sanno gli operai che spesso sono costretti a scegliere tra un posto e i diritti. E lo sanno anche le migliaia di ragazze e ragazzi che hanno manifestato qualche settimana fa contro la disoccupazione e la precarietà dilagante, due fenomeni pericolosi per la stabilità sociale e per lo sviluppo economico del paese.
Questi giovani sono stati tra i più colpiti dalla crisi degli ultimi tre anni e oggi rischiano di rappresentare una “generazione persa”, se non si riafferma con forza la dignità del lavoro. (tratto da \”Lavoro Dignitoso\” di Vittorio Longhi, La Repubblica)
All\’indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d\’Italia in un clima di entusiasmo.
Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio.
Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.
Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio.
(tratto da: Giuseppe Sircana, in Cgil di Roma e del Lazio, Archivio Storico – Manuela Mezzelani sito cgil lazio)