\’\’L\’andamento decrescente del drammatico fenomeno degli infortuni sul lavoro, soprattutto in termini di perdita di vite umane, non deve far abbassare la guardia su quella che continua a rappresentare una drammatica piaga sociale\’\’. Lo scrive il nostro presidente, Giorgio Napolitano, in occasione della 63/ma giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. E’ recente la notizia del tragico incidente avvenuto in un’azienda a Lamezia Terme dove l’esplosione di un silos ha provocato la morte di tre giovani operai che ne stavano effettuando la manutenzione.
“Il numero delle vittime sul lavoro è in calo” (solo 790), forse perché ormai trovare un lavoro sembra un sogno impossibile da realizzare. Forse perché la morte sul lavoro è stata sostituita dai suicidi per la mancanza di lavoro.
Forse, forse… quello che è certo è che noi abbiamo smesso di farci domande. Abbiamo smesso di pretendere l’attuazione dei nostri diritti, il rispetto di quei diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Abbiamo smesso di ribellarci di fronte alle ingiustizie. Abbiamo ceduto all’indifferenza… Sarebbe, anzi è lecito chiedersi se tutti gli incidenti avvenuti sul lavoro si possano classificare effettivamente come “incidenti” oppure se si possa parlare di “mancanze”. Mancanza del rispetto delle norme di sicurezza e di tutela sul lavoro. (E questo soprattutto quando a lavorare sono stranieri, immigrati o clandestini.) Mancanza di controllo da parte dello stato e degli organi preposti a garantire la massima sicurezza sul posto di lavoro. Si tratta di valori e diritti che la nostra Costituzione proclama a gran voce. Ci sono state lotte per arrivare ad ottenere questi diritti che noi oggi, invece, dimentichiamo. “E’ già tanto avere un lavoro figurati se spero di essere assicurato, tutelato, protetto” questo il motivetto che ci ripetiamo. Non è così che si vive, non è così che si rispetta quanto quegli uomini in passato hanno dato perché ci fossero più diritti REALI.
Non è più accettabile che questo avvenga in un Paese che si professa “civile”. Indossiamo maschere di circostanza, ricordiamo le morti sul lavoro nella giornata loro dedicata ma poi ce ne dimentichiamo. Ricordiamo le vittime di mafia nei giorni della loro commemorazione ma poi ce ne dimentichiamo, ricordiamo le vittime dell’olocausto in unico giorno ma poi dimentichiamo di trarre da quel tragico evento il giusto insegnamento. Siamo il Paese della commemorazione. Abbiamo un calendario pieno di date, di giorni segnati in rosso, come il sangue di chi ogni giorno perde la vita sul lavoro, per la disperazione, in mare, per mano di un uomo violento… Sappiamo solo commemorare e dimentichiamo di agire. E’ giunto il momento di svegliarci, di aprirli quegli occhi sulla realtà, di prendere consapevolezza di ciò che ci circonda, di non accettare tutto passivamente. Riprendiamoci la capacità di INDIGNARCI e il CORAGGIO di reagire insieme, di interferire concretamente nel mondo per cambiarne il percorso.
Il sonno della ragione genera mostri. Svegliamoci…