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Pubblichiamo di seguito il tema di una studentessa, Francesca del Liceo Marie Curie di Collegno (To), riguardante la settimana di autogestione che ha visto fra gli incontri anche quello con Pino Masciari.

La prima settimana di febbraio è stata organizzata l’autogestione, che consisteva nel trattare un argomento nelle prima due ore di assemblea e successivamente di partecipare a dei laboratori, a scelta, che riprendevano o meno l’argomento trattato precedentemente. Gli argomenti affrontati principalmente sono stati: la mafia, la privatizzazione dell’acqua, l’esperienza di alcuni partigiani A mio parere l’assemblea più interessante è stata quella riguardante la mafia, presieduta da Pino Masciari.

Pino Masciari è un imprenditore edile calabrese è nato nel 1959 a Catanzaro. Discende da un’importante famiglia di imprenditori e fu costretto a lasciare la propria impresa edile, una delle più importanti in Calabria, per il merito, e non la colpa, di aver fatto una scelta: quella di denunciare la mafia. La ‘ndrangheta era riuscita a fare ciò bloccando le attività di Masciari sia nel settore pubblico che privato, rallentando e ostacolando i rapporti con le banche con le quali operava. Masciari riuscì a denunciare la ‘ndrangheta perché si era rifiutato di vedere assunzioni pilotate, costruzioni di fabbriche e uffici senza ricevere alcun compenso.

Dobbiamo soffermarci sull’importanza di questo uomo perché è riuscito a denunciare la ‘ndrangheta dopo che essa aveva distrutto le sue imprese di costruzione edili. Così fu allontanato da Catanzaro, perché sia lui che la sua famiglia erano in pericolo di vita. Da quel momento cominciò un calvario per Pino Masciari, un vivere senza più dignità e senza diritti. Lasciò la sua Calabria e fu trasferito a Ravenna in un casolare di campagna abbandonato, cambiò molte volte residenza e fu sempre costretto a muoversi con la scorta, poiché ogni giorno la sua vita e quella della sua famiglia era in pericolo.

Per Pino cominciò una vita priva di libertà, ma lui aveva denunciato la mafia per senso civico, per senso morale e per il senso del dovere, purtroppo si è trovato alle spalle uno Stato che, incapace di difenderlo e appoggiarlo, è stato solo in grado si nasconderlo.

Da allora sono passati undici anni, nei quali Pino ha vissuto in una piccola città in condizioni molto diverse da quelle a cui era abituato, dove la possibilità di lavoro per lui e sua moglie Marisa era quasi inesistente. Ma Pino non ha mai smesso di credere nello Stato e nella giustizia e dopo molti anni di sofferenza e sacrificio finalmente ha ottenuto ciò che voleva. Ha sconfitto la mafia. L’appello che Pino fa è di denunciare la mafia, di non esserne impauriti o addirittura complici di essa poiché finalmente lo Stato tutela gli imprenditori.

A mio parere il racconto fornito da Pino Masciari è stato molto educativo e allo stesso tempo commovente, perché questa è la storia di un uomo che ha sacrificato la sua vita e quella della sua famiglia per la giustizia e per lo Stato, ed è giusto che la sua storia non venga dimenticata. La storia di un uomo ricco di valori che nonostante tutte le difficoltà che ha incontrato nella vita, non si è mai piegato davanti a nessuno, nemmeno alla mafia che rappresentava la potenza più forte.

Personalmente ammiro e apprezzo tutte le persone che come Pino Masciari hanno avuto la forza e il coraggio di denunciare un fatto, pur conoscendo le conseguenze e le privazioni alle quali dovevano essere sottoposti.

Concludo spiegando la motivazione che mi ha spinto a partecipare all’autogestione. Come indica il termine stesso, autogestione indica la capacità di auto gestire il proprio tempo e il proprio lavoro. A mio parere è stata un’esperienza utile per capire i propri limiti e per cercare di migliorare.

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