Carissimi amici, è doveroso da parte mia innanzitutto ringraziarvi della calorosa accoglienza che avete riservato a me e alla mia famiglia, dell’impegno e dell’amore dimostrato per come avete organizzato ed affrontato la giornata.
Io sono fortunato ad avere incontrato persone come voi, critiche e combattive, che disprezzano tutte le forme di ingiustizie e di arroganza mafiosa.
Il segnale che abbiamo dato, a mio avviso, è stato determinante e nuovo.
Sì, nuovo! Per due motivi:
primo perché finalmente si incomincia a risvegliare l’indignazione della gente per ciò che non è giusto;
secondo perché abbiamo scompaginato il pregiudizio di essere disfattisti e antipolitici.
Abbiamo dimostrato di essere persone concrete, di aver preso visione di una problematica difficile e complessa, di voler finalmente cambiare le cose con critica costruttiva e determinazione, senza essere catalogati per i soliti qualunquisti che intendono solo disfare senza costruire. Questo deve essere il nostro percorso ed il nostro intento: costruire.
Costruire affinché non ci sia il ricatto “ in ospedale, nei servizi, negli uffici pubblici…” .
Non è vero che oggi ne parliamo e domani ci asciugheremo la lacrima.
Non è vero che Federica intendeva dire che siamo tutti mafiosi dentro, perché anche lei a Torino è vittima del sistema mafioso-illegale.
Lei immagina come possono vivere qui i nostri imprenditori e come le banche t’indirizzano a rivolgerti agli usurai, ma voleva capirne di più e con umiltà è venuta a dare il suo contributo. Come lo hanno dato i giovani dei meet-up , di Acmos, di Libera ed altre realtà associative.
Bene, se non si vuole andare a raccomandarsi per un posto letto in ospedale, a rimanere senza servizi e senza posto di lavoro , bisogna cambiare registro e uscire da quello schema di vittima per riappropriarsi del ruolo di attore in una società pulita. E’ vero ci sono stati e ci sono ancora politici avidi di potere e soldi, ma è altrettanto vero che ci sono anche quegli onesti e laboriosi che si mettono in gioco con la stessa indignazione che si prova dall’altra parte. Allora è necessario scegliere le persone giuste per fare corpo e andare avanti senza creare muri che possono solo nuocere e non portare ad alcuno miglioramento. E’ necessario coinvolgere più la società civile, per renderla partecipe e attiva. Vi erano tante assenze politiche, ma anche assenze imprenditoriali: dove erano i tanti imprenditori, i commercianti che vogliono il cambiamento? Quali le proposte ? Si vuole veramente cambiare? O si vuole solo scaricare la responsabilità agli altri e rimanere comodi nel proprio vittimismo senza la necessità di esporsi?
Tengo a precisare che quando ho iniziato la mia battaglia e mi sono messo in gioco con responsabilità a costo della vita, IO ERO SOLO! Solo con una giovane moglie e due innocenti, intorno a me non c’era nessuno, nè politici, nè società civile. NESSUNO! Per anni ho vissuto nell’isolamento di un esilio forzato, nella disperazione di non essere un cittadino con la sua dignità, con la sua identità. Con grande sacrificio, rinunce, delusione, amarezze ho continuato a andare avanti e non arrendermi.
Non è mollando la spugna che si possono cambiare le cose, arrendersi o scappando via. Ciò è facile e credo sia attribuibile all’aver preso coscienza che il percorso è duro e difficile. Così si continuerà ad non avere un letto in ospedale, a non avere servizi e lavoro.
Allora è con lo scontro che si trova l’incontro, con la criticità responsabile e coerente senza perdere d’occhio l’obiettivo che si va avanti per cambiare le cose. E’ difficile, lo so benissimo, ma non si scappa dal problema, lo si affronta, per non fare il gioco di chi non vuole il cambiamento.
E’ grazie a questo percorso di coinvolgimento e di presa di coscienza della società civile che io domenica 28 ottobre 2007, ho potuto riprendere la mia identità.
Grazie ancora , grazie di avermi fatto ritornare nella mia terra, grazie di avermi consentito di riappropriarmi della mia identità di cittadino.
Andiamo avanti non permettiamo a nessuno di seppellire le impronte di un percorso già iniziato.
Un abbraccio da Pino, Marisa, Francesco e Ottavia Masciari
Lì 31 ottobre 2007