I \”Grande Aracri\”, i \”Dragone\”, gli \”Arena\”, i \”Nicoscia\”, tutti nomi di clan, delle \”ndrine\” che capeggiavano a Cutro in Calabria e che oggi operano non solo in Calabria ma anche in varie regioni del nord tra le quali, Lombardia (Cremona), Veneto e Emilia-Romagna (Parma), Reggio Emilia , Piacenza, Brescello e Salsomaggiore) e anche all\’estero in Germania. Nomi che forse non tutti conoscono ma che, personaggi come il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dell\’attuale Governo Renzi dovrebbero assolutamente conoscere, quantomeno per \”sentito dire\”. E invece eccoci davanti all\’ormai consuetudine affermazione del \”ma io non sapevo!\” I fatti risalgono a quando l\’attuale sottosegretario Delrio era sindaco di Reggio Emilia e, molto \”ingenuamente\” e a suo dire \”senza alcun secondo fine\” si recò in Calabria a Cutro proprio mentre a Reggio Emilia erano in corso la campagna elettorale. In assenza di certezze, la buona fede delle persone va\’ sempre tutelata ma, possibile che l\’allora sindaco Delrio non conoscesse luoghi e personaggi di spicco della \’ndrangheta di Cutro, un paesino di circa 10.000 abitanti? Gli \”io non sapevo\”, \”io non conoscevo\”, \”io non ho visto\” in questi ultimi anni sono le affermazioni più pronunciate da politici \”poco informati\” e vien da chiedersi, possibile che la politica sia così poco informata in materia di antimafia? Speriamo sia così. Il più delle volte a pensar male ci si mette poco, ma in alcuni casi ci si azzecca pure!
‘Ndrangheta Emilia, il verbale di Delrio: “Sì, accompagnai i calabresi dal prefetto”
“Sottovalutazioni per nulla confacenti dal ruolo ricoperto”. La critica a Graziano Delrio arriva da Libera di Don Luigi Ciotti. Il dossier annuale sulla criminalità organizzata in Emilia Romagna, redatto dalla fondazione Libera informazione e presentato dal giornalista Lorenzo Frigerio, rimprovera infatti all’ex sindaco Pd di Reggio Emilia e oggi sottosegretario di Matteo Renzi di aver sottovalutato la situazione. Un intero paragrafo delle 150 pagine (finanziate dallaAssemblea legislativa regionale) sono dedicate al braccio destro del presidente del Consiglio. Tutto parte ancora dalle carte dell’operazione Aemilia, la maxi-inchiesta della Dda di Bologna sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in tutto il territorio che va da Piacenza a Bologna. Un’indagine, portata avanti dai pm Roberto Alfonso, Marco Mescolini e Roberto Pennisi che ha mandato in carcere 117 persone e che ne vede indagate oltre 160.
Delrio non è mai stato indagato, e sia i pm sia lo stesso dossier diLibera lo riconoscono come “sempre schierato in maniera decisa contro le infiltrazioni mafiose nella sua terra”. Nel 2012 gli inquirenti lo vollero sentire come persona informata sui fatti assieme ad altri amministratori del territorio, anche per capire come la comunità dei cittadini originari di Cutro fosse inserita nel contesto reggiano. In quella occasione era stata rievocata la trasferta dell’allora sindaco nel paese in provincia di Crotone, in occasione della festa religiosa del Santissimo crocifisso nel 2009, quando aReggio Emilia era in corso la campagna elettorale. Delrio aveva confermato di essersi recato in Calabria, nel nome del gemellaggio tra Reggio Emilia e la cittadina calabrese e senza secondi fini, come quello di procacciarsi voti in vista della consultazione amministrativa. Eppure Libera critica Delrio perché, nonostante questa amicizia tra le due città, non sarebbe stato a conoscenza di alcuni aspetti fondamentali di quei luoghi: “Alcuni profili criminali inerenti Cutro e le collegate vicende di ‘ndrangheta – si legge nel dossier – non gli erano assolutamente note”.
Non solo. Secondo Libera, se è vero che “l’avere cioè partecipato ad una manifestazione religiosa” non ha nessun rilievo “dal punto di vista penale”, da parte di Delrio “deve essere sottolineata la mancata comprensione di come i riti religiosi, nell’immaginario distorto delle organizzazioni mafiose, siano funzionali alla crescita di prestigio delle cosche locali. Poter contare su un ospite così importante, per di più arrivato da lontano, come poteva essere il sindaco della Città del Tricolore, è stata una medaglia che i mafiosi si sono potuti appuntare sul petto davanti all’intera comunità cutrese tanto quella residente in loco, quanto quella abitante a Reggio Emilia. Questo è ciò che avvenne inevitabilmente, anche se a insaputa dello stesso Delrio”. Una “mancata comprensione” che cozzerebbe col fatto che durante la sua audizione “agli inquirenti Delrio ha dimostrato di conoscere la mentalità dei migranti calabresi”.
Il dossier di Libera parla anche della visita al prefetto di Reggio Emilia Antonella De Miro, da parte di alcuni imprenditori reggiani di origine calabrese. Una visita organizzata e a cui partecipò lo stesso Delrio e che doveva servire a portare al rappresentante del governo le lamentele della comunità cutrese che si sarebbe sentita presa di mira dopo le molte interdittive antimafia della De Miro contro imprese in odore di ‘ndrangheta: “Vero è che è compito di un sindaco trovare una mediazione tra opposti interessi, anche se in questo caso l’interesse pubblico era fin troppo evidente e la ratio legislativa altrettanto chiara per prestarsi a possibili fraintendimenti. Delrio – si legge nel Dossier di Libera – finì così per essere un terminale delle lamentele degli imprenditori, poi scoperti essere legati alla ‘ndrina calabrese, e si attivò perché vi fosse un abboccamento con la prefettura al fine di scongiurare malintesi”. Il documento della associazione antimafia è stato presentato in Regione a pochi giorni dalla manifestazione di Libera in memoria delle vittime di mafia, che sarà proprio a Bologna, il 21 marzo.