\”Se è vero, è la strada giusta. Finalmente. Spero che tutto questo non si trasformi nella solita chimera, o in un miraggio.
Le aziende, e lo dico con cognizione di causa e da imprenditore, sono ormai completamente asfittiche e soffocate dalla massa di tasse, balzelli e tributi che lo Stato esige.
E\’ necessaria una riforma, quella del cuneo fiscale, che consenta agli imprenditori di respirare e quindi di assumere.
Se ben ricordate, era uno dei caposaldi del programma di Romano Prodi, che vinse poi le elezioni ma non fu messo in grado di fare questa importantissima riforma.
Speriamo sia la volta buona\”.
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Fonte: Il Messaggero – L’ipotesi è sul tavolo e alla Ragioneria generale dello Stato stanno facendo i conti: ripristinare i vecchi parametri per la detassazione dei premi di produttività. Quelli che recentemente lostesso governo Monti ha ridotto, seppure come conseguenza di una decisione sulle risorse disponibili adottata dal governo Berlusconi. D’altronde la misura è chiesta a gran voce sia dai sindacati che dalle imprese. Anche se entrambi i fronti fanno notare che certamente l’eventuale provvedimento non è sufficiente da solo a rilanciare la crescita.
Ci vuole ben altro. Come ad esempio un intervento più deciso sul cuneo fiscale e contributivo. Il ministro del Welfare Elsa Fornero nel suo intervento al meeting di Rimini aveva accennato ad una sperimentazione in tal senso. «Incentiveremo le imprese che presenteranno un bilancio del capitale umano, che ricalchi i bilanci sociali» aveva detto la Fornero. Una proposta che forse, nonostante il velo di silenzio che l’ha immediatamente coperta causa scarsità di risorse, potrebbe non essere stata accantonata del tutto. Anche in questo caso si starebbero facendo delle prime simulazioni, con l’individuazione di alcuni criteri oggettivi che l’azienda dovrebbe rispettare per poter usufruire della decontribuzione: percentuale di precari sul totale degli occupati, percentuale di donne sulla forza lavoro totale, over 50 riqualificati, ecc.
Insomma il governo si starebbe convincendo che, per poter rilanciare la competitività non può chiedere alle parti sociali di mettersi d’accordo tra di loro e basta; sul piatto deve mettere qualcosa. E allora, meglio giocare d’anticipo e, negli incontri che avrà il 5 settembre con il fronte delle imprese e l’11 con i sindacati, iniziare a tastare il terreno per capire quali potrebbero essere le misure mirate e concrete affinché la fase 2 della crescita possa davvero iniziare i primi passi.
In attesa di vedere le carte, da viale dell’Astronomia comunque avvertono: i risparmi della spending review devono andare a stimolare misure della crescita a tutto tondo. «Bene misure a favore della produttività, ma per la crescita servono anche interventi sul cuneo fiscale e contributivo, incentivi alla ricerca e all’innovazione, un programma di infrastrutture, una più decisa azione sulla semplificazione amministrativa» dice Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria. «L’emergenza è il lavoro. Se non si interviene rapidamente il Paese non riesce a uscire dalla crisi in cui si è avvitato. Non abbiamo bisogno che sia il governo a dire alle parti sociali cosa devono fare sulla produttività, ciò che ci piacerebbe è che il governo si appresti ad un cambio della propria agenda, e riparta dal tema del fisco, dalla necessità di ridare risorse al lavoro e alle pensioni e quindi faccia ripartire i consumi» dichiara il leader Cgil, Susanna Camusso.
Di certo l’aggravio di costi imposto alle imprese dalla riforma del mercato del lavoro (ad esempio il contributo addizionale dell’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali sui contratti a termine) non è propriamente in linea con la necessità in tempi di crisi di aiutare le imprese in difficoltà. Così come stride con i proclami di stimolo agli accordi aziendali di secondo livello, il decreto attuativo sul bonus di produttività pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 maggio scorso. Rispetto alle regole in vigore dal 2008, infatti, si è deciso per una doppia stretta: l’imposta sostitutiva del 10% sul salario di produttività potrà essere applicata per un importo massimo detassabile di 2.500 euro anziché i 6.000 precedenti, e solo sui lavoratori dipendenti che hanno una retribuzione lorda annua non superiore ai 30.000 euro (prima era 40.000). Secondo le prime stime i nuovi tetti taglieranno di circa due milioni la platea di lavoratori beneficiari del bonus. Inoltre se non verranno cambiati i parametri del decreto, l’agevolazione diventerà quasi inesistente nel 2013: lo stanziamento previsto per quest’anno è di 835 milioni di euro, ma il prossimo diventeranno 263. Cifre assolutamente insufficienti. Basti pensare che secondo stime attendibili nel 2011 la detassazione dei premi di produttività (ci rientrano anche gli straordinari e il lavoro notturno) avrebbe ”consumato” un miliardo e 800 milioni di euro, più del doppio della cifra stanziata.
Detassazione dei salari?
Cuneo Fiscale?
Sviluppo economico?
Non si può fare,
ecco perché:
http://www.ilcittadinox.com/blog/cuneo-fiscale-detassazione-salari-ed-evasione-fiscale.html
Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X