Trentadue persone arrestate, di cui 11 ai domiciliari, 90 indagati e 300 segnalati in Prefettura come consumatori di cocaina. Sono i numeri della maxi operazione «Marte» che ha permesso ai carabinieri di Bologna, coordinati dal pm Massimiliano Serpi e dalla Dda, di smantellare una banda dedita al traffico di droga. Un sodalizio criminale che aveva ai vertici uomini di San Luca, in Calabria, sospettati di essere vicini alle ’ndrine Nirta-Strangio e che nel capoluogo emiliano poteva contare su una fascia intermedia di spacciatori incensurati che compravano all’ingrosso e poi rivendevano la droga al dettaglio.
Ogni mese i calabresi rifornivano di cocaina un benzinaio di Bologna, Giuseppe D’Uva, già arrestato a gennaio in flagranza di reato, che poi smerciava la droga al distributore ai suoi clienti. I carabinieri hanno stimato almeno tre viaggi al mese per un totale di circa quattro chili di sostanza stupefacente. Tra gli acquirenti c’erano commercialisti, attori, medici, infermieri, avvocati e commercianti. Tutti filmati dai investigatori mentre facevano il pieno di benzina. E di cocaina.
Gli investigatori hanno in mano anche delle registrazioni: «Da tutti i carabinieri sono ricercato, in tutte le caserme sono schedato, sono pericoloso, non sono un bambino e ho gli artigli pronti come un lupo». Sono i versi de «Il latitante», canzone che esalta le gesta dei «malandrini» in fuga da «sbirri e carabinieri». Ed era la colonna sonora delle spedizioni bolognesi degli spacciatori calabresi arrestati. Ascoltavano proprio questa canzone quando sono stati fermati in auto nei pressi del distributore di benzina alla periferia di Bologna, una sorta di centrale dello spaccio dove si rifornivano decine di clienti.
Tra i 32 destinatati delle ordinanze di custodia – nelle province di Bologna, Ferrara, Reggio Calabria e Rovigo, sette non sono andate a buon fine – quattro rispondono di associazione a delinquere, tutti gli altri di spaccio. Tra questi ultimi ci sono bolognesi titolari di discoteche, proprietari di pub, ristoranti e alberghi, accusati di smerciare droga per proprio conto ma non nelle rispettive attività commerciali.
L’indagine è partita nell’ottobre del 2008 dal monitoraggio su possibili infiltrazioni mafiose nel territorio bolognese e si è sviluppata seguendo i «viaggi» a Bologna di due uomini di Locri (Reggio Calabria). Per l’accusa erano i promotori e reclutavano i corrieri per le spedizioni di droga.
In tutto nell\’operazione sono stati recuperati sei chili di cocaina. «È stato stroncato un importante canale di traffico di droga, un meccanismo oliato che si serviva di una fascia intermedia di personaggi indispensabili per l’esistenza del consorzio criminale. Persone incensurate, con attività lavorative e un livello medio-alto di istruzione, che avevano messo in piedi una propria rete di spacciatori», ha commentato Valter Giovannini, procuratore aggiunto e portavoce della Procura di Bologna.
Cinquantanove le perquisizioni domiciliari effettuate. Le operazioni hanno impegnato 250 militari del Comando Provinciale di Bologna e di altri Comandi dell’Emilia Romagna, del Veneto e della Calabria, supportate da 2 unita’ cinofile e da un elicottero del 13 Nucleo Elicotteri di Forli’. L\’operazione è avvenuta su richiesta del Pm Massimiliano Serpi.
Nel marzo scorso l’operazione Imelda aveva svelato i canali di approvvigionamento della droga delle cosche Nirta e Strangio. Insieme agli Ascone-Bellocco della Piana di Gioia Tauro i clan di San Luca gestivano lo stupefacente che dal Sud America arrivava in Italia per poi essere smerciato. Alcuni arresti vennero eseguiti in Lombardia e nella zona di Duisburg, in Germania, dove a Ferragosto del 2007 ci fu la nota strage del ristorante Da Bruno in cui morirono sei persone nell’ambito della faida di San Luca tra i Pelle-Vottari e i Nirta-Strangio.
tratto da Il Corriere della Sera e TeleReggioCalabria.it