«Secondo me si sentiva braccato. Per questo aveva lasciato la sua Rossano». Lo ha detto il Procuratore Capo della DDA di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, in una conferenza stampa a Cosenza, a proposito dell’arresto, di Nicola Acri, detto «occhi di ghiaccio» e ritenuto elemento di spicco della `ndrangheta calabrese e capo indiscusso del «locale» di Rossano, legato al clan degli Abbruzzese, i cosiddetti «zingari».
Acri sarebbe il mandante dell’omicidio di Luciano Converso, avvenuto a Rossano il 12 gennaio del 2007, per il quale deve scontare l’ergastolo. Era latitante dal maggio del 2007 ed è ritenuto l’autore di 5 omicidi, tra cui quello efferato di Primiano Chiarello, prima tagliato a pezzi e poi sciolto nell’acido, nel giugno del 1999. Al momento del fermo, Acri era appena salito su una Ford Focus, intestata ad un suo concittadino, e i militari hanno dovuto sparare ad una gomma per fermarlo. Aveva anche dei documenti falsi. «Un killer pericolosissimo», ha detto il Colonnello Francesco Ferace, Comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza.
Acri è stato fermato nel pomeriggio a Borgo Panigale (BO) insieme a due fiancheggiatori: Antonio Carbone, 39 anni, di Locri (RC), e Franco Tedesco, 46 anni, di Catanzaro, entrambi pregiudicati. Nessuno era armato. «Era lì per curare alcuni suoi affari economici, insieme alla sua famiglia», è stato detto in conferenza stampa, nella quale è stato specificato che Acri era stato seguito da giorni, prima in Lombardia e poi in Emilia, ma non era stato fermato perché non c’erano le condizioni di sicurezza. In un caso c’erano vicino a lui anche dei bambini e sarebbe stato pericoloso.
«Grazie all’intercettazione di un’utenza telefonica, ovviamente non intestata a lui, lo abbiamo potuto rintracciare», ha detto il Procuratore Aggiunto della DDA di Catanzaro Giuseppe Borrelli, che ha ribadito l’importanza delle intercettazioni. «Abbiamo effettuato un investimento di risorse ed energie che speriamo possa dare frutti ulteriori», ha detto ancora Borrelli, ricordando che l’arresto è avvenuto grazie ai Carabinieri calabresi e a quelli del Ros di Bologna. «La presenza assieme a lui di altri due calabresi, di altre province, dimostra come Acri potesse avere appoggi almento pari a quelli che poteva avere a Rossano», ha concluso Lombardo.
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