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MOLFETTA – SABATO 30 APRILE 2016CULTURA

Allontanato dal suo paese, è stato sottoposto al programma di protezione speciale dal 18 ottobre 1997

L’imprenditore che disse no al racket: la testimonianza di Pino Masciari

“Ho scelto la ribellione, ho scelto la non indifferenza… ho scelto di essere un cittadino liberoˮ

Giovedì 28, le parole forti e audaci di Pino Masciari sono echeggiate nella sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico. L’imprenditore calabrese è stato definito come il principale testimone di giustizia nei più importanti processi contro la ‘ndrangheta e le collusioni politiche, denunciando i boss delle quattro province, Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia, denunciando magistrati e istituzioni.
Pino Masciari, assieme alla moglie Marisa e ai suoi due figli, è stato costretto a tramutarsi in un cittadino errante.

Allontanato dal suo paese, è stato sottoposto al programma di protezione speciale dal 18 ottobre 1997. Dal 2010, uscito dal programma, vive sotto scorta. Per aver agito da cittadino, per aver risposto ad un dovere civile e morale, quest’uomo perde il suo lavoro, è esiliato dal suo paese, è costretto per anni a un nuovo nome, una nuova identità. È vittima, ancora oggi, di minacce e molestie da parte di falsi ignoti, che forse “…non dimenticano… ma attendono pazientiˮ.
Per essersi comportato da “servitoreˮ dello Stato, Pino Masciari subisce tutto questo. Egli stesso si definisce vittima di un sistema malato. Un sistema in cui la mafia non è più visibile o riconoscibile ad occhio nudo. “ Siamo di fronte ad una mafia evoluta, acculturata, globalizzata, che è riuscita ad insinuarsi nei più alti gradi dello Statoˮ. Non c’è più la figura del mafioso stereotipato, relegato in zone degradate, che detta leggi nei quartieri più malfamati. Siamo di fronte a uomini in giacca e cravatta; ad avvocati, magistrati, politici pronti a vendersi, a trattare, a scendere a compromessi.

Le mafie non hanno più colori o partiti. Strisciano laddove c’è potere, laddove vedono la possibilità di successo. Siamo in un paese dove l’Istat, Istituto nazionale di statistica, è pronto a conteggiare nel Pil, l’1-2 %  dei proventi delle associazioni mafiose; siamo in un paese in cui il 30% dei disoccupati trovano lavoro grazie alle attività illegali gestite dalle cosche.
Siamo in un paese in cui si fa fatica ad indentificare, ormai, il bene e il male.

Eppure ci sono loro, uomini, non eroi, che danno speranza. Che cercano di trasmettere, attraverso le loro esperienze, insegnamenti senza alcun tipo di frontiera.
Associazioni, organizzazioni, istituzioni nascono per poter aiutare i protagonisti di queste storie. Nascono per poter cambiare l’etica e la morale della società, partendo dalla base di essa, le famiglie, le scuole.

Alla domanda posta dal pubblico “Se potesse tornare indietro, a quel bivio, in cui scelse cosa fare, la cui scelta l’ha condotta a questo inferno, cosa farebbe?\”, Pino Masciari risponde così  “La risposta la conoscete già… Rifarei ciò che ho fatto e continuo a fare quotidianamente. Ci sono ancora coloro che mi chiedono cortesemente di parlare, di ragionarci su, di comportarmi in maniera diversa. La mia risposta è sempre quella : preferirei essere morto piuttosto che rinunciare alla mia libertàˮ.

di Serena Abbattista

molfettalive.it

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