Accade anche che, da giovane, uno voglia farsi una vita propria, onesta e senza macchie ma accade anche che, inevitabilmente, nei gradi di parentela non proprio lontana ci si ritrovi a doversi confrontare con un parente boss della \’ndrangheta e la cosa peggiore, doverne pagare il prezzo. È accaduto in un Comune del milanese dove un giovane candidato del Pd (casualmente) si ritrova a dover fare un passo indietro cancellandosi dalla lista perchè nipote di un noto boss della \’ndrangheta, tale Vincenzo Evolo, condannato a più di 14 anni di carcere nei primi due gradi di giudizio ed attualmente in carcere. Ora, non vogliamo mettere in dubbio il fatto che il giovane di 28 anni, Alberto Lovati, non sia uomo onesto ma, il fatto se sia o meno giusto dover mettere a confronto e giudicare dei giovani onesti e senza alcuna macchia con dei componenti o boss della \’ndrangheta, anche se come in questo caso si tratta dello zio del giovane. Un dubbio \”amletico\” che comunque fa\’ pensare, anche se ad onor di cronaca bisogna dire che il giovane ventottenne da prima ha detto di non conescere il nome dello zio per poi confermarne la parentela senza prenderne le distanze. Imbarazzo? Paura? Di certo il gesto non verte a suo favore e probabilmente prima di inserirlo nelle liste il partito politico aveva il dovere di approfondire la questione, ma è giusto \”giudicare e condannare\” a priori una persona per la sua parentela con un boss della \’ndrangheta? Noi ce lo chiediamo perchè il filo che unisce le due cose, mafia e politica è sottilissimo, tant\’è che spesso nemmeno esiste!!!