Pubblichiamo due lettere o meglio la lettera di Mirko degli Amici di Pino Masciari di Roma e del locale meetup, che riporta le parole della famiglia calabrese che hanno sostenuto nei giorni di sciopero della fame:
Anche se tutti noi siamo presi da tante altre cose, ahimè belle e brutte, non dobbiamo dimenticarci di loro, dei Testimoni di Giustizia…
Grazie a tutti coloro si sono adoperati al sostegno morale e logistico delle famiglia calabrese e dei loro amici, grazie alla strepitosa Task Force dei medici che sono stati sensazionalmente speciali, grazie a tutti gli amici che si sono resi disponibili…ma soprattutto grazie a tutti i Testimoni di Giustizia, che mettono in gioco la loro vita per tentare di smascherare il marcio che c’è nel nostro bel Paese e di ribaltare questo sistema del caxxo…
Sono rimasto in contatto con tutti i ragazzi degli altri MeetUp Italiani e dei vari gruppi indipendenti che hanno preso a cuore questa battaglia…andare fino in fondo alla questione dei Testimoni di Giustizia che ritengo sia fondamentale!
Vi terrò aggiornati circa eventuali impegni che si sta vociferando ci siano a Settembre, per ora da questo fronte, ci si risente al dopo vacanze…buone, ma soprattutto serene, ferie d’Agosto!
Un caldo abbraccio a tutti Voi
Vi allego la lettera appena ricevuta dalla famiglia calabrese:
“Carissimi amici/e tutti,
Noi testimoni di giustizia, vi ringraziamo per la solidarietà che stiamo ricevendo e per il sostegno che ci avete dato durante le manifestazioni in piazza. Vi ringraziamo per l’attenzione che ci avete dedicato, per l’interesse ad ascoltare i nostri problemi, a rivendicare i nostri diritti. Grazie per aver fatto piazza insieme a noi. Avevate sguardi fieri e consapevoli, silenziosi e palpitanti, mai stanchi, sempre vigili con gli occhi aperti di chi si guarda intorno e capisce che molte cose si devono e si possono cambiare e che, dipende da noi cambiarle. Vi ringraziamo per esserci, per essere dalla nostra parte, dalla parte della giustizia.
Siamo tutti coscienti che da soli non si vincono determinate battaglie per la giustizia, la legalità, la democrazia. Da soli si muore. In tutti questi anni siamo stati soli, traditi due volte: dagli amici e dallo stato. Uccisi dal silenzio delle persone che sapevano, che avevano visto ma che hanno preferito tacere. Uccisi dal silenzio dello stato, delle istituzioni, della politica che avrebbero dovuto sostenere e incentivare tutte le persone che decidevano di testimoniare la verità ma che, invece, non hanno voluto fare. Hanno preferito rimanere inerti, pigri, menefreghisti. Hanno preferito guardare e tacere anche loro.
Intanto, noi abbiamo perso le nostre origini. Ci siamo inventati una vita a mille chilometri di distanza. Sradicati dalla nostra Calabria.
Abbiamo perso tutti i nostri diritti ma non il diritto alla rabbia. Vi auguriamo anche a voi il diritto alla rabbia La rabbia non è quella col musone che fa dire che le cose non cambieranno mai. E’ esattamente il contrario: non vivere da arrabbiati ma arrabbiarsi. Ciò significa reagire, prendere coscienza che tocca anche a noi assumerci la nostra quota di responsabilità, dare una mano a governare, partecipare. La rabbia è anche un atto di amore, ci si arrabbia, infatti, per le cose che si amano. Noi amiamo la giustizia, la legalità, la solidarietà. E siamo coscienti che la legalità è la pre-condizione perché la partecipazione e la democrazia si possano concretamente realizzare.
Alla vostra domanda se rifarei questa scelta di giustizia, io mi arrabbio e, vi rispondo che la rifarei domattina!
Vi ho sentito dire che ho avuto un grande coraggio, che voi , forse, non lo avreste fatto. Ma vi ripeto che non è stato il coraggio a farmi testimoniare. Il fatto è che quando ci si trova in determinate circostanze, quando si assiste ad assurde atrocità, devi sentire la tua responsabilità, non puoi proseguire dritto e far finta di niente. Se avessi taciuto, sarei, oggi, un parassita, una donna senza un’anima, una suddita della mafia e della mafiosità. L’antimafia non la si può delegare a nessuno, comincia con l’esercizio dei doveri e dei diritti. Tutti noi abbiamo imparato che la mafia è <<cosa nostra>>, che non possiamo guardare da un’altra parte o rimanere alla finestra; perché se non combattiamo e sconfiggiamo le mafie e i poteri occulti e corrotti, sono messi in discussione la nostra vita quotidiana, il futuro dei giovani, la qualità delle relazioni sociali, la credibilità e l’efficienza delle nostre istituzioni, l’essenza stessa della nostra democrazia. Per fare politica si deve partire da questa certezza. Si deve pensare che quello che è accaduto nel passato non è più accettabile. Dove ci sono partecipazione, cittadinanza, diritti, non ci può essere mafia; dove la solidarietà e la legalità vengono meno, i poteri criminali mettono radici, la politica si corrompe, i cittadini divengono sudditi.
Ora, vi saluto ringraziandovi, ancora, per esserci stati.
Tanti saluti da parte della mia famiglia.
M.C. e famiglia”