Termoli. Col passare delle ore emergono nuovi dettagli circa il ritrovamento di un arsenale della ndrangheta nel garage sotterraneo di via Mazzini, a Termoli. A cominciare proprio dall’affittuario di quel box, dove giovedì scorso la Polizia ha scoperto una Daewoo Lanos zeppa di kalashnicov, mitra, fucili, munizioni e giubbotti antiproiettile. Eugenio Ferrazzo, 33 anni, è il figlio di felice, ex boss di Mesoraca, nel crotonese, collaboratore di giustizia dal 2000.
Fino allo scorso mese di maggio Eugenio viveva a Campomarino con la compagna, Maria Grazia Catizone, 28 anni. Entrambi, insieme con altre due persone, erano stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di cocaina. Ed è proprio Eugenio l’affittuario, ormai da molti anni, di quel garage, che appartiene a una donna di Termoli residente nello stesso stabile. Gli agenti del Commissariato, coordinati dal dirigente Maria Santoli, sono arrivati al nominativo in breve tempo. Eugenio Ferrazzo, confinato nel carcere di Pescara, aveva preso in affitto il locale che nell’ultimo periodo era passato nella disponibilità del padre, 56 anni, dal 2000 collaboratore di giustizia sottoposto a una programma di protezione («ha dato un contributo serio e importante nei vari processi di ndrangheta» dicono i pm antimafia della Calabria). Felice è coinvolto in quanto, in base alle informazioni, era il “titolare” di quel carico di armi dal valore spropositato.
Ma è anche Eugenio, altrimenti detto “Roberto il calabrese” una delle figure chiave attorno alla quale ruotano le indagini. E’ lui l’uomo che aveva trattato con uno o più termolesi per il fitto del garage. E’ lui che conosce il basista affiliato. E forse – ma è solo un sospetto al momento privo di conferme d’indagine – anche colui che era a conoscenza, con il padre, del secondo carico, ugualmente prezioso, nascosto nell’auto: un grosso quantitativo di cocaina e molto denaro in contante. Roba che è stata rubata prima del ritrovamento dell’auto-arsenale da chi ha praticato uno squarcio sulla saracinesca con la fiamma ossidrica.
Gli inquirenti non hanno dubbi circa la presenza di droga e soldi nella Daewoo Lanos, immatricolata nel 1999 e dal 2007 di proprietà di una donna ecuadoregna sessantenne residente a Savona. Un dettaglio, quello della nazionalità della titolare della vettura, che aggiunge un altro tassello significativo a questa vicenda ancora tutta da chiarire e avvolta da punti oscuri.
Perché il primo arresto di Eugenio Ferrazzo, per traffico internazionale, è avvenuto proprio in Ecuador nel 2003. Il figlio dell’ex boss Felice (pentito che tuttavia in base alle risultanze dell’inchiesta avrebbe continuato ad avere interessi forti nella criminalità organizzata) avrebbe forti interessi anche nella prostituzione, che specialmente nella Daunia e a Campomarino lido si avvale di numerose sudamericane, tra cui diverse provenienti proprio dall’Ecuador, come una recente inchiesta di Primonumero.it ha documentato.
La ‘ndrina dei Ferrazzo, cosca sulla quale per un buon decennio ha regnato incontrastato Felice prima della scissione, è “specializzata” proprio nel traffico di armi, in cocaina e in prostituzione. Così l’inchiesta, sulla quale sono concentrate le attenzioni degli inquirenti e in modo particolare del Commissariato di Termoli, gravita attorno a un triangolo geografico che da Crotone arriva in Ecuador passando per Termoli, eletta per la sua lontananza dai traffici illeciti internazionali, a magazzino dei carichi più rischiosi e compromettenti che attraversano le frontiere internazionali.