\"\"I Tribunali calabresi hanno sequestrato 1.544 beni alla criminalità organizzata: 1.431 immobili (case, terreni, magazzini) e 113 aziende. I dati, illustrati nel corso di un convegno organizzato a Cosenza da Magistratura democratica, sono dell\’Agenzia nazionale per l\’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che ha sede a Reggio.

A livello nazionale i beni sequestrati sono stati 11.234. La Calabria, con il 14%, è al terzo posto, dietro la Campania (15%) e la Sicilia, prima con il 44%. \”Nel nostro Paese – ha detto il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Vincenzo Luberto – c\’é una legislazione all\’avanguardia che sta dando risultati molto importanti, negli ultimi cinque anni, con sequestri di beni che hanno un valore di decine e decine di milioni di euro\”.

Reggio Calabria è la provincia con il maggior numero di beni passati dalle mani delle cosche alla proprietà dello Stato: 948 immobili e 82 aziende. Seguono Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo. \”I beni mafiosi – ha spiegato il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo – rappresentano la prova dell\’attività di riciclaggio e reinvestimento del denaro frutto di attività illecite che lede negativamente l\’economia del territorio. Il nostro lavoro finisce con le indagini e con i processi. Una volta accertate le responsabilità e congelati i beni, dovrebbe essere il territorio a sollecitare la restituzione delle risorse impegnandosi a gestire i beni confiscati per progetti sociali\”.

Gli immobili dati in gestione dall\’Agenzia, dal marzo dello scorso anno ad oggi, sono 279. Circa 200 a Province e Comuni, 50 a ministeri e corpi militari dello Stato ed una ventina ad onlus e cooperative sociali. Troppo poco, secondo la stessa Agenzia. I Comuni e le associazioni, secondo quanto è emerso dal convegno, hanno paura delle ritorsioni minacciate dai clan.

\”I beni – ha detto don Giacomo Panizza, presidente di \’Progetto Sud\’, cooperativa che lavora a Lamezia Terme, più volte nel mirino dei clan – devono essere ripresi in mano dalle nostre genti e devono essere utilizzati nel miglior modo possibile. Certo si ha paura quando si ha a che fare con la malavita ed è qui che la comunità locale, la parte sana della società civile di un territorio, deve essere unita. In quattro si fa poco e si è vulnerabili, ma se si è in 400 le cose cambiano\”.

tratto da www.telereggiocalabria.it

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