Carissimo Pino, come hai potuto constatare le tue dichiarazioni a me rilasciate sulla necessità di espellere dal Parlamento i tangentisti e della tua volontà di voler fare di nuovo l’imprenditore, hanno avuto una vasta risonanza. So che ti sono arrivate numerose attestazioni e ne sono contento. Si vede che hai davvero colpito nel segno. Non si riuscirebbe a capire altrimenti perchè ad essere espulsi dalla Confindustria gli imprenditori che pagano il pizzo alla mafia e non quelli che lo pagano a dei Comitati d’affari dentro cui vi sono politici, massoni ‘ndranghetisti e che tu coraggiosamente hai denunciato trascinandoli in galera. Ma tu, con il tuo acume e la tua schiettezza, sei andato al di là ed hai gridato “via dal Parlamento anche i tangentisti” riferendoti a coloro che sono stati condannati per gravi reati. Dopo quella tua intervista, mentre prima queste cose si mormoravano, adesso sono in molti a dirle apertamente ad incominciare da Beppe Grillo e l’esercito dei suoi fans. Hai fatto benissimo inoltre, la notizia è stata ripresa anche dall’agenzia Asca che è legata alla Confindustria, a rivendicare il diritto voler tornare a fare nuovamente l’imprenditore. Perchè soltanto così lo Stato, oltre a dimostrare di essere forte, ti ripagherà in un certo qual senso dei danni che hai subito per esserti ribellato ad un sistema di potere. Mi pare d’aver capito che non ti hanno ancora risarcito nemmeno dei danni materiali, senza contare quelli morali e biologici che ti sono stati provocati. E se ho capito bene ti hanno costretto anche a fallire portandoti via il patrimonio, frutto del tuo lavoro, provocato disagi a tua moglie ai tuoi che, come mi hai detto quando ci siamo incontrati alla manifestazione di Polistena “non conoscono i loro nonni” e mi hai ricordato quella triste notte di undici anni fa quando ti hanno impacchettato ed esiliato. Non ci sarebbero quindi soldi che tengano per poterti risarcirti dei danni che sei stato costretto a patire per esserti ribellato ad un sistema affaristico mafioso facendo una scelta precisa, un monito per tutta la collettività. E stai sicuro che con il tuo gesto hai seminato dei germi che presto o radi daranno i suoi frutti e che il tuo nome non sarà mai dimenticato dalle persone perbene. Non è esagerato parlare dunque di un atto di eroismo nella guerra contro la mafia che lo Stato purtroppo non ha mai ingaggiato. Dovremmo quindi ringraziare persone come te e alcuni pezzi di Stato come Nazzareno Lopreiato, quel giovane maresciallo dei carabinieri che ti ha ascoltato. Altrimenti avresti potuto anche correre il rischio di non essere considerato nemmeno una vittima così come sta capitando a qualche onesto commerciante vibonese, che dopo aver detto no! al pizzo in tutte le maniere, si è visto incendiare il negozio e a cui lo Stato ha risposto di rivolgersi al Tar. Uno dei motivi principali di questo malessere, di questa confusione è che a decidere e a valutare chi sono le vittime vere non siano chiamati esperti che come te hanno una forte esperienza dei fenomeni estorsivi. Speriamo che se ne accorgano al più presto e che sia approvata la proposta di collocare nella pubblica amministrazione i testimoni di giustizia o reintegrando gli imprenditori alla guida di quelle aziende che la mafia gli ha strappato. Questa la più grande soddisfazione, questa, la più grande vittoria!
Vibo Valentia 28 settembre 2007
Michele Garrì Giornalista