Reggio Calabria. «Un punto di riferimento per i vertici della cosca Lo Giudice». Lo definiscono così i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, Demetrio Giuseppe Gangemi, detto Mimmo, arrestato questa mattina all’alba dagli agenti della Squadra Mobile della città calabrese dello Stretto.
Imprenditore del settore infissi, Gangemi, secondo gli inquirenti, avrebbe ricoperto per la consorteria guidata dal pentito boss di Santa Caterina, il ruolo di “armiere”. Emergerebbe dalle indagini scaturite proprio dalle dichiarazioni di Nino Lo Giudice e dell’altro collaboratore di giustizia della stessa famiglia, Consolato Villani: il 41 enne imprenditore arrestato quest’oggi avrebbe avuto l’incarico di custodire l’arsenale della cosca, oltre a trasportare, spostare e nascondere le armi e gli esplosivi allo scopo di evitarne il ritrovamento.
Mimmo Gangemi, sempre stando alle indicazione dei due pentiti, affiliato alla cosca per volere del patriarca Giuseppe Lo Giudice, ucciso nel 1990, avrebbe ricevuto da parte del capocosca pentitosi, Nino, l’incarico di trasferire l’arsenale custodito da Antonio Cortese, dal deposito di Viale Calabria presso una sede più sicura all’indomani dell’arresto di Paolo Sesto Cortese, fratello di Antonio, finito in carcere con l’accusa di detenzione di armi clandestine e da guerra nel maggio del 2006.
Un riscontro del ruolo ricoperto da Gangemi, giungerebbe dal ritrovamento all’interno di un garage dell’uomo, nei pressi di via Vecchio Cimitero, di diverse armi (alcune da guerra) e di munizionamento di vario calibro: una mitraglietta Norinco, un revolver Astra, una pistola Luger, una pistola Bernardelli, un tamburo per revolver e numerose cartucce per armi di vario calibro.
Gli agenti della squadra mobile, nel corso della stessa operazione hanno eseguito altre perquisizioni, presso le abitazioni di altre persone ritenute in qualche modo vicine allo cosca Lo Giudice, e nei locali seminterrati di un bar del centro cittadino il “Gran Caffè”. Perquisizioni dall’esito negativo, se non fosse per il ritrovamento all’interno del noto locale reggino, negli scantinati, di un vano nascosto da un muro, idoneo all’occultamento di armi. Per il momento soltanto ipotesi. Gli ulteriori accertamenti da parte degli inquirenti potranno servire a chiarire meglio le altre posizioni.
tratto da ReggioTv