Simone Vallana ha detto:

brevo Pino…. continua a resistere anche nel sud Italia, dove appunto c’è più bisogno di uomini come te…

Ciro ha detto:

Pino, ti ringrazio vivamente per la testimonianza che ci hai portato ieri. La tua forza, la tua energia, il tuo coraggio, ci hanno trasmesso un enorme entusiasmo…ciò che ci serve per andare avanti in questa lotta, in questa resistenza per la difesa della nostra terra. Non abbiamo potuto conoscere tua moglie Marisa, che sono certo sia una gran Donna ed i tuoi figli, che di sicuro ti saranno grati per la possibilità che gli hai dato di vivere una vita sicuramente più difficile …ma di certo più GIUSTA!…speriamo di rincontrarvi presto…
Legalità e Giustizia sono simboli di democrazia…Grazie ancora!

Alessia De Meo ha detto:

Ciao Pino,
sono Alessia, la figlia undicenne di Giovanna. Anch’io ero presente ieri pomeriggio. Ho ascoltato distrattamente il tuo discorso, perchè intenta a giocare fuori. Poi stamattina io e mamma ne abbiamo parlato. Mi ha consigliato di leggere il tuo sito e di approfondire la tua storia. Penso che i tuoi figli siano persone fortunate ad avere un padre come te. Per loro sei un grande esempio e di questo devi esserne molto fiero. Non li abbandonare mai.

Paola Toti ha detto:

Caro Pino, se ancora non mi decido a scrivere delle nostre giornate a Scampia e Sessa Aurunca è solo perchè mi sento come svuotata e nello stesso tempo felice. In tre giorni si sono condensate così tante emozioni,anche contrastanti tra loro,che ho bisogno di rimettere insieme le energie e i pensieri. Non mi dilungherò nei complimenti o nell’elogio di Pino Masciari. Non ne hai bisogno; non da parte mia almeno. In questo momento sento di dire solo due cose: Per la seconda volta abbiamo condiviso un momento difficile e quelli sono i momenti in cui un’amicizia,se è vera,trae forza dalla condivisione per scelta e non per necessità ,e da questo può alimentarsi ancor più e diventare sempre più forte. Forte nelle azioni,forte nella condivisione,forte nel rischio. Quindi sono felice,nonostante tutto,che sia andata com’è andata. La seconda cosa che sento di fare adesso (consentimi di farlo qui nel tuo sito) è rivolgere un pensiero a Ciro. Ad un ragazzo straordinario al quale mi lega un affetto profondissimo. Lo conosco da tanto ormai ma non ero mai entrata a visitare il suo “mondo”. Scampia è un posto di frontiera ma fino a che punto lo fosse forse nessuno di noi lo poteva immaginare. Alla luce di quanto ho visto e vissuto posso dire che: è facile andar per piazze. E’ facile andar per commemorazioni e sfilate perchè quando le luci dei riflettori si spengono,ognuno torna alla propria casa accogliente e sicura. Ben diverso è per chi,in un posto come Scampia,non solo resta dopo che le luci si sono spente ma ci resta, per lottare, da solo. Onore a queste persone coraggiose. Scampia ci ha insegnato tanto. Ci ha dato tanto in termini di consapevolezza ma la nostra consapevolezza deve tramutarsi in vicinanza a chi veramente ogni giorno,in silenzio,in umiltà,opera e lavora. Andremo insieme a Palermo io e Ciro ma ci andremo dopo il 23 maggio. Ci andremo quando,spente le luci dei riflettori,calerà il silenzio e nel silenzio potremo dire una preghiera per tutti coloro che non ci sono più,per tutti voi, per tutti noi.
Un abbraccio;Amico mio e…perdona se non sono ancora in grado di scrivere altro.
Paola

Ciro Corona ha detto:

Dopo Scampia e Sessa, quakcosa è cambiato, ancora c’è chi mi ringrazie e lo slogan da 5 giorni è “riorganizziamo il coraggio”, qualcuno veramente inizia a crederci sul serio, anche a Scampia, nella terra di nessuno!
Grazie Paola ma quello che qui si porta avanti lo si fa grazie all’appoggio, al sostegno al confronto con persone “speciali” e tu sei una di loro, ci sei sempre e questo ci da forza! Grazie a te, a Pino che ha dato la sterzata ad un gruppetto di dannati di Scampia che era allo stermo delle forze. Pino è riuscito a ridare a loro il coraggio e la speranza e di questo gli sarò riconoscente a vita, nemmeno il papa riuscì a fare tanto nel ’90.
Grazie Paola, Grazie Pino, grazie a tutti coloro che erano a Scampia pur provenendo da altre città lontane.