Oggi vogliamo parlare brevemente di un fatto di cronaca che in genere è attribuito a grosse aziende o ad organizzazioni malavitose, le discariche abusive. Questa volta invece lo scandalo è di completa \”proprietà\” dello Stato e più precisamente della Marina Militare Italiana. Si perchè a delinquere questa volta è stata proprio la Marina Militare rappresentata da qualche ufficiale senza scrupoli. Il tutto è scaturito da un\’indagine delle Iene (programma televisivo di Mediaset) che avrebbero scoperto una discarica abusiva in un terreno demaniale di proprietà della Marina Militare Italiana, rifiuti \”speciali\” sepolti e nascosti e dove addirittura, sembrerebbe si trovi una barca di 13 metri circa. Sempre il massimo rispetto per l\’arma e per ciò che rappresenta ma in quest\’occasione dobbiamo dire che l\’immagine della Marina non ne esce particolarmente limpida. Tutto ciò se fosse stato opera di un privato, avrebbe sollevato clamore e notizioni da prima pagina mentre in questo caso, di notizie poche e quelle poche se possibile vengono \”spazzolate sotto al tappeto\”! Forse siamo solo all\’inizio e speriamo che a galla venga fuori la verità, non solo i rifiuti, e che a pagare questa volta non siano solo, come sempre, i \”non ufficiali\”!
Le Iene: Luigi Pelazza e lo scandalo della discarica abusiva della Marina Militare
Luigi Pelazza indaga per Le Iene sull\’inchiesta che ha scoperto una discarica abusiva in un terreno di proprietà della Marina Militare
Nuova inchiesta per Le Iene di Luigi Pelazza inerente alla scoperta che i carabinieri del N.O.E. (Nucleo Operativo Ecologico) e i vigili del fuoco, su mandato della Procura di Tempio Pausania, hanno fatto in Sardegna riguardo una discarica di rifiuti speciali in un’area di competenza dell’Accademia sottoufficiali della Marina militare de La Maddalena. Ricoperti da uno spesso strato di terra, sono infatti emersi materiali inquinanti, parti di imbarcazioni e resti di demolizioni risalenti al periodo in cui proprio a La Maddalena si sarebbe dovuto svolgere il G8, in seguito trasferito a l’Aquila. Questo materiale, secondo la legge, avrebbe dovuto già essere smaltito e la zona è sotto sequestro.